Di Enza Petruzziello

Dare una nuova prospettiva di vita a biciclette abbandonate o rotte, trasformandole in piccoli giardini urbani. È questo l’obiettivo di Cykelhaver, “giardini della bicicletta”, un progetto che mira all’ecosostenibilità e al riciclo di materiali in disuso. Siamo in Danimarca, nella città di Aarhus nominata capitale europea della cultura per il 2017. Qui un gruppo di volontari dal pollice verde – una cinquantina di giovani – si sono riuniti per decorare le vecchie bici con piante, fiori e scatole di erbe graziosamente dipinte. Per i prossimi due mesi, i veicoli in fiore abbelliranno gli esterni di bar, caffè e ristoranti nel quartiere latino della città.

L’iniziativa “petalosa” nasce dall’idea di tre diciannovenni: Helene Cherie Hornsleth , Oskar Vedel, e Ciliane Stubkjær. I tre ragazzi, dopo aver visto un certo numero di biciclette abbandonate in città, hanno deciso di contattare GRO SELV – una piattaforma danese che sostiene progetti per i giovani su temi legati al cibo, al clima, alla sostenibilità e al riciclo – e di proporre la loro idea. Così nei giorni successivi circa 50 volontari si sono riuniti per dipingere e decorare le biciclette con cassette in cui avevano piantato timo, rosmarino, prezzemolo, fragola e menta. Le piantine sono assicurate al manubrio, al classico cestino, alle ruote, dentro artistici portavasi fatti a mano. I prodotti della terra che cresceranno “in bici” si potranno sia vendere alle fiere che utilizzare in comune nelle vie del quartiere, ottenendo così sia un delizioso decoro urbano che una fonte economica per i più poveri.

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Esben Vestergaard Pedersen, responsabile del progetto di GRO SELV ad Aarhus, ha spiegato che l’organizzazione ha aiutato i giovani volontari trovando materiali, vernici , strumenti e rifiuti di legno per fare delle scatole di erbe. «I ragazzi non sapevano nulla di costruzione quando hanno avuto l’idea – dice Pedersen -. Vedendo tutte queste biciclette abbandonate e rotte intorno alla città hanno pensato che fosse uno spettacolo molto triste per le persone e così hanno deciso di trasformarle in dei piccoli giardini».

Secondo Pedersen, i volontari sperano di raccogliere le loro piccole colture urbane per un pasto celebrativo in occasione della festa dei coltivatori tra circa due mesi. Inoltre se il progetto si dimostrerà popolare potrebbe continuare oltre l’estate. Finora, infatti, la reazione in città è stata assolutamente positiva. «Sembra piacere proprio a tutti – spiega -. È stimolante per le persone anziane vedere i più giovani mettersi a lavoro per rendere la città più bella, piantando semplicemente dei fiori e delle erbe aromatiche. Ed è bello vedere i giovani provare cose che non hanno mai provato prima».

bici giardino

Un progetto semplice ma al contempo geniale che dà nuova vita a tutte quelle biciclette che si trovano ogni giorno legate ai pali o appoggiate fuori dai bar e che non sono di proprietà di nessuno.

La Danimarca è un Paese sempre molto attivo nella lotta contro lo spreco, come dimostra anche il progetto WeFood primo supermarket dove si possono trovare prodotti scaduti da pochissimo – ma che sono ancora assolutamente commestibili – o alimenti scartati per problemi di confezioni e etichette difettose, magari solo perché hanno forme esteticamente strane.

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Sono molti i progetti in chiave green nati dal recupero di oggetti in disuso e destinati alla discarica. In Spagna, ad esempio, una Pmi attiva nell’ambito della moda – Ecoalf – ha creato originali capi di abbigliamento partendo dai rifiuti del mare. L’obiettivo dell’azienda spagnola è sviluppare tecnologie di produzione per riciclare i detriti che si trovano in fondo all’oceano. In particolare, si vuole dare vita alla prima generazione di prodotti riciclati a partire da detriti marini con proprietà qualitative, di design e tecniche pari ai migliori prodotti non riciclati. La produzione di fili di Pet a partire dai materiali riciclati, piuttosto che da materie prime non rinnovabili, significa ben il 20 % in meno di rifiuti in acqua, una riduzione del 50 % del consumo di energia e una riduzione del 60 % dell’inquinamento dell’aria durante il processo di produzione.

Insomma basta davvero poco per rendere il nostro pianeta più sostenibile e sfruttare tutte le potenzialità di oggetti che apparentemente non servono più.