Camminare: consigli per partire con il piede giusto

“Camminare è prendersi cura del proprio fisico e della propria anima.

E’ un gesto rivoluzionario, controcorrente, ma anche un bisogno profondo che torna a galla.

Viaggiare camminando vuol dire entrare in contatto con la Terra che calpestiamo passo dopo passo e con la sua Natura, a cui abbandonare  i nostri sensi per farsi accogliere da Lei in un abbraccio ristoratore e rigenerante.

In sintesi, significa abbracciare un albero, dormire sotto le stelle, ascoltare il silenzio, annusare e assaggiare le erbe incontrate, bagnarsi nei torrenti o nelle calette isolate dei mari mediterranei, ammirare il volo di un rapace. Emozioni che ci riempiono di energie”.

A dirlo è Luca Gianotti, nato a Modena nel ’61, laureato in filosofia che, di recente, ha scritto L’arte di Camminare – consigli per partire con il piede giusto – edito da Ediciclo (prefazione di Wu Ming).

E che ha fatto delle camminate una professione. Luca è  infatti una guida di trekking da circa venti anni, è fra i fondatori della Compagnia dei Cammini, in passato fondatore dell’associazione La Boscaglia e suo presidente per un decennio.

Ha fatto spedizioni alpinistiche importanti, tra cui la traversata del Vatnajokull (Islanda), il più grande ghiacciaio del mondo e la salita del Khan Tengri (7010 metri) in Thien Shan (confine Kazakistan/Kirghizistan).

Tra le sue imprese anche la traversata del deserto del Saharara algerino in mountain bike. Camminatore in tante parti del mondo, dalla Patagonia alla Thailandia, dall’Albania a Capoverde, da Socotra (Yemen) alla Norvegia, anche se ha sempre privilegiato i cammini mediterranei: Grecia, Turchia, Italia del Sud e isole.

In Italia ha creato alcuni trekking, tra cui il Sentiero Spallanzani nell’Appennino reggiano, di cui ha pubblicato la guida.

Luca accompagna gruppi in Sardegna, Creta, Capoverde, Majella, Pollino, Murge, Corsica, Gargano, Samos. Non solo. Si dedica all’approfondimento dei temi del camminare come terapia e tiene corsi di camminate meditative.

Il suo progetto su questo argomento è il Cammino Profondo o Deep Walking (www.deepwalking.org). Gestisce un agriturismo in Abruzzo, dove organizza trekking con gli asini, il primo in Italia con la formula francese del trekking in autonomia, senza guide. Ultimo suo progetto realizzato è il CamminaCreta, la traversata di quest’isola lunga 500 chilometri, per valorizzare un sentiero che può diventare cammino europeo www.camminacreta.wordpress.com. Pubblica una newsletter quindicinale (Il Cammino) con migliaia di lettori.

Allora, Luca, ha scelto di fare il camminatore. La sua è una professione nuova. Come sono nate l’idea e la passione?

Sono stato la prima guida in Italia a vivere di cammini, cioè di viaggi a piedi di almeno una settimana. Lo faccio da venti anni. Ho scoperto sulla mia pelle il valore del camminare per star bene. Chi prova una volta il viaggio a piedi difficilmente poi lo abbandona.

Cosa significa per lei camminare e quali sono i benefici psico – fisici delle camminate?

Camminare è vivere, conoscere, rallentare. Camminare fa bene, perché riequilibra il nostro corpo in modo univoco. Camminare rigenera l’individuo, agendo su tutti i piani, da quello fisico a quello emozionale.

Quando camminiamo i pensieri negativi ossessivi che ristagnano nella nostra vita stanziale scompaiono per magia. E’ il movimento stesso del camminare, il vivere nel presente e rispecchiarlo, che ci pulisce la mente dai malesseri, dalle depressioni, dalle ansie e dalle paure, dalla rabbia. Se ci si abbandona al gesto dei propri passi, un gesto che è molto simile ad una meditazione zen, tutte queste ricadute a livello fisico e mentale si verificheranno, lasciandoci stupefatti.

Camminare, come dice Bernard Ollivier, che ha cominciato a farlo a sessant’anni, è mille volte più efficace delle pillole miracolose. Chi cammina sta meglio e fa retrocedere l’Alzheimer.

Camminare, dunque, uno status dell’anima.

Sì, è così. Però, certe cose non si possono spiegare, si devono provare!

Cosa  regala il vivere camminando?

La libertà.

Fare il camminatore per professione rende?

In Italia è ancora un’attività poco proficua. Si deve lavorare molto nella promozione.  I prezzi sono molto bassi rispetto ad altre nazioni.

Nel nostro Paese ancora si crede che un viaggio spartano, nella natura selvaggia, valga meno di un viaggio in un hotel anonimo a quattro stelle. All’estero i viaggi a piedi sono considerati  preziosi e quindi remunerati di più.

Ma pian piano il movimento di chi vuole camminare cresce, perché sempre più persone sentono la necessità di rallentare, fare una vacanza disintossicante nella natura, vedere i luoghi camminando dentro, alla velocità lenta dei propri passi.

Chiunque potrebbe improvvisarsi guida?

In teoria chiunque può fare la guida, ma è una professione molto complessa, se si vuole farla bene. Si deve avere buona preparazione tecnica per muoversi in natura senza problemi (orientamento, meteorologia, pronto soccorso, soluzione di situazioni difficili).

Si devono conoscere  (e saperli raccontare) i territori attraversati, la natura, la storia, la cultura. Bisogna essere un po’ psicologi, conoscere le dinamiche di gruppo, essere un po’ animatori per coinvolgere le persone in percorsi di consapevolezza. Insomma, si deve essere quasi dei tuttologi!

Ma quanta importanza diamo in Italia a questa attività? E quali risvolti economici si potrebbero avere, valorizzando le camminate?

In Italia è esploso un nuovo interesse per l’attività del camminare. Che può avere risvolti economici. Guardiamo il caso del Cammino di Santiago: in pochi anni si è passati da 3000 camminatori pellegrini agli attuali 200 mila  l’anno.

Persone che creano un indotto diffuso, fanno lavorare tutti. Non è il turismo di massa che fa lavorare solo le agenzie più potenti, gli alberghi convenzionati, i tour operator multinazionali. I pellegrini di Santiago hanno creato ricchezza.

Lo stesso potrebbe avvenire in Italia, se la via Francigena fosse valorizzata, per fare l’esempio più importante. Stiamo lavorando in questa direzione.

Quale il primo consiglio a chi voglia trovare nel camminare una nuova dimensione di vita?

Farsi prima una bella esperienza di camminatore. Non si impara questo mestiere sui banchi di scuola. Prendere il patentino di guida escursionistica è importante per avere un riconoscimento. Ma non bisogna accontentarsi, quella è la scuola elementare della guida. Si deve fare l’università giorno per giorno in cammino, ascoltando le persone che camminano con noi.

Posti magici all’estero dove camminare ha un senso diverso?

Ognuno ha i suoi posti magici, ed è bello così. Ogni posto può essere un posto magico. Ognuno sente energie diverse, chi energie più maschili, chi energie più femminili, per esempio.

Nel suo libro ne elenca qualcuno!

Capoverde è uno dei luoghi che mi sento di consigliare  per un cammino di qualche giorno.  Si arriva sull’isola di San Antao in  traghetto e ci si sposta con un pulmino locale, l’aluguer. Ci facciamo lasciare  alla Cova de Paul, la caldera di un vulcano antico e già il paesaggio è sorprendente. In mezzo ai pini, un’antica mulattiera raggiunge capanne di contadini che coltivano fazzoletti di terra, mais e fagioli per cucinare la cachupa, piatto povero per eccellenza, ma buono e nutriente.

Poi si scende nella ribeira da Paul, una valle verde e rigogliosa, dove coltivano di tutto, banane, caffè, mango, papaya. La mulattiera passa accanto a piccole capanne, da dove i bambini corrono a vedere chi passa. Gli incontri lungo il cammino di Capoverde sono diversi, i bambini entusiasti, le donne e gli uomini allegri, è un popolo giovane. Appena possono, tirano fuori un impianto stereo e suonano la musica da ballo più scatenata del mondo, il funanà.

E poi?

Segnalo Creta e consiglio la regione sud ovest dell’isola, la regione di Sfakia.  E’ anche la regione più famosa per le gole, alcuni  canyon molto profondi e lunghi fino a venti chilometri. Creta è un paradiso e le gole di Agia Irini sono il paradiso nel paradiso.

Piante che si trovano solo a Creta, come il magico dittamo, poche foglioline coriacee che crescono sulle pareti verticali, usate fin dall’antichità per curare tanti mali. E ancora la Via licia, in Turchia. L’itinerario è stato studiato da una donna inglese, Kate Clow. E’ uno dei trekking più belli al mondo, sono circa 500 chilometri lungo la costa della penisola Licia, un territorio ricco di storia.

Da non perdere l’Israel National Trail che attraversa tutto Israele, dal confine con il Libano fino al Mar Rosso a sud, circa mille chilometri con segnavia bianco azzurro. In America imperdibile è il Pacific Crest Trail, un sogno per ogni camminatore.

Si viaggia sulla cresta della costa ovest degli Stati Uniti, dal confine con il Messico su fino al confine con il Canada, una “piccola” cavalcata di 4260 chilometri, da compiere in cinque mesi di cammino. Aggiungo il Miford Track in Nuova Zelanda. Ma ce ne sono tanti altri.

Come predisporsi ad una sana camminata?

Fare prima un bel respiro, e decidere di dedicare quelle ore o quei giorni a sé, senza ansie né preoccupazioni, senza fretta e vivendo il qui e ora in modo totale, dimenticandosi per un attimo di quello che rimane a casa.

Meglio camminare in compagnia o soli?

Due cose da provare, entrambe importanti. Da soli si impara a guardarsi dentro, conoscersi. In compagnia consiglio di partire con un gruppo di sconosciuti, in cui spaesarsi, mettersi in gioco. Il rapporto dopo poche ora sarà molto intimo, più intimo che con gli amici, perché il camminare rende tutti uguali e toglie i veli e le maschere sociali.

Previsioni per il futuro?

Cammineremo di più. Senza dubbio.

A cura di Cinzia Ficco

www.cammini.eu

www.camminarelento.it

www.deepwalking.org

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