Switch: come cambiare quando cambiare è difficile

Districarsi nella giungla della pubblicistica di argomento manageriale e comportamento organizzativo non è semplice. Non è cioè semplice trovare dei testi che davvero dicano qualcosa di nuovo, oltre che di interessante e non si limitino a clonare discorsi e teorie relegabili nella categoria “americanate”. Categoria con cui, solitamente, si definiscono quei libri che trattano l’argomento come fosse un fenomeno da baraccone televisivo. Per questo trovarsi tra le mani un testo come quello di cui vogliamo parlarvi rappresenta una piacevole sorpresa. Si tratta di “Switch: come cambiare quando cambiare è difficile” di Chip e Dan Heath, edizioni Etas. In questo testo il cambiamento viene trattato in modo trasversale, da quello aziendale a quello della gestione della vita quotidiana, dal miglioramento delle prestazioni di un ospedale, a quello della produzione di cibo in un villaggio vietnamita.

come cambiare

Perché è così difficile cambiare, anche quando la spinta c’è? Perché alcuni cambiamenti vengono accolti con entusiasmo e davanti ad altri si edifica una resistenza granitica e coriacea? I due autori ci guidano nei meandri del cambiamento usando una metafora suggestiva ed efficace: cambiare, talvolta, è come cercare di guidare in modo razionale un elefante alquanto emotivo. Guida ed elefante, nel tentativo di prendere il sopravvento l’uno sull’altro, spesso portano con sé un avanzare confuso, quando non un vero e proprio blocco. L’importante è capire quando lasciar prevalere la razionalità e quando dare spazio anche all’elemento emotivo. Entrambi hanno la loro importanza e funzionalità in questo processo di evoluzione personale verso il cambiamento: sia che si tratti di mettere in piedi un progetto importante, sia si tratti di riuscire a dare una diversa gestione al fattore tempo.

Il metodo formativo proposto dai due autori è semplice quanto pittoresco e consta di tre passi procedurali: dirigere la Guida, motivare l’Elefante e tracciare il Percorso. Spesso l’elefante ha bisogno di gratificazioni immediate, che nutrano la sua naturale incostanza, mentre la Guida è più portata a fare progetti a lungo termine, a non fermarsi alle prime difficoltà. Ma sarebbe sbagliato pensare che sempre l’elefante sia il cattivo della situazione. Serve anche il suo entusiasmo davanti a quella che, spesso è una tendenza della Guida: quella di essere ipercritica. E questo eccessivo autocontrollo è energia sprecata. Il difficile è trovare un equilibrio, perché tutto ciò logora. Ecco perché, come scrivono gli autori “sbaglia chi vi dice che cambiare è difficile perché la gente è pigra. È vero l’opposto: il cambiamento è difficile perché la gente si logora… quella che sembra pigrizia spesso è stanchezza.” Da questa considerazione l’importanza del Percorso, dove con questo termine si intende la situazione. Molto spesso è questo a rappresentare il problema, non le persone.

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In tutto questo processo gli autori sottolineano l’importanza di trovare le eccellenze, siano esse comportamenti o persone, e di capire cosa ha davvero rappresentato l’elemento di riuscita nel loro caso. È sulle eccellenze che bisogna fare leva perché sono queste che portano a trovare il sentimento ma anche a costruire una mentalità di crescita. Il buon vecchio consiglio di provare a confrontarsi con gli esempi positivi. Questo è il Percorso, per questo è importante tracciarlo ma anche prefigurarlo talvolta, e talvolta minimizzarlo. Un grosso cambiamento può essere fatto di una serie di piccoli cambiamenti intermedi, per non demoralizzare l’Elefante e per non mettere subito in guardia l’ipercritica Guida, perché “le persone sono più motivate quando hanno già percorso una frazione di un lungo viaggio.

Paura e rabbia sono spesso i fattori che contribuiscono a farci concentrare solo su una cosa. Mentre un’emozione positiva riesce ad ampliare il nostro bagaglio di pensieri e azioni. E queste emozioni sono l’Elefante che vuole vivere e fare. Per questo è importante lavorare affinché Guida ed Elefante siano più all’unisono possibile. E il libro è ricco di storie vere, prese dal mondo aziendale o del volontariato, della ristrutturazione di una linea di vendita piuttosto che di un problema di gestione delle spese di una famiglia, che raccontano di come sia possibile cambiare anche quando sembra difficile e rinunciare appare come l’opzione più sensata. Non è detto che la sensatezza sia sempre un punto di forza.

Un libro tecnico che si legge quasi come un romanzo, anche per la ricchezza e la profonda diversità delle storie raccontate e per lo stile molto improntato alla comunicazione per nulla seriosa ma estremamente scientifica: con interessanti incursioni nella psicologia e nella sociologia, nel comportamento individuale e in quello dei gruppi. E, cosa non meno importante, con una ricchissima bibliografia per chi volesse approfondire gli argomenti trattati.

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Switch, come cambiare quando cambiare è difficile. Il libro

 

A cura di Geraldine Meyer