Uno Stato senza tasse

A cura di Enza Petruzziello

Intervista ad Andrea B. Nardi, autore de “Lo Stato senza tasse”

È possibile vivere in uno Stato senza tasse? La risposta è sì. Almeno secondo Andrea B. Nardi, giornalista, scrittore, traduttore, col viaggio nel suo Dna. Cittadino italiano nato all’estero, all’estero ha vissuto oltre 40 anni. Dopo l’università (giurisprudenza e filosofia) si è dedicato alla scrittura e allo studio, pur diventando anche un atleta professionista come velista d’altura.

Ha pubblicato romanzi, saggi, graphic-novels, traduzioni di classici, articoli, cataloghi d’arte. Fortemente avverso all’odierno regime politico-sociale europeo, ha navigato tanto ma anche trovato spesso rifugio in un ranch del Kansas, negli Usa. La sua battaglia oggi è contro lo strapotere bancario e finanziario.

La sua ultima fatica letteraria è il saggio dal titolo “Lo Stato senza tasse“, con prefazione di Diego Fusaro ed edito da Robin Edizioni. Si tratta di uno studio di forte denuncia politica e con una proposta economica innovativa: costituire uno Stato in cui non abbia più posto la tassazione, in cui l’imposizione fiscale sui cittadini sia definitivamente abolita in quanto non necessaria alla spesa pubblica, mentre quest’ultima sia sostenuta da un sistema finanziario e monetario affatto diverso, tanto rivoluzionario quanto concretizzabile. Ecco cosa ci ha detto.

Intervista ad Andrea B. Nardi, autore de “Lo Stato senza tasse”

Come e quando nasce l’idea del saggio “Lo Stato senza tasse”?

«Dal rendermi conto di quanta confusione regni sull’argomento anche da parte di persone di cultura elevata. Sulla corretta interpretazione del denaro pochi hanno le idee chiare, benché oggi siano sempre di più. Sentire ripetere ogni giorno che lo Stato non ha soldi, che le tasse servono per finanziare la spesa pubblica, che il denaro bisogna prelevarlo dai cittadini – tutte menzogne bieche ed spregevoli – mi ha spinto a dare il mio contributo alla causa della verità».

Per la stesura si è avvalso di qualche studio in particolare?

«Mi sono avvalso non solo delle contemporanee posizioni scientifiche d’avanguardia sviluppate in alcuni atenei statunitensi, e non solo delle teorie di grandi pensatori moderni e del recente passato, ma soprattutto su fatti e comportamenti già ampiamente presenti nel panorama politico e finanziario mondiale, tuttavia negletti dalle concezioni tradizionali sia in ambito accademico sia nella visione dell’uomo comune».

E, proprio per spiegare le resistenze mentali ad abbandonare sistemi economici classici, si è destreggiato in indagini storiche, sociologiche e psicologiche.

«Esattamente. Prendendo le mosse dalla visione originale in cui sia lo Stato stesso sia la sua moneta non esistano in sé, non abbiano alcun valore intrinseco e siano totalmente privi di realtà, esistendo, al contrario, soltanto come semplici convenzioni astratte, come patti fra cittadini, simboli e non entità autonome, ho illustrato le fondamentali conseguenze che ne derivano, fino appunto alla cancellazione delle tasse dalla vita delle nazioni, il che produrrebbe un cataclisma ideologico copernicano non solo nella prospettiva giuridica attinente alle funzioni dello Stato, ma soprattutto nello sviluppo e nel progresso sociale ed economico dei popoli. Sia lo Stato sia la moneta, infatti, sono soltanto convenzioni sociali, architetture legali, veri e propri contratti fra cittadini: niente di più. Esistono solo fino al momento in cui lo vogliono i cittadini di una nazione, ed entrambi si creano dal nulla.

Così si legge nella quarta di copertina: “Aboliamo le tasse poiché non è vero che allo Stato occorra l’imposizione fiscale! Tutto ciò che vi hanno sempre insegnato sui meccanismi finanziari dello Stato è falso, e chi ci governa lo sa benissimo”. Ma quindi le tasse non servono?

«Le tasse non servono assolutamente a sostenere la spesa pubblica: essa si può sostenere e potenziare molto di più pur e tanto più in assenza di tassazione. Le tasse sono soltanto un furto odioso a danno dei cittadini e occorre abolirle. Abolire le tasse permette una crescita economica e un progresso politico, sociale e culturale senza precedenti. La società contemporanea ha necessità di compiere una nuova rivoluzione in funzione di un rinnovamento della democrazia: per farlo, deve abbandonare radicalmente le attuali politiche economiche e fiscali repressive, autoritarie, liberticide, create per favorire il potere bancario privato, e adottare il nuovo sistema di finanziamento pubblico che viene spiegato nel saggio».

Può accennarci qualcosa su questo nuovo sistema di finanziamento pubblico? In cosa consiste esattamente ed è possibile realizzarlo in Italia?

«Un tempo si aveva l’assurda convinzione che il denaro dovesse essere garantito in un qualcosa d’altro con cui convertirlo, solitamente l’oro, e quindi non vi potesse essere in circolazione più denaro di quanto oro fosse custodito in fantomatici depositi (dove in realtà non c’è mai assolutamente stato sufficiente oro a coprire tutto il denaro esistente, trattandosi di una solenne frode secolare). Quest’idea si sviluppò principalmente in Occidente, caldeggiata dai primi banchieri e usurai, mentre, per esempio, la Cina non fece mai quest’errore, usando già anticamente il denaro soltanto come simbolo di un credito e niente di più. Negli anni ’70 del Novecento si è finalmente abbandonata per legge la stupida convertibilità della moneta, ma molte persone pensano ancora che essa esista. Oggi abbiamo dottrine accademiche di alto profilo (per esempio l’MMT sviluppatasi in Usa e Australia, ora diffusa in molti Paesi, con esponenti presenti anche in Governi) che spiegano come il denaro sia solo il simbolo del rapporto tra un creditore e un debitore, il pagamento di un lavoro, e in pratica esso sia solo l’unità di misura del lavoro: si è fornito un lavoro (beni o servizi) per un certo valore, e il denaro è soltanto la certificazione su carta o digitale del valore del lavoro eseguito, è l’unità di misura del valore del lavoro, come i litri e i chilogrammi lo sono della capacità e della massa. Dire che sono finiti i soldi è come dire che non si può costruire una strada perché sono finiti i metri. I soldi si creano automaticamente dal nulla nel momento stesso in cui si è eseguito un lavoro, dacché in pratica sono solo un contratto: ecco perché non occorrono le tasse. Questa non è una teoria, è un dato di fatto, acclarato ancor di più – se ve ne fosse bisogno – dalle dichiarazioni verbalizzate dei direttori di FED e BCE quando affermano di creare denaro con un click sui computer per sostenere i pagamenti, senza aver assolutamente bisogno di cercare il denaro dai contribuenti. E ciò è ampiamente dimostrato nella storia quando alcuni Paesi hanno creato denaro dal nulla tramite i ministeri statali, senza passare attraverso le banche private. Quindi tutto il denaro è creato dal nulla dagli enti preposti che con esso pagano il lavoro eseguito (dipendenti pubblici, appaltatori, fornitori, mutuatari…), mettendo in circolazione appunto il denaro stesso: il problema è che oggi esso non è creato dagli organi statali (tranne che in Cina) bensì dalle banche centrali private che a loro volta lo imprestano agli Stati dietro interessi: ciò non ha alcuna ragione né senso, è una follia, la più grande truffa della storia dell’umanità. Per realizzarlo in Italia bisogna innanzitutto uscire dal vergognoso sistema della BCE e riappropriarsi di una moneta sovrana, facendola emettere non a una banca centrale privata, esponente della mafia finanziaria globale, ma dal ministero del tesoro pubblico».

Intervista ad Andrea B. Nardi, autore de “Lo Stato senza tasse”

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Sono in tanti quelli che si trasferiscono all’estero per sfuggire proprio alla morsa delle tasse, trovando in altri Paesi regimi fiscali più favorevoli, sia per aprire un’attività ma anche per godersi gli anni della pensione. Che cosa pensa al riguardo?

«Noi propugnatori della corretta visione monetaria siamo fortemente avversi alla tassazione come finanziamento della spesa pubblica, e io personalmente sono per la sua abolizione totale nei confronti dei comuni cittadini: ammetto un suo mantenimento soltanto in una sorta di indirizzo industriale programmato e di controllo delle multinazionali che coi loro capitali immensi possono danneggiare le repubbliche e minacciare le democrazie. Quindi non posso che sostenere chi scappa dalla tassazione demenziale dei nostri Governi».

Con il suo libro che cosa scoprirà il lettore?

«Quanto le tasse siano inutili. Come finanziare lo Stato senza alcun prelievo fiscale. Quante menzogne vengono raccontate ogni giorno ai cittadini. Ringrazio il dottor Messina di Robin Edizioni, un editore coraggioso, per aver permesso questa pubblicazione».

Quali sono queste menzogne, può essere più chiaro?

«La penuria di denaro da parte dello Stato, la necessità dell’imposizione fiscale ai cittadini per sostenere la spesa pubblica, il bisogno di mantenere l’attuale sistema bancario come reggitore dell’intera struttura economica e politica della società e dello Stato: queste tre sono le peggiori menzogne truffaldine della storia dell’umanità».

Da giovane ha avuto esperienza professionali aziendali, poi come giornalista professionista e atleta internazionale: da quando la scrittura è entrata nella sua vita?

«Da sempre, grazie all’amore per i libri trasmessomi da mio padre, una persona meravigliosa che rimpiango molto. Il giornalismo mi ha insegnato l’artigianato di questa professione, utilissimo a chi poi voglia dedicarsi ai libri, sia come romanziere sia come saggista».

Nato all’estero, all’estero ha vissuto molto, anche negli Stati Uniti. Possiamo definirla un cosmopolita. Che cosa ha significato per lei vivere e viaggiare per il mondo?

«Ho cercato di ritrovare nei luoghi reali quanto avevo già amato del loro immaginifico. Viaggiare è entusiasmante già di per sé, ma se poi si solcano dal vivo i posti su cui si era fantasticato, allora è struggente».

Da anni frequenta in un ranch del Kansas. Come mai questa scelta?

«Adoro la prateria americana, il Midwest, sia come sito naturale e geografico sia per ciò che rappresenta: lo spazio infinito, la Frontiera come possibilità, l’epopea dei pionieri, gli uomini che inseguono la libertà e cercano un posto dove ricominciare. E mi piace cavalcare attorno a una mandria di mucche, mi sembra di essere vivo come non mai».

Un’ultima domanda: perché i nostri lettori dovrebbero leggere Lo Stato senza tasse?

«Per affrancarsi dai luoghi comuni falsi che ogni santo giorno vengono loro propinati da media e politici; per imparare a ragionare su dati certi; per vedere come l’economia non sia una scienza esoterica complicata bensì accessibile a tutti; e per sperare un giorno di rivoluzionare questa società malata dove la democrazia è stata sconfitta dai banchieri privati. Non è impossibile cambiare la società, molte volte ci siamo riusciti, ma per farlo dobbiamo capire le cose sbagliate, i problemi da risolvere, altrimenti inseguiamo false battaglie».

Per leggere ed acquistare “Lo Stato senza tasse” di Andrea B. Nardi ecco il link a cui trovarlo:

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