Ma come dice Simone Perotti, nella bellissima introduzione, non ci si aspetti una cronaca di burrasche e onde spaventose; semmai, appunto, storie di vita e di incontri con altri naviganti. Raggiungiamo Luigi mentre, a causa di un guasto al motore, è fermo in una baia del Guatemala.

Luigi Ottogalli, rotta a Zig Zag viaggiando in mare

Ciao Luigi, ci racconti un po’ della tua “prima” vita? Cosa facevi prima di vivere sul mare?

La storia è piuttosto lunga; ho infatti molti anni alle spalle e quindi nel corso della vita sono accadute tante cose diverse per cui non vi è una sola “prima vita”, ma almeno altre tre! Per semplificare, quella che potremmo chiamare “prima vita” era quella di un architetto nella Milano degli anni ’70, primi ’80, uno schema abbastanza tradizionale: famiglia, studio a Milano, casa in campagna, passione per l’equitazione, le auto e le moto d’epoca.

Da dove e come nasce la spinta che ti ha portato a questa scelta di vita?

Nella vita è sovente difficile definire quali siano i momenti esatti che determineranno un cambio di rotta radicale, le cose sono sempre più complesse, e nelle decisioni intervengono elementi nascosti poco definibili, ma provo ad elencare tre sicuramente rilevanti: un giorno, mentre ero in Sardegna per il mio lavoro, guardando il mare in burrasca ed una piccola barca a vela che faticava a raggiungere un porto, intuii il senso di libertà e di sfida che avrebbe potuto dare il mare. Poco dopo iniziai ad addentrarmi in questo nuovo mondo, acquistando una piccola barca e ad avventurarmi; allora ogni piccola uscita era per me un’avventura, in questa nuova esperienza. Molto importante fu anche il treno delle Ferrovie Nord, che mi conduceva da Milano alla casa di campagna, treno che fu teatro di due fatti curiosi. All’inizio di una nuova “passione” ho sempre divorato tutta la letteratura che andavo trovando, ed una sera in un edicola della stazione fui attratto da libro “Solo attorno al Mondo” di Josuha Slocum: lo lessi tutto nell’ora del tragitto; un altro seme era stato gettato. Tempo dopo, sempre sul medesimo treno, colsi una conversazione tra due signori vestiti in grigio: “Trent’anni fa questo treno non si fermava in questa stazione…” fu come una folgorazione: “Come, trent’anni a compiere la stessa vita e gli stessi gesti, inesorabilmente, un giorno via l’altro?” Pensai che non era assolutamente cosa per me, e così, a piccoli passi, entrai in una nuova vita che sarebbe stata prevalentemente sul mare, divenni “skipper” professionista ed aprii una scuola di vela, abbandonando gradualmente la professione d’architetto. Ciò comportò anche uno stravolgimento della vita affettiva e familiare, ma è un altra storia. In ogni modo questo fu il primo dei cambi di rotta a Zig-Zag.

Un secondo avvenne quando, circa dieci anni più tardi, approdai a causa di una burrasca, sull’Isola di Pantelleria e questo fu un altro cambio a Zig-Zag e una nuova fase di vita: basta marinaio e di nuovo architetto – gestore di un agriturismo e guida a cavallo! Dodici anni dopo, a seguito di un importante incontro sentimentale, quello con Silvia, la mia attuale compagna di vita, assieme prendemmo la decisione di chiudere il nostro capitolo di vita isolana, e di passare da una specie di barca ferma in mezzo al mare, quale di fatto è una piccola isola, ad un altra che invece avrebbe potuto muoversi e permetterci di conoscere nuove persone e differenti paesi. Questo viaggio, anch’esso a Zig-Zag, è storia recente ed attiva e l’ho descritto appunto in un libro che s’intitola: Rotta a Zig-Zag, incontri con i naviganti degli oceani edizione “Il Frangente”.

I lettori di Voglio Vivere Così sono molto curiosi anche degli aspetti pratici delle scelte di vita delle persone che intervistiamo. Ci vuoi dire come ti mantieni, economicamente?

Ci manteniamo con la piccola rendita di alcuni appartamenti della mia compagna e di un mio modesto capitale. Occorre dire che vivere girando per il mondo in barca a vela, in particolare se si sta in paesi poco sviluppati, costa molto meno che vivere una vita regolare e stanziale sulla terra ferma. Sul mio blog: http://iviaggideljonathan.blogspot.com vi è una pagina che analizza questi costi e i differenti stili di vita dei girovaghi del mare. Simone Perotti, nel suo libro “Adesso Basta”, ha riportato il nostro budget, quale esempio di come si possa tranquillamente vivere con poco scegliendo una vita diversa e più semplice.

ROTTA A ZIG ZAG viaggiando in mare

Perotti, nella bellissima prefazione al tuo libro dice due cose fondamentali: la prima riguarda il fatto che una scelta come la tua non sia una fuga in paradisi tropicali, e la seconda come nel tuo libro si parli soprattutto di incontri. Ci dici allora cosa significa per te vivere come vivi tu e cosa vuol dire davvero per te incontrare” qualcuno?

Vivere viaggiando per il mondo in barca a vela, significa avere uno stile di vita molto essenziale, svuotato da molti degli orpelli che appesantiscono ed affliggono inutilmente la vita terricola. Gli incontri umani sono probabilmente l’aspetto più saliente del viaggio, perché in questo modo si può vedere il mondo, filtrato attraverso la visione di altre persone, ampliando quindi la propria conoscenza di quello che stiamo vivendo.

Dove ti trovi ora? E che programmi hai?

In questo preciso momento mi trovo in Guatemala, sul Rio Dulce, in una baia che si chiama Monkey Bay. E’ curioso, siamo in un paese di lingua spagnola ma i toponimi geografici sono tutti in inglese: dovrebbe chiamarsi “La baia de lo monos”, ma poiché il luogo è stato colonizzato dagli americani del nord….. Il programma di questa stagione, salvo cambi a Zig-Zag, è visitare le Isole dell’Honduras e l’arcipelago di Sanblas, un poco a sud di Panama.

Che valore assume, in una esperienza di vita come la tua, il concetto di tempo?

Vivendo sul mare il tempo è scandito da quello meteorologico, in parole semplici: se è buono ci si può muovere, se è cattivo invece bisogna stare fermi o cercare un riparo. Le regole del tempo con il susseguirsi dei diversi giorni della settimana con i loro impegni, sono invece poco presenti. In realtà la cosa di cui siamo proprio più ricchi è il tempo, cerchiamo di non avere mai fretta, di fare solo le cose che si possono fare con calma e sicurezza, e, se occorre, aspettare. Dico sempre che una delle principali virtù del navigante è proprio quella di sapere aspettare!

C’è un pensiero ricorrente che ti sfiora quando sei in viaggio?

Se intendi quando sono in viaggio per mare, la cosa che mi viene più spesso in mente è una frase di Conrad: “La perfetta felicità si trova in qualsiasi luogo che sia almeno duecento miglia lontano da qualsiasi costa…”

Ci racconti una tua giornata tipo?

Non esiste una giornata tipo, perché esistono tante differenti situazioni. Quando ad esempio stavo in porto al centro di Buenos Aires, mi ero costruito una serie di relazioni ed una vita assolutamente cittadina, altra cosa è quando si è in navigazione, altra ancora ancorati in una baia isolata, oppure fermi in cantiere negli annuali lavori di manutenzione della barca. In quest’ultimo caso la giornata tipo è quella di un rude lavoratore! La realtà è che in questa vita ogni giornata è diversa da un altra. Invece di raccontarti una giornata tipo, preferisco raccontarti quella di oggi. Per prima cosa ti inquadro il contesto ambientale. Siamo in una baia di uno dei grandi laghi formati dal Rio Dulce, che da qui sfocerà in mare attraversando uno spettacolare canyon. La baia è aperta verso lo specchio d’acqua del lago e circondata da una fitta foresta pluviale; la barca è ormeggiata ad un pontile di legno. Oggi è un giorno di riposo, perché i due precedenti sono stati dedicati alla riparazione di un guasto al motore, che appunto ci ha fatti fermare qui. Sveglia all’alba per cercare di vedere le scimmie che popolano la foresta, sono riuscito a sentire le loro rauche grida, ad intravedere dei movimenti nel folto degli alberi, ma loro non le ho realmente viste. Poi ho preparato la colazione (tè, pane tostato, miele, cereali, uova, papaya) ed ho svegliato Silvia.  Fatta la ricca colazione, Silvia è andata a terra a fare yoga, io ho dato uno sguardo rapido ad internet (abbiamo una connessione labile con un modem gsm), mi sono acceso un sigaro e con un caffè ho letto tutta la mattina. Nel pomeriggio, un paio d’ore dedicate alla scrittura, un poco di lavoro sulle carte nautiche per definire la prossima rotta, quindi tè delle cinque. Questa sera ci sarà una semplice cena, una buona pipa con un bicchierino di rhum, due chiacchiere con Silvia poi a nanna; domani dovremo andare con il battellino in un villaggio vicino a fare alcuni acquisti per prepararci alla partenza.

ROTTA A ZIG ZAG viaggiando in mare

Immagino tu ne abbia avuti a centinaia: ma c’è qualche incontro che ti ha particolarmente emozionato a cui pensi più spesso che ad altri?

Per rispondere a questa domanda dovrei scrivere un altro libro! Ti porto solo un esempio recente: sul Rio Dulce abbiamo incontrato una strana coppia di naviganti, lei francese e lui inglese e molto più giovane. Li avevamo conosciuti a La Graziosa nelle Canarie nel 2004, e poi incontrati nuovamente a Dakar nel 2005, dopo di che i contatti si erano persi. Ebbene, li abbiamo ritrovati qui dopo otto anni; un lungo periodo d’esperienze diverse da raccontarsi. Le loro piuttosto agitate direi visto che si sono lasciati e ripresi più volte; ora si sono lasciati di nuovo, lei a settantanni si è messa a girare da sola per il Guatemala (Silvia, che ogni tanto ama fare qualche giro per conto suo, è stata alcuni giorni con lei ad Antigua, la vecchia capitale del Guatemala). Lui, un personaggio assolutamente fuori dalle righe, ma delizioso, è partito in barca, da solo per Panama, con un improbabile programma di guadagnarsi la vita facendo charter.

Ho sempre pensato che la vita di mare, oltre ad una cosa concreta, fosse anche una sorta di metafora esistenziale, che insegna a relativizzare alcune cose e a valorizzarne altre. Come sono cambiati i tuoi valori e le tue priorità grazie al mare?

Il mare, insegna ad essere essenziali e sinceri con se stessi, al mare non si può mentire. La vita sul mare ti porta alla radice delle cose, ed alla parte più vera della tua natura.

Rifacendosi in parte alla domanda precedente: come si guarda la terra ferma dal mare?

Vi sono due modi per vedere la medesima cosa: o la terra ferma è una pausa tra due momenti di navigazione, o viceversa. Per i naviganti puri è vera la seconda opzione, per i viaggiatori per mare, come io mi reputo, la prima. La terra ferma è sempre il punto d’arrivo, il luogo ove si può dire inizia una nuova vita, quando questa spinta si esaurisce si riparte.

Rotta a zig zag perché? È una rotta che non segue un percorso lineare, in senso pratico e in senso psicologico?

Sono vere entrambe le affermazioni, la prima dipende, quasi sempre, dagli effetti della seconda.

jonathan.scia@gmail.com la mail di Luigi

www.luigiottogalli.com

A cura di Geraldine Meyer

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Rotta a Zig Zag viaggiando in mare