In giro per la città come un tempo. Solo che prima era lui che chiamava e fissava appuntamenti, a caccia di scoop. Ora sono gli altri a cercarlo. Gli arrivano quattro, cinque telefonate ogni giorno. Con le richieste più strampalate. Addirittura, quella di recapitare una dentiera. Ogni santo giorno arriva a percorrere settanta, anche ottanta chilometri. Il record è di 124. Ma li macina su due ruote.

Si tratta di Roberto Peia, nato a Lodi nel ’55, giornalista professionista con esperienza sul web, in televisione, alla radio, sulla carta stampata che, nel 2008, ha deciso di mollare l’editoria, peraltro in crisi e di fondare, con due amici, UBM- Urban Bike Messengers, la prima società di pony express su due ruote.

Urban Bike Messengers, Roberto Peia due ruote

“E’ un servizio- spiega l’ex giornalista- già attivo con profitto in moltissime città americane ed europee, come Londra, New York, Tokyo, Sydney, Berlino e Parigi, Budapest e Praga”. In queste città la congestione di traffico e inquinamento ha imposto una scelta che va verso uno sviluppo più sostenibile rispetto all’utilizzo di motorini. A Milano come altrove la bici risulta il mezzo più rapido, economico e pulito per muoversi in mezzo al traffico nelle ore di punta, soprattutto nelle zone del centro della città, dove l’accesso di furgoni e motorini è sempre più ridotto per la presenza di aree pedonali e zone a traffico limitato.

Nel corso del 2010 la struttura organizzativa, www.urbanbm.it, una srl di cui Peia è socio fondatore, si è consolidata con: l’apertura della nuova sede di via Paolo Sarpi presso The Hub, l’assunzione di nuovo personale e l’aumento della flotta aziendale (le nuove Gazzetta ancora una volta fornite da Cinelli e il Bullit, la bici cargo). Infine agli sponsor della prima ora se ne sono aggiuntivi di nuovi a partire da Garmin, azienda leader nella navigazione con tecnologia GPS, Expo Time, realtà di punta nel settore fieristico, Selev, che fornisce caschi e occhiali a Pistard per l’abbigliamento tecnico.

Inutile dire che il nuovo lavoro é un po’ più stressante del precedente. In media dodici pacchi al giorno, una volta per lui anche ventinove, del peso di cinque chili. In inverno, poi, la consegna si fa più scomoda. “Beh- aggiunge- ci si copre meglio. E si deve stare attenti quando piove. Le strade sono asfaltate, ma con rotaie e pavé”.

Urban Bike Messengers, Roberto Peia  due ruote

Ma perché affidare un pacco a lei? “Siamo ecosostenibili- risponde e molto veloci.   E ci guadagna la città: aria più fresca, una cultura diversa del muoversi in città”. I costi? A sentire Peia, non ci sarebbero differenze con le altre aziende di delivery.  Oggi il servizio è attivo a Bologna, Roma, Bari, Catania, Pescara, Reggio Emilia, Parma.

Quanto l’Italia è pronta a dare spazio ad attività come quella di Bike Messenger? Per il giornalista, poco. “Servirebbe- risponde- una rivoluzione culturale”.

In sintesi, i lati positivi e negativi di questo mestiere? “Sei sempre in movimento- dice- ogni giorno è diverso, sei a contatto con tante persone, aiuti la città. Il rovescio della medaglia? E’ un lavoro pericoloso, d’inverno fa freddo, si guadagna molto meno che fare il giornalista”.

Il B. M confessa che se dice ad un trentenne cosa fa la risposta è un: “wow”. Se ne parla con un quarantenne, vede una reazione diversa. E l’affermazione è: “Ah, ma fa il fattorino!”. E’ una questione di età. Ancora: “Devo dire -spiega- che la difficoltà maggiore in questo mio nuovo lavoro è stata spiegarlo a mia madre, che non riesce ancora a capacitarsi di come io abbia fatto il liceo classico, l’università, superato l’esame da giornalista e mi sia ridotto a fare il fattorino”.

Progetti per il futuro? “Mi piacerebbe -chiude- fare il Bike reporter”.

Intanto è uscito il suo libro, dal titolo: “Diario di un Bike Messenger” (Ediciclo). La prefazione è affidata a Chris Carlsson, uno dei fondatori del movimento Critical Mass, nato a San Francisco e autore del libro omonimo edito da Feltrinelli. Il volume arriva dopo “Il Messaggero” di Travis Hugh Culley, il primo libro tutto italiano dedicato a chi lavora a pedali e sogna una metropoli silenziosa, dove le ruote “accarezzano l’asfalto”.

A cura di Cinzia Ficco

Roberto Peia è molto inserito nel mondo milanese, ha contatti con l’associazionismo a pedali, il mondo del giornalismo, ditte che si occupano di sostenibilità e bicicletta. E’ promotore di una rete di bike messenger in varie città italiane.