Antonia Di Lorenzo vive ormai da 3 anni a Londra. Un viaggio intrapreso senza molte aspettative, ma con la consapevolezza di dover dare un nome a quello che più desiderava dalla vita. Dalla sua esperienza nella città londinese è nato “Quando torni?”, un romanzo nel quale viene raccontato il fenomeno dell’immigrazione di giovani (e non) verso la capitale britannica in un’ottica più intima.

Antonia, quando e per quale motivo hai deciso di lasciare il Sud Italia per trasferirti a Londra?

Sono arrivata a Londra nel luglio 2013, senza molte aspettative ma consapevole di dover dare un nome a quello che desideravo dalla vita. È una realtà stimolante, che ti mette alla prova in ogni istante e che ti permette di ricrearti, di dare forma alle cose e di palpare con mano quello che crei, mettendo un mattone alla volta. E quando ho capito che avrei potuto dar forma a qualcosa che mi facesse stare bene, ci sono rimasta, nonostante le difficoltà quotidiane.

Antonia Di Lorenzo

Sei di origini napoletane. Quali sono i punti di forza e quali quelli di debolezza di un meridionale a Londra?

Prima di arrivare a Londra credevo di possedere molte più debolezze, poi, col tempo, ho cominciato a valutare i miei punti deboli come opportunità per migliorarmi ed andare avanti comunque. Penso che forse i punti deboli facciano diventare più forti. Sicuramente un mio punto debole era quello di credere troppo nelle persone, affidare loro il compito di rendermi felice, standomi vicina, appoggiandomi in ogni scelta, facendo insomma sentire la loro presenza. Poi ho capito che inevitabilmente sarei rimasta delusa, anche da chi non mi aspettavo lo facesse, quindi ho fatto un lavoro su me stessa che mi ha portato a credere di non avere bisogno di nessuno per essere una persona serena. Quindi ad oggi, quello che era un punto debole è diventato un mio punto di forza, perché nonostante le mancanze sono diventata una persona capace di crearsi da sola la propria felicità senza avvertire il bisogno di delegarla ad altri. Il condividerla con altri è diventato un valore aggiunto.

Altri punti di forza che mi riconosco sono la mia ostinazione di fronte agli obiettivi che mi prefiggo di raggiungere e la consapevolezza che so chi sono e chi voglio essere. Quest’ultimo può suonare un po’ banale, ma credo che se sai chi sei, non hai bisogno di agire per compiacere gli altri e non ti interesserà da che parte tira il vento, andrai per conto tuo. Ed io sono così. Ma mi piacciono molto di più i miei punti deboli, come gettarmi dentro le cose fino allo sfinimento ed il mio essere passionale in tutto ciò che mi sta a cuore. Li definisco punti deboli perché talvolta non sono riuscita a gestirli, sortendo su di me un effetto negativo, ma restano i miei preferiti perché definiscono comunque la mia personalità.

Hai scritto “Quando torni?”, nel quale hai perfettamente tratteggiato la vita degli italiani a Londra. Quando e com’è nata l’idea di scriverlo?

L’idea di scrivere questo romanzo è nata dall’idea di raccontare il fenomeno dell’immigrazione di giovani (e non) verso la capitale britannica in un’ottica più intima, dando voce alle storie dei tre personaggi principali (Serena, Sandra e Simone), che si svilupperanno in un susseguirsi di vicissitudini ed incontri casuali che saranno fondamentali, prima ancora che per affrontare il trasferimento da piccoli centri del Meridione ad una realtà cosmopolita come Londra, per procedere in quello che in primis sarà un viaggio interiore, fatto principalmente di abbandono di pregiudizi e del mettersi in gioco. E alla fine riusciranno a conoscersi di più e ad assumere consapevolezze che un tempo non avrebbero mai pensato.

E’ in parte autobiografico?

Assolutamente non lo è. Ovviamente ci ho messo dentro del mio in ognuno dei personaggi del romanzo, anche quelli più marginali. Non poteva non essere così, non solo per la mia vicinanza al tema, ma perché ogni volta ho bisogno di sentirmi vicino alle parole che scrivo, pur lavorando di fantasia. Dico sempre che un romanzo non è solo per chi lo legge, ma anche per chi lo scrive.

Dove è possibile acquistarlo?

È possibile acquistarlo in formato cartaceo su Lulu ed Amazon, mentre in formato e-book, a parte quelli già citati, anche su ITunes, Scribd, Smashwords, Kobe e Barnes and Noble. Sul mio sito www.antoniadilorenzo.com si trovano tutte le informazioni utili alla conoscenza e all’acquisto del romanzo.

Che riscontro sta ottenendo?

Al momento positivo. E come immaginavo, soprattutto tra gli espatriati italiani che si trovano da qualche parte in questo mondo. Ma non solo. Anche se incastra i personaggi in una realtà (seppur di fantasia ma verosimile) come quella della vita di italiani all’estero, mi ha fatto piacere che molti lettori si siano rivisti comunque in ciascuno dei personaggi, che possa essere stato per un fattore caratteriale o dato dal rivedersi in una particolare circostanza. Credo che, nel bene o nel male, l’importante sia arrivare sotto qualsiasi veste al cuore di chi legge.

Come pensi sarebbe andata la tua vita se fossi rimasta in Italia?

Non ci penso. Non amo pensare a quello che sarebbe successo, perché se non è successo significa che non l’ho voluto e quindi non poteva succedere.

In base alla tua esperienza, cosa consiglieresti ai giovani italiani in cerca della propria strada?

Di ascoltarsi di più. Questo è il primo passo che aiuta ad assecondarsi e a comprendere cosa si vuole. Credo che quello sia il momento decisivo. Se ci si ascolta bene, si fa sempre la cosa giusta per se stessi. Per me sta in questo il concetto di “trovare la propria strada”. Non necessariamente una linea retta che si pone un inizio ed un traguardo, ma uno spazio caotico in cui non si riesce a vedere altro che una fitta foschia, ove il nostro compito sarà innanzitutto quello di mettere in ordine le cose, lì dove è giusto che siano. Così anche il sentiero da seguire diventerà man mano più nitido.

Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?

Vorrei visitare il Giappone e continuare a scrivere finché avrò ossigeno nei polmoni. Ma paradossalmente quello più grande è quello di riuscire ad assecondare sempre i miei desideri, guardando agli ostacoli come ad un’opportunità per riuscire a superare i miei limiti.

I sogni vanno coltivati per renderli sempre più grandi e si manifestano quando meno te li aspetti.

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A cura di Nicole Cascione