Decrescita felice: “Pensare come le montagne”

È stato un vero piacere leggere questo libro ed è un piacere ancora più grande parlarvene. Tra gli scopi di un testo dovrebbe esserci anche quello di provocare: un pensiero, una reazione, un solletico intellettuale ad abitudini consolidate, a cose che crediamo di sapere. Questo libro lo fa e lo fa con una certa veemenza, per la chiarezza con cui è scritto e per l’importanza dell’argomento trattato. Pensare come le montagne” di Paolo Ermani e Valerio Pignatta edizioni Terra Nuova non è un libro di alpinismo, come forse si è indotti a credere dal titolo. Mi piace pensare che questo voglia suggerire l’infinita saggezza di quei giganti di pietra, immobili eppure vivi nella loro immensità. Silenziosi ma non indifferenti testimoni del nostro caotico, e spesso colpevole, vivere su questa terra. Se le montagne potessero pensare sicuramente sarebbero d’accordo con le tesi di questo libro.Vediamo intanto chi sono gli autori. Paolo Ermani è presidente della PAEA (Progetti alternativi per l’energia e l’ambiente). Tra i soci fondatori del Movimento per la decrescita felice e uno degli ideatori del sito on line Il Cambiamento. Da circa vent’anni ha fatto del risparmio energetico e delle energie rinnovabili il suo campo di battaglia. Valerio Pignatta è naturopata oltre che giornalista pubblicista. In Toscana, dove vive, la decrescita la mette all’opera con l’autoproduzione, e la condivisione di beni e servizi.

Pensare come le montagne, il libro decrescita felice

Il testo è sostanzialmente diviso in due parti: la prima è una amara, lucidissima e spietata analisi della situazione italiana ma non solo, riguardante temi quali la salute, l’ambiente, l’alimentazione e il potere. Sì, proprio il potere. L’impostazione potremmo dire olistica del testo, mette in luce come tutti questi ambiti siano prigionieri e sottostiano ad un’unica logica: quella del profitto e quindi quella del potere politico-industriale che tutto lega e conduce. Non c’è un aspetto dell’esistenza che sia scollegato dagli altri e che non possa essere modificato in meglio. Pensiamo infatti, tanto per capire quali siano i fili che tessono in un’unica grande trama l’aspetto consumistico di ogni istante delle nostre esistenze, a questo circolo vizioso: usiamo l’auto, che costa e inquina, per recarci al supermercato ad acquistare prodotti spesso nocivi. Per curarci dalle malattie legate a questo genere di abitudini, alimentari ma non solo, consumiamo farmaci la cui produzione e ricerca sono finanziate dalle grandi compagnie farmaceutiche stesse. Con quali ricadute in termini di credibilità è facile immaginarsi. È tutto un correre per lavorare sempre di più per procurarsi beni sempre più costosi e spesso inutili. Che non sempre rendono effettivamente migliori le nostre vite. La seconda parte del testo è quella che suggerisce modifiche a questo modo di vivere. Modifiche che dipendono da noi, per cui non serve delegare alla politica o a qualche autorità così detta competente. Il fulcro del cambiamento siamo noi e noi soltanto. Gli autori ci inducono a pensare, senza più rimandi, che ormai tanta teoria, anche bella e nobile non serve più: bisogna passare all’azione con tutta la responsabilità che questo comporta. Da qui un invito ad almeno avvicinarsi o ad informarsi sull’alimentazione vegetariana, sulla riduzione dei consumi, ma anche sul recupero di valori quali i rapporti di buon vicinato con quello che comporta in termini di socialità ma anche, spesso, in termini di risparmio economico e di condivisione di tempo e spazio.

Perché la decrescita non è qualcosa che ha a che fare sono con gli aspetti materiali della vita ma, e forse addirittura in misura maggiore, con quella cosa che possiamo azzardarci a chiamare etica: etica dei consumi, dei gesti, della qualità della vita, del tempo e di cosa, in quel tempo, vogliamo che abbia spazio. Un libro per nulla new age, ricco anche di dati, di citazioni e di pensieri dei più famosi ed importanti pensatori ecologisti contemporanei. Ma non un libro di teoria: anzi, molto ben ancorato alla realtà e alle esperienze concrete dei due autori. Una sorta di tirata di manica questo testo, un richiamo a smetterla di essere indifferenti rispetto a ciò che ci circonda e a smetterla di crederci immuni. Ciò che spesso innervosisce di libri su questo argomento è il tono catastrofista e quasi apocalittico. Tra queste pagine non avviene nulla di tutto ciò perché sono i documenti presentati che parlano da soli; senza bisogno di rafforzativi immaginifici o strizzatine d’occhio ad un ecologismo di facciata tanto dannoso quanto il menefreghismo ambientale. Cambiare si può e ci sono pratiche già adottate che funzionano, che creano rete, benessere e che contagiano. Non è obbligatorio restare nella logica del profitto (di solito altrui) illudendoci di migliorare il nostro standard di vita. La qualità è un’altra cosa e non è impossibile trovarla. Questo e molto altro ci dice il libro di cui vi abbiamo parlato.

A cura di Geraldine Meyer

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Pensare decrescita felice