Immaginate un igloo tra palme e sabbia dorata. Sembra strano, eppure succede. Basta andare alle Hawaii, dove la chiesa della “Prima Assemblea di Dio”, un culto pentecostale seguito da circa tre milioni di fedeli negli Stati Uniti, ha proposto una soluzione alquanto originale per combattere la crisi dei senzatetto che sta diventando un’emergenza sociale sull’isola. Si tratta di ripari a forma di igloo – sul modello alaskiano – per dare una casa alle famiglie che vivono in strada.

Queste cupole bianche, piuttosto eccentriche nel panorama di Honolulu, sono però molto funzionali. Sono fatte, infatti, di una fibra di vetro che riflette la luce solare e isola perfettamente l’interno ideali per le temperature di Honolulu. Inoltre sono facili da trasportare: si inseriscono in un camioncino e una volta montate forniscono uno spazio abbastanza grande per ospitare quattro persone .

In realtà l’idea dell’igloo per i senzatetto non è una novità hawaiana, già negli anni novanta a Los Angeles queste strutture furono sperimentate come rifugi di strada. Gli igloo, ad ogni modo, rappresentano una delle diverse soluzioni proposte per affrontare il problema dei numerosi clochard che affollano l’isola, come il riutilizzo di container modificati o la costruzione di capanne.

Si tratta di alloggi provvisori, fanno sapere gli organizzatori, fino a quando non saranno disponibili sedi migliori. Negli ultimi anni le Hawaii stanno affrontando una vera e propria crisi con il più alto tasso pro capite di senzatetto della nazione. Il governatore ha dichiarato lo stato di emergenza lo scorso anno, quando la popolazione dei homeless è aumentata del 23 per cento.

Tanti i rimedi che si stanno cercando di adottare. Ad Honolulu, ad esempio, un progetto prevede la riconversione di vecchi autobus dismessi in alloggi per i senzatetto. Ad occuparsene il Group 70 International a cui il comune ha ceduto settanta vecchi mezzi in disuso.

Lo studio di architettura si occuperà della ristrutturazione degli interni degli autobus che verranno privati di tutti i sedili per fare posto agli arredi tipici di un’abitazione domestica. A letti, lenzuola, asciugamani e altro, penserà, invece, una fitta rete di volontari, tra cui anche qualche donatore che contribuirà economicamente alla realizzazione del progetto. E, infine, un’organizzazione umanitaria si incaricherà di organizzare alcune attività per intrattenere i coinquilini dei bus.