La normalità è sopravvalutata

A cura di Nicole Cascione

Katiuscia Girolametti nella vita si occupa di merchandising per alcune grandi aziende e nel tempo libero le piace scrivere. Le piace raccontare la sua vita di mamma.

Mamma di Daniele, di Manuel e di Leo, Katiuscia vive con quattro maschi, una sedia a rotelle e l’autismo, le ultime due appartengono alla stessa persona: “Una famiglia fuori dagli schemi, illusi che la società possa cambiare, convinti che al mondo non esista cattiveria ma solo tanta ignoranza, non siamo perfetti e non ci interessa assolutamente esserlo. Ho deciso di rendere pubblica la mia storia, la nostra storia dopo aver passato numerose giornate a raccontare”.

Così è nato “La normalità è sopravvalutata” edito dalla Kimerik, un testo autobiografico in cui Katiuscia mette a nudo la sua fragilità di donna e la disabilità di suo figlio Daniele.

La normalità è sopravvalutata. Il libro di Katiuscia Girolametti

Katiuscia, come e quando nasce “La normalità è sopravvalutata”?

Correva l’anno 2010 e Dio solo sa quanta paura avevo di quello che stava per capitare, non mi ero mai chiesta se ne fossi stata in grado perché fino a quel momento non sapevo nemmeno se ne fossi stata capace. Tutto mi faceva sentire fuoriposto, inadeguata, come persa anche dal mio essere donna; d’altronde la probabilità di avere un figlio era un misero 30% con due aborti strazianti, un peso di 110 kg, il diabete gestazionale e le punture di eparina: a 37 settimane nasce lui, Daniele. Contro ogni aspettativa, che poi contro ogni aspettativa potrebbe essere il suo secondo nome perché nonostante l’autismo e una sedia a rotelle, contro ogni aspettativa Daniele ha quasi 12 anni, frequenta la prima media, studia ogni giorno, ha molti amici, parla, scherza e fa battute ironiche. Contro ogni aspettativa sono arrivati altri due figli che adoriamo, ma solo Daniele è in grado ogni giorno di donarmi un motivo per non mollare, per lottare, per trovare sempre e comunque una via d’uscita a costo di buttare giù muri enormi. E di muri ne abbiamo incontrati a milioni in questi anni! Abbiamo subito violenze psicologiche continue: dal vedermi occupare giornalmente il posto disabili fuori scuola quando andava alla primaria, al sentirmi dire che quella scuola non era per lui, dal vederlo escluso alla sua prima gita alla materna al sentirmi dire “dai almeno hai un altro figlio”, e la 104, questa maledetta legge che ti fa essere un privilegiato genitore di figlio disabile, un lavoratore con corsia preferenziale che non dorme la notte e non pensa al futuro. Il futuro fa paura più del buio pesto.

Cosa hai voluto trasmettere attraverso le pagine del tuo libro?

Ero stanca, esausta, dovevo fare qualcosa per la sua dignità e per quella della mia famiglia, così ho deciso di rendere tutto pubblico, una denuncia che poi è diventata un libro. Un libro che ha dato vita a un pubblico assetato di storie, storie che sono poi diventate lame, a volte carezze altre volte in attesa di lieto fine. Ecco ho iniziato così a scrivere, volevo far capire al mondo che la diversità non va normalizzata, che l’autismo non lo dobbiamo sconfiggere, che ognuno di noi è unico ed è questo a renderci speciali. Così esce anche il mio ultimo libro “La normalità è sopravvalutata” in cui racconto l’arrivo del terzo figlio, il rapporto tra fratelli quando c’è una disabilità che pesa agli occhi della gente, la solitudine che spesso ci avvolge dal non essere compresi come genitori, ma solo additati per non aver generato un figlio perfetto ma semplicemente unico, libero e felice.

Siamo una famiglia fuori dagli schemi. Vivo con quattro maschi, una sedia a rotelle e l’autismo, le ultime due appartengono alla stessa persona; l’autismo è arrivato in casa nostra con il taglio cesareo d’urgenza insieme a Daniele: in una notte sono nati lui e la sua disabilità”. Cosa significa essere mamma di un bambino autistico? Quali sono le difficoltà che giornalmente ti ritrovi ad affrontare?

Significa avere fortuna, tanta fortuna perché Daniele mi ha cambiata in una persona migliore. Daniele è un bambino in grado di cambiare il mondo.

Lui attualmente frequenta con grandissimo successo e risate la prima media, ha insegnanti eccezionali e un gruppo classe unico, sono felice dei suoi successi e orgogliosa dell’uomo che sta diventando. La difficoltà maggiore è quando ci troviamo di fronte il muro dell’ignoranza di chi non comprende la straordinarietà dei nostri bambini.

Katiuscia Girolametti

Ad oggi, che apporto offre la società a famiglie che si ritrovano come voi a vivere la quotidianità di un bambino autistico?

Purtroppo la burocrazia non tiene conto delle famiglie che hanno un disabile a carico, bisogna ogni santo giorno armarsi di poca rabbia, pazienza e un vasto vocabolario con cui affrontare questo invalicabile muro tra le istituzioni e noi: marciapiedi assenti, rampe inesistenti, mancanza di mezzi pubblici adibiti al trasporto, parchi giochi inaccessibili, ore di assistenza non comprese… Siamo figli di nessuno, trattati come un peso da trascinare, una cultura politica e sociale lontana mille anni luci dalla parola inclusione. Scrivo di noi e continuerò a farlo perché voglio cambiare il mondo, anche solo una persona al giorno fino ai miei 100 anni. Voglio che ognuno di noi comprenda la diversità e la accolga, così com’è, senza la necessità di omologarla al proprio essere. Accettate il diverso!Con Daniele abbiamo vissuto molti episodi sia belli che brutti, questo succede in ogni famiglia, io credo ancora nel genere umano, credo nella bontà del prossimo e ho grandi speranze che nessuno potrà mai portarmi via.

La normalità è sopravvalutata” a chi è rivolto in particolar modo?

E’ rivolto a chi ha sete di storie vere o a chi semplicemente ha voglia di conoscere la nostra realtà dove il termine “normale” assume una connotazione importante, essenziale, perché quella normalità dev’essere ogni attimo inseguita, cercata, sudata. Quattro mura tra le quali ciò che per gli altri è banale diventa una conquista, ma non perché non lo sia o venga sopravvalutato. La verità è che sono gli altri a sbagliare, sono gli altri a non comprendere quanto anche il più piccolo granello di sabbia.

Bisogna raccontare, diverso è solo qualcosa che non si ha il coraggio di conoscere, diverso è qualcosa che non appartiene, diverso non è normale. Ma che cos’è la normalità?” ecco….Cos’è la normalità?

La normalità è qualcosa che non mi appartiene.

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