Un viaggio senza prendere aerei: Luca Sciortino

Nicole Cascione

Intraprendere un lungo viaggio dall’Inghilterra al Giappone, senza prendere aerei. Attraversare Europa, Ucraina Russia, Kazakistan, Siberia, Mongolia, Cina usando tutti i mezzi possibili, da vecchi treni e autobus a passaggi di autotrasportatori e raccontare l’esperienza vissuta attraverso le pagine del libro “Oltre e un cielo in più”, di Luca Sciortino.

Un libro rivolto a coloro che desiderano mettersi in viaggio da Occidente a Oriente stando seduti sul divano, a chi vuole idee su tragitti poco battuti sulla via dell’Oriente, a chi vuole riflettere sul significato del viaggio e a chi vuole far caso a quanto la vita e il viaggio abbiano in comune.

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Luca, 4 mesi di viaggio da Occidente a Oriente raccontati nel tuo ultimo libro “Oltre e un cielo in più”. Perchè questo titolo?

“Oltre” allude all’idea di andare sempre oltre, sempre avanti, in tutti i modi possibili, nel tentativo di raggiungere il Giappone, che era la meta agognata quando sono partito dalla Scozia. “Un cielo in più” allude invece all’idea che man mano che procedi conquisti nuovi Paesi, nuove culture, nuovi paesaggi, nuovi cieli. Come la storia del viaggio che racconto nel libro, anche il titolo ha il valore di una metafora: bisogna sforzarsi di andare sempre oltre, anche quando non sappiamo bene quale strada percorrere. La strada si fa andando.

Come è strutturato il libro?

E’ formato da sedici capitoli che raccontano le varie tappe del viaggio. Descrivono paesaggi, situazioni, volti e riportano ciò che le molte persone incontrate sulla via mi hanno detto. In questo modo il lettore si imbatte in uomini e donne di tutte le culture, vede i paesaggi che ho visto, vive le mie avventure… insomma viaggia, va dalla Scozia al Giappone senza aerei attraverso luoghi poco turistici. Va lì dove i valori di una data cultura sono più manifesti.

Ci racconti qualche episodio curioso che ti è capitato durante il viaggio e che hai raccontato nel libro?

Un giorno attraversavo la steppa kazaka su un vecchio autobus diretto a un villaggio sulle montagne del Tien Shan, nell’Asia Centrale. A un certo punto dovetti scendere, probabilmente per un’incomprensione riguardante il tragitto preciso dell’autobus. Mi ritrovai solo a camminare su una strada sterrata mentre scendeva la sera . Non credo ce l’avrei fatta. Dopo un po’ un tizio su un vecchio mezzo fuoristrada si fermò e fece marcia indietro. Io pensai volesse rubarmi tutto. Invece mi chiese se avevo bisogno di aiuto e poi mi accompagnò al villaggio. Parlavamo a gesti o usando il poco di inglese che conosceva. Alla fine, prima di congedarmi, lo ringraziai. Lui mi abbracciò e in un inglese stentato disse: “I Muslim, you Christian, we are brothers” (“Io musulmano, tu cristiano, noi fratelli”) e andò via. E io mi ritrovai davanti una iurta, al sicuro, sotto un cielo pieno di stelle pensando che siamo tutti parte di una stessa specie, una schiatta sperduta nell’universo. Il mio viaggio non sarebbe stato possibile senza le molte persone che mi hanno aiutato. E io oggi devo a loro se posso raccontare la mia vicenda in un libro.

A chi consiglieresti la lettura?

A chi vuole mettersi in viaggio da Occidente a Oriente stando seduto sul divano, a chi vuole idee su tragitti poco battuti sulla via dell’Oriente, a chi vuole riflettere sul significato del viaggio, a chi vuole far caso a quanto la vita e il viaggio abbiano in comune, a chi vuole imparare, a chi si chiede cosa vedrebbe se si mettesse in viaggio senza aerei attraverso Europa, Ucraina Russia, Kazakistan, Siberia, Mongolia, Cina usando tutti i mezzi possibili, da vecchi treni e autobus a passaggi di autotrasportatori.

Cosa ti piacerebbe trasmettere al lettore?

L’idea che la diversità delle culture, dei paesaggi, delle persone, della vita biologica va salvaguardata a ogni costo. E’ la nostra ricchezza materiale e spirituale.

In cosa ti ha cambiato il viaggio intrapreso? Cosa ti porterai sempre dentro di questo viaggio e cosa invece hai preferito dimenticare?

Penso di portarmi dentro i gesti di altruismo di tutti coloro che mi hanno aiutato ad andare sempre “oltre”, come recita il titolo del libro. D’altra parte, vorrei dimenticare la sofferenza dei profughi, dei poveri, dei vagabondi che vivono ai margini della società. Tipi umani nei quali ti imbatti in un viaggio come il mio.

Oltre e un cielo in più. Da una parta all’altra del mondo senza aereo

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