Loredana Berardi si racconta

Ad ottobre uscirà “Dentro l’oscurità”, il suo romanzo autobiografico

Di Enza Petruzziello

Crescere in un carcere di massima sicurezza durante gli anni più difficili della storia italiana, quelli di piombo, quelli macchiati dal terrorismo delle Brigate Rosse. Per Loredana Berardi scrittrice e autrice piemontese, non è stato affatto semplice vivere così. Adesso, dopo molti anni da quell’esperienza, ha deciso di mettersi a nudo e di raccontare tutto nel suo terzo libro edito dalla casa editrice “Gruppo Albatros Roma”. Ad ottobre, infatti, uscirà “Dentro l’oscurità”, il suo romanzo autobiografico. Una storia molto forte in cui Loredana narra la sua vita nel carcere di Novara dove suo padre comandava il corpo di Polizia Penitenziaria sotto scorta a causa di continue minacce. L’arrivo di Vallanzasca, le rivolte, gli spari fino all’incontro inaspettato con quei terroristi. Il romanzo prosegue con tantissimi colpi di scena: dalla depressione agli attacchi di panico, dalla bulimia all’autolesionismo, per poi scoprire di essere stata adottata. Una storia psicologicamente devastante già raccontata in parte per la rivista “Confidenze” e per il programma di Radio Rai2 “Pascal”.

“Dentro l’oscurità” è, però, molto più di un’autobiografia. Rappresenta un libro di rinascita perché – come racconta la stessa autrice – “nonostante tutto il mio passato burrascoso, oggi sono ancora qui, più forte di prima, per portare un meraviglio messaggio di speranza: che nella vita si può e si deve superare tutto, quando cadiamo, dobbiamo rialzarci, perché la vita è una sola è merita di essere vissuta sempre con i suoi dolori e le sue gioie”.

Loredana Berardi

Loredana quando hai scoperto la passione per la scrittura e che cosa rappresenta per te?

«La passione per la scrittura è nata da quando ero una ragazzina. Il mio sogno è sempre stato di diventare una scrittrice. Oggi ho realizzato questo desiderio e sono veramente contenta. La scrittura è una parte di me, quella silenziosa, timida, è tutto».

Esordisci nel panorama editoriale nel 2002 con un libro che oggi è alla sua terza ristampa dal titolo “Un angelo accanto”. E poi con la “Tempesta dell’anima”. Parlaci di questi due romanzi.

«Il primo libro “Un angelo accanto” narra, sotto forma di diario, la vita con il mio angelo custode, una piccola opera per grandi emozioni, arrivata appunto alla terza ristampa. Un traguardo inaspettato. Questo libro è anche inserito nella biblioteca comunale e ospedaliera di Novara come libro di lettura. Il secondo romanzo “La tempesta dell’anima”, arriva dopo un lungo periodo di silenzio, e il tema principale di questa opera è la solitudine, il vuoto dell’anima di una donna che insoddisfatta della sua vita decide di diventare “Lady”. Una donna che cerca attraverso le trasgressioni di riempire tutte le sue mancanze. Al momento non più in vendita per alcune problemi incorsi con la casa editrice».

Ad ottobre, invece, uscirà il tuo terzo libro, “Dentro l’oscurità”. Un romanzo autobiografico in cui racconti della tua adolescenza, degli anni trascorsi nel carcere di massima sicurezza a Novara insieme alla tua famiglia. Perché a un certo punto della tua vita hai deciso di metterti così a nudo?

«Questa è decisamente la mia opera più importante. Non è stato facile per me raccontare tutto il mio atroce calvario, ma alla fine ci sono riuscita perché era ciò che volevo veramente: tirare fuori tutta la rabbia e il dolore provati nella mia vita. “Dentro l’oscurità” vuole essere soprattutto una speranza per tutte le persone che stanno affrontando gli stessi problemi che ho avuto io. Il mio messaggio è che nelle vita si può e si deve superare tutto perché la vita è meravigliosa sempre. Il dolore oggi mi ha fortificata facendomi diventare peggio di una tigre inferocita. Ho vissuto ben 12 anni dentro quel carcere di massima sicurezza, è stato l’inferno più devastante della mia vita perché quando perdi la libertà sei come un morto che cammina».

Vivere e crescere in un carcere di massima sicurezza non è stato affatto semplice per te. Sotto minaccia e costantemente con la paura che da un giorno all’altro potesse succedere qualcosa. E poi l’arrivo di Renato Vallanzasca, uno dei più feroci criminali italiani che proprio nel carcere di Novara nel 1981 contribuisce a fomentare l’ennesima rivolta carceraria durante la quale vengono uccisi alcuni collaboratori di giustizia. E ancora, l’incontro inaspettato con i terroristi. Raccontaci di questi anni vissuti lì.

«Ho provato la paura sulla mia pelle che scorreva lentamente e silenziosamente, brividi di terrore hanno attraversato il mio sangue quando ci spararono con il mitra, per un attimo il mio cuore a quel forte rumore di mitragliatrice si fermò per lo shock… difficile descrivere quei momenti vissuti con gli occhi di una bambina. Quando al super carcere arrivò Vallanzasca fu un gran clamore, tra elicotteri, carri armati, polizia e carabinieri, sembrava veramente la scena di un film d’azione e io, dietro quelle tendine della finestra, osservavo tutto. L’incontro con quei due terroristi avvenne per caso. Iniziai a collaborare con il loro giornalino dedicato ai detenuti del carcere ma senza sapere nulla di chi fossero. Si instaurò tra noi una bella amicizia e poi loro decisero di raccontarmi tutto. Avevano fatto parte delle Brigare Rosse e Nere. Mentre ascoltavo avevo i brividi, loro sapevano chi ero e conoscevano pure mio padre. Ammetto di aver avuto paura all’inizio, ricordo ancora i loro sguardi cupi e misteriosi ma poi per dimostrarmi la loro amicizia decisero di portarmi nelle scuole dove avevano iniziato un progetto scolastico raccontando ai ragazzi delle superiori tutto il loro percorso e gli atti terroristici di cui si erano macchiati. Andai con loro ed ascoltando quelle “terribili” storie vedevo nei loro volti un vero pentimento per quello che avevo fatto».

Ma questa è solo una parte del tuo romanzo. Dopo un inizio macchiato di rosso, quello del sangue versato per colpa delle Brigate Rosse, le pagine diventano sempre più intime e personali. Racconti di te, della depressione, degli attacchi di panico e della bulimia, della scoperta di essere stata adottata. Come si fa ad uscire da quello che possiamo definire un incubo?

«Si, tutto iniziò dentro quel carcere, incominciai ad avvertire i primi attacchi di ansia, soprattutto quando scendeva la notte, mi ritrovavo nel mio letto con il cuore a mille e quel senso di mancanza di respiro. Poi con il passare del tempo gli attacchi peggiorarono sempre di più, sfociando in ansia fortissima e depressione all’inizio placate da farmaci. Se non uscivo da quell’incubo per me sarebbe stata solo la fine, voleva dire morire, sì perché alla fine tutto quel dolore mi stava ammazzando. La bulimia è arrivata dopo aver scoperto che la mia vera madre mi aveva lasciata, così almeno mi fu raccontato. È stato terribile, ero incastrata dentro un corpo rabbioso di più di 100 chili che non era il mio, dovevo riempire quel vuoto e invece mi stavo solo uccidendo. Ne sono uscita fuori dopo un lunghissimo percorso di psicoterapia individuale e di gruppo accompagnata da ipnosi e farmaci. Pian piano nella mia vita ho rivisto la luce, ma è stata durissima. Riguardare in faccia tutti quei fantasmi…».

Come è stato e come è oggi il rapporto con i tuoi genitori?

«Sono nata da una storia extraconiugale, mi definisco “figlia del tradimento”. Oggi il rapporto con la mia madre biologica non c’è perché così ho voluto! Io ho avuto una grande madre che mi ha cresciuta e amata come una vera figlia, a lei devo tutto, non esisterà altra madre al di fuori di lei.

Hai mai cercato la tua madre biologica?

«No, è stata lei a cercarmi per raccontarmi tutta la verità. È stato un altro shock!».

Il tuo libro è soprattutto un invito a rialzarsi, ad andare avanti. Come è cambiata la tua vita da allora? Che donna è oggi Loredana?

«Certo! Vuole dare un grande messaggio di speranza. Oggi sono serena anche se convivo ancora con alcune paure che oramai fanno parte della mia vita, inseparabili compagne di viaggio, ma sono felice, ho realizzato parte dei miei sogni e per una che non si è mai stimata nella vita è un grandissimo traguardo».

Sei rimasta a Novara, nonostante tutto, nonostante i ricordi dolorosi del passato. Hai mai pensato di gettarti tutto alle spalle e partire, andare via lontano?

«Questo è sempre il mio pensiero fisso tutt’oggi, ma a Novara ho il lavoro che mi trattiene al momento».

Possiamo dire, dunque, che per te finora il vero cambiamento è stato rimanere?

«Si, sono rimasta e con tutta la forza che avevo ho fatto di tutto per cambiare la mia vita, realizzare i miei sogni, perché sono stati loro il mio vero ossigeno nei momenti più brutti. Non sono una ragazza che si aggrappa alle persone, mi sono sempre aggrappata ai miei libri e loro mi hanno aiutata sempre».

Quali sono i tuoi progetti e sogni per il futuro?

«Adesso voglio solo godermi l’uscita del mio libro autobiografico, tutte le presentazioni, respirando l’aria della vittoria, della mia grande forza, perché oggi tutte quelle lacrime di dolore e disperazione sono diventate gioia e felicità».

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