L’arte dell’ozio: intervista con Giulio De Martino

L’ozio per essere una virtù deve rifuggire dalla criminalità e dall’illegalità. Due cose che sono molto presenti nel Meridione e nella sua società”.

Ne è convinto Giulio De Martino, napoletano del ’54, studioso e docente di filosofia, che ha collaborato al quotidiano “Il Manifesto” e ad altre riviste, curatore di una collana dedicata all’ozio per la casa editrice partenopea, Intra Moenia.

In tutto sei volumi per capire cosa è rimasto oggi di quel termine otium, che in passato indicava un’occupazione votata alla speculazione intellettuale, contrapposto al concetto di negotium, ossia cura dei propri affari. Ars Vivendi (L’ozio degli antichi), Stanchi del lavoro (Apologie dell’ozio), Passatempi di felicità (L’ozio e l’esperienza estetica), L’altro come scelta (L’ozio altruistico), Il gioco della città (L’ozio nella metropoli), Salvarsi l’anima (L’ozio della religione): sono i titoli che guideranno il lettore alla scoperta di una nuova dimensione. Quella della decelerazione.

L'arte dell'ozio

“Da qualche anno- spiega De Martino- si è diffusa l’idea che si possa vivere all’interno del nostro sistema con minore fretta, e quindi avvertire un ritmo del tempo più lento e cadenzato”. Di qui tutta una serie di valori, dottrine e pratiche che si contrappongono all’economia lavoristica e consumistica, e che il giornalista regala in questi preziosi manuali. Nei sei libri, infatti, c’è un catalogo di espedienti volti a liberare il proprio tempo e a salvare il senso della propria esistenza dalla massificazione e dalla catastrofe collettiva. Insomma, l’opera è un autentico collage di pratiche sovversive per fuoriuscire dalle nostre gabbie. Con l’effetto che la nuova prospettiva potrà suscitare qualche oziosa trasformazione. Esempi? Quelli raccolti nel volume L’altro come scelta, in cui si elencano vari indirizzi di comportamento antiegoistico per promuovere la socievolezza, come: il collettivismo, il solidarismo, l’altruismo. Ma altrettanto interessanti risulteranno le pagine de Il gioco della città, un’ antologia di brani, soprattutto letterari, in cui verranno in luce i comportamenti eccentrici, le forme di resistenza al produttivismo e alla standardizzazione. Vi si delineano figure come quella del poeta decadente o del flaneur. Del dandy. Mentre l’ultima icona è quella del cane randagio come simbolo filosofico dell’ozio metropolitano.

Ma parliamone con De Martino.

Come è nata l’idea?

L’idea di una collana antologica completa sul tema dell’ozio, sei volumetti tematici, mi è venuta dopo aver constato la diffusione di questo argomento in contesti diversi, ma tutti presenti nei movimenti e negli stili di vita anticapitalistici e anticonsumistici.

L’ozio come modalità di vita per riappropriasi di se stessi e dire basta a ritmi di vita ansiogeni, a modelli di vita ed economici che divorano. Cos’altro è per lei l’ozio?  E quali sono gli errori che di solito si commettono, parlando di ozio? Il punto decisivo per me è la distinzione tra una nozione negativa dell’ozio – che lo confonde con la pigrizia – e una concezione positiva dell’ozio che lo pone in continuità con la nozione antica dell’attività della cura di sé (skolé, otium) e come stile di vita anticapitalista.

Perché continuiamo a correre, lavorare, se c’è Internet? A leggere Domenico De Masi, ripreso in uno dei sei volumi, i tempi per oziare aumenteranno. Dunque, gli orari di lavoro diventeranno una finzione?

Nella società capitalistica industriale e post-industriale è obbligatorio lavorare. Con essa cambia poco dal punto di vista quantitativo anche se c’è internet o se c’è la globalizzazione. Ciò che cambia è solo la qualità del lavoro e non la quantità oraria di esso. Ma l’ozio antico pone attenzione anche agli aspetti quantitativi della vita umana. L’errore di De Masi è pensare che l’attenzione agli aspetti qualitativi del lavoro post-industriale sia una cosa “di sinistra”.

E’ possibile una vita senza lavoro? Forse ci si dovrebbe liberare di un lavoro alienante. Ma oggi siamo ancora parecchio estranei al nostro lavoro?

Per me rimane importante la lezione di Marx. Il lavoro liberato e il lavoro sfruttato: questa è la differenza. C’è chi non vuole farsi sfruttare e chi, invece, lo fa allegramente.

Mi descriva la giornata, la vita ideale di un ozioso. Quali possono essere i “passatempi” di un ozioso che portano alla felicità?

Le pratiche oziose sono state sviluppate da artisti, filosofi e gente comune fin dall’antichità e dal medioevo ed io cerco di documentarle in tutti e sei i libri.

Ozio e religione: quale quella che dà più valore all’ozio e che quindi non lo condanna?

Sicuramente le religioni orientali che però sono quasi scomparse

Ozio e geografia. Proverbialmente il Mezzogiorno è più pigro, più lento, più ozioso. Ricordo un vecchio libro di un mio professore Franco Cassano sul pensiero meridiano. Dunque, è il Nord che dovrebbe riscoprire l’ozio? O al Sud si fa confusione tra pigrizia (consolatoria) e ozio?

L’ozio per essere una virtù deve rifuggire dalla criminalità e dall’illegalità. Due cose che sono molto presenti nel Meridione e nella sua società. Il sud non si distingue per la pigrizia e neppure per l’ozio, ma per l’illegalità del non-lavoro e della predazione che sfruttano il lavoro e il risparmio degli altri e non hanno nulla a che fare con l’ozio.

Ma tutti potrebbero vivere oziando? O solo chi è benestante e ha un lavoro manuale?

Io pongo il tema di sistemi economici collettivi di tipo non capitalistico: sistemi locali. Vedi le idee di Vandana Shiva o di Franco Gesuali e di Serge Latouche.

Ozio e sentimenti. Ed in particolare, ozio e amore. Cosa le viene in mente?

Tutti i sentimenti sono tendenzialmente oziosi. Con il capitalismo, invece, li si vuole rendere consumistici e produttivistici. Le donne, da questo punto di vista, in quanto depositarie di molti sentimenti, sono ad un bivio: pilastro del sistema o sue antagoniste.

Intervista a cura di Cinzia Ficco

I sei libri di Giulio De Martino pubbicati da Intra Moenia:

Collana Ozio: Giulio De Martino

L’altro come scelta. L’ozio altruistico

OZIO

Ars Vivendi. L’ozio degli antichi

OZIO

Stanchi del lavoro. Apologia dell’ozio

OZIO

Salvarsi l’anima. L’ozio della religione

DE MARTINO OZIO

Il gioco della città. L’ozio nella metropoli

OZIO ED ESTETICA

Passatempi di felicità. L’ozio e l’esperienza estetica