«Ogni luogo risponde a una nostra domanda»

Non è il posto, ma le risposte che ci trovi. Ne è convinta Federica Brunini, giornalista, scrittrice, fotografa e instancabile viaggiatrice che ha dedicato ai viaggi gran parte della sua carriera e della sua vita.

Per lei ogni anima ha il suo luogo, e ogni luogo risponde alle domande che ognuno porta dentro di sé. Magari in maniera consapevole, magari no. La incontriamo telefonicamente mentre sta per prendere il volo per Malta, di ritorno dal tour promozionale in Puglia del suo libro, “Quattro tazze di tempesta”. Ha appena fatto il check-in in aeroporto, uno dei tanti della sua vita.

Ci diamo del tu, proprio come farebbero due amiche davanti a una tazza di tè. Proprio come fanno le protagoniste del suo romanzo, solo l’ultimo di molti. È infatti autrice de “Il manuale della viaggiatrice”, ma anche de “La matematica delle bionde” e di numerose guide turistiche.

Il viaggio è il filo conduttore della sua vita che l’ha portata a ideare la “Travel Therapy”, ovvero come curare i piccoli e grandi malesseri esistenziali con il viaggio giusto al momento giusto.

Da qualche anno vive a Malta, luogo che sente molto vicino al suo modo di essere e che le consente di esprimersi al meglio. Qui ha conosciuto l’imprenditore Manolo Mantovani, diventato suo business partner e poi suo compagno di vita, e con cui ha fondato i tour operator www.laelamalta.com e www.goingozo.com, realizzazione della sua visione travel terapeutica.

Entrambi i portali, infatti, offrono la possibilità di vivere vacanze e esperienze di viaggio su misura, speciali e rigeneranti. Ma quando e come nasce la sua passione per i viaggi? «Da una curiosità che ho avuto fin da bambina – racconta Federica -. Non sono mai riuscita a stare ferma. Dovevo sempre muovermi e andare a scoprire cosa c’era qualche metro più in là.

Ero l’incubo dei miei genitori perché mi perdevano mille volte. E poi crescendo ho continuato. Scherzando dico sempre che essendo nata e cresciuta a Busto Arsizio, vicino a Malpensa, evidentemente ho respirato le scie chimiche degli aerei».

federica brunini

Possiamo definirlo quasi un destino, il tuo, quello di viaggiare?

«Più che destino, la mia è stata una scelta consapevole. Proprio l’altro giorno guardavo le partite degli Europei di calcio.

Giocava l’Islanda che è stato il primo paese che ho visitato da sola a 16 anni. Avevo vinto una borsa di studio e mi ero accaparrata questo viaggio straordinario. Mi ricordo di essere partita adolescente per Reykjavík che, ahimè più di venti anni fa ormai, non si sapeva nemmeno dove fosse. Mi sono detta che tutto sommato è stato anche coraggioso da parte mia, perché tanti altri miei coetanei avrebbero pensato: “ma dove sto andando?”.

Invece io sono partita col mio sacco a pelo, sono andata a vivere in una famiglia islandese, a sciare sui ghiacciai, ed ero poco più che una ragazzina».

E poi hai trasformato la tua passione in una professione come reporter per importanti giornali. Da L’Espresso al Corriere della Sera, da Glamour a Vanity Fair, da Diva e Donna a Grazia e Vogue fino a Traveller. Viaggiare scrivendo. Un sogno per molti. Come ci sei riuscita?

«Ho sempre voluto scrivere ed è quello che per fortuna oggi riesco a fare. Ho appena pubblicato un romanzo con Feltrinelli che racconta sempre di un viaggio, e altri libri che parlano specificatamente del viaggio.

Insomma volevo scrivere, volevo viaggiare e quale migliore professione del giornalista di viaggio? Come tante cose nella vita ci sono riuscita per una serie di buone coincidenze e di buona volontà. Perché alla fine le cose accadono quando vuoi farle accadere. E quindi mi sono trovata a collaborare per Gulliver.

Ho sempre parlato un buon inglese, e così mi hanno mandato a fare il primo reportage a Philadelphia. Reportage che è andato molto bene e che mi ha permesso di continuare su questa strada».

Sei l’ideatrice della “Travel Therapy”. Il viaggio giusto al momento giusto guida per orientarsi nel mondo e scegliere gli itinerari che fanno bene al cuore e allo spirito. In cosa consiste?

«In tanti anni di vagabondaggio, per lavoro e per passione, mi sono resa conto qualche anno fa che avevo voglia di definire il mondo con un altro criterio che non fosse quello geografico dei paesi e delle nazioni.

E nella mia esperienza mi ritrovavo a catalogare il mondo spesso per stati d’animo. Per me esistono tanti viaggi e tante destinazioni che non sono però adatte sempre a ognuno di noi, ma sono adatte a un momento particolare della nostra vita.

Un esempio molto banale e che fa anche un po’ sorridere, ma che faccio spesso riguarda la fine di una relazione. Se il mio fidanzato mi ha lasciato e parto per le Maldive, mi suicido. Chiariamoci, sono un posto stupendo ma non rappresentano la destinazione emotiva in cui vivere quello stato d’animo di chi si è appena lasciato, perché non vedi altro che coppie in luna di miele e hai una prospettiva di questo posto, in quel momento, completamente sfasata rispetto alle tue esigenze emotive.

C’è una frase molto bella di Calvino che dice: “Le meraviglie del mondo rispondono a una domanda che tu ti porti dentro”. E quando viaggi hai una domanda, magari consapevole, magari no. Però sei portatore di una domanda e il posto è quello che ti dà le risposte. È necessario sapere quale sia la domanda altrimenti si rischia di andare a chiedere la risposta al posto sbagliato.

Un altro esempio molto drastico, ma fondamentale per capire la travel therapy è l’India. Molti quando sono in crisi esistenziale pensano: “Ora vado in India”. In realtà è un paese difficilissimo e molto violento per i contrasti che porta.

E non è detto che vada bene per tutte le crisi esistenziali. E poi quale India? Perché non stiamo parlando di un’isola di 30 chilometri. Per me l’India è portatrice anche di grande frustrazione e rabbia perché esaspera qualunque conflitto: c’è tanta morte sotto gli occhi, e tanta vita in un contrasto molto difficile da digerire e metabolizzare. Non è un posto terapeutico per l’anima. Lo può essere in determinate situazioni, ma non per tutti e non in tutti i momenti».

travel therapy brunini

I tour operator www.goingozo.com e www.laelamalta.com sono dunque la realizzazione della tua visione “travel terapeutica”?

«Nascono un po’ da tutta la mia esperienza di giornalista di viaggio e da una di quelle coincidenze della vita di cui parlavo prima. A Malta ero stata la prima volta nel 2003 per scrivere un reportage su Glamour in vista dell’entrata dell’isola nell’Unione Europea.

L’avevo trovata molto affascinante e molto interessante, ma anche molto povera e arretrata perché non c’era stato ancora l’ingresso nella Comunità. Mi aveva colpito molto, ma avevo continuato nei miei percorsi. Poi nel 2013 il giornale per cui all’epoca collaboravo mi rimanda a fare un altro reportage, sempre a Malta, e sempre a Gozo. La trovo moto cambiata e stimolante, sicuramente interessante per me in quel momento che stavo cercando da tempo un posto dove fare base che non fosse l’Italia e che non fosse una città.

Avevo voglia di mare, di natura e di una vita un pochino più rilassata e legata a delle scelte di vita personale come quella di essere diventata insegnante di yoga. Quindi cercavo un ambiente più vicino alla natura e che mi potesse permettere di entrare in contatto con me stessa. Ricapito dunque a Gozo e in quell’occasione incontro Manolo Mantovani che stava lanciando Laelamalta.com, il suo tour operator.

Così insieme abbiamo deciso di sviluppare il suo progetto su Malta e dopo poco abbiamo fondato Goingozo.com che è quella che noi chiamiamo la nostra seconda creatura, perché questo bambino un po’ più piccolo è tutto dedicato a Gozo, l’isola sorella di Malta, minore ma non per questo meno bella. Anzi forse proprio per questo più bella e interessante.

Con questo portale ho cercato di mettere in pratica i concetti della travel therapy e di inserire tutte quelle esigenze che io da viaggiatrice avevo sperimentato».

Chi è il viaggiatore tipo dei vostri portali e cosa cerca?

«Abbiamo un target ampio e variegato: famiglie con bambini piccoli, ragazzini che vengono a studiare l’inglese e che vogliono anche il divertimento notturno, coppie che cercano la fuga romantica, e tante donne che viaggiano da sole.

Proprio loro sono da sempre un mio pallino, in particolare quando ho fondato Goingozo. Io stessa ho viaggiato tanto da sola e trovo sia un’esperienza meravigliosa che vale la pena di fare. Mi sono però resa conto che molte donne si autolimitano. Possiamo essere sole per tanti motivi e in tanti momenti della nostra vita, ma la vacanza da sola crea sempre un po’ di imbarazzo e di agitazione.

E non tutte sono pronte a partire in solitaria, vorrebbero comunque avere il conforto di un’amica, di un fidanzato, di qualcuno. Perché la vacanza da soli fa paura. Per me ad esempio, cenare senza compagnia è sempre stato un incubo. Ti dici: il cameriere cosa penserà, magari che sono una single sfigata, oppure che sono a caccia. Insomma una serie di paranoie che alla fine ti rovinano il gusto della cena e tante volte del viaggio. Allora da lì è nata la voglia e l’esigenza di fare queste vacanze che definisco “esperienziali” o “vacanze attive”, durante le quali si fa un’attività di gruppo legata a hobby che possa interessare delle persone.

Penso ai seminari di teatro, piuttosto che a quelli di yoga, al corso di cucina ayurvedica o di fotografia con un fotografo professionista. Ancora, corsi di canto armonico e quelli di massaggi thai. Creare insomma delle situazioni per cui anche una donna single, incuriosita dal teatro, dallo yoga e dalla fotografia possa sentirsi a suo agio nel partire da sola e venire a farsi una vacanza.

Vacanza in cui è autonoma perché ha la sua casa, il suo appartamento o la sua camera. Allo stesso tempo però può trovare dei momenti di condivisione con cui ha modo di creare una rete di legami e amicizia con persone accumunate dallo stesso interesse, e con cui può magari decidere di andare in spiaggia, di andare a visitare una città e fare una vacanza».

I tour operator Goingozo.com e Laelamalta.com sono molto giovani. Con voi i clienti vivono e sperimentano una nuova dimensione di viaggio che può essere costruita ad hoc sulle loro esigenze, grazie alla vasta scelta di servizi offerti, all’attento customer care, ai portali interattivi online e il facile sistema prenotazione. Offrite anche pacchetti speciali, penso alle Farm House o allo speciale Movie Tour dedicato al fenomeno del momento, il tanto seguito “Trono di Spade”. Qual è il segreto del vostro successo?

«Crediamo molto nel customer care. Siamo stati infatti definiti “concierge” perché ci prendiamo cura del cliente minuto per minuto, dal momento in cui atterra sull’isola di Malta al momento in cui riparte. Tramite whatsapp, e-mail, telefono (forniamo una scheda telefonica maltese a tutti i nostri clienti) rimaniamo in contatto costante con loro.

Per cui di ora in ora possono rivolgersi a noi per avere consigli sui luoghi da visitare, sui bar in cui gustare un buon aperitivo, o sulle spiagge migliori per condizioni di vento e assenza di meduse. Cerchiamo quindi di seguirli passo dopo passo. Il mondo dei viaggi è variegatissimo e ti offre di tutto. Chiunque può andare sui diversi siti e prenotarsi un viaggio.

Però, nel momento in cui arrivi in quel posto, non c’è nessuno a indirizzarti e guidarti. Abbiamo così ragionato in termini di tempo. Oggi le nostre vacanze, a parte alcuni fortunati, hanno un termine. Spesso abbiamo a disposizione una settimana, al massimo dieci giorni. Un periodo limitato. Se non conosci e non hai gli strumenti per entrare immediatamente nella realtà locale, rischi di perdere moltissimo tempo, e a volte non te lo puoi permettere.

Allora perché non affidarti a qualcuno che è locale e conosce bene il posto? Che ti aiuti e ti guidi minuto per minuto per vivere al meglio la tua vacanza offrendoti i consigli giusti, le traiettorie migliori, i suggerimenti corretti. Per noi questo servizio ha un valore e fa la differenza».

Hai viaggiato tanto. Ma anche tu a un certo punto hai deciso di lasciare l’Italia e trasferirti. Perché proprio Malta?

«Da tempo cercavo un posto dove trasferirmi. Avevo in mente altre mete esotiche, probabilmente anche più allettanti per l’immaginario collettivo.

Ero lì che riflettevo su Bali, piuttosto che sulla Provenza. Poi è capitata Malta e devo dire che sono stata fortunata. La ritengo un’occasione unica. L’isola in questo momento è in forte espansione. È l’unico paese dell’Unione europea che ha il Pil in crescita.

Hanno fatto grossissimi investimenti in termini turistici e ogni anno arrivano milioni di viaggiatori da tutto il mondo. È internazionale, ma nello stesso tempo è vicino a casa e mi permette di essere a Milano, Roma, in Italia in qualsiasi momento in un’ora e mezza di volo. Inoltre è leggermente più economica dell’Italia, un vantaggio da non sottovalutare.

La cultura è mediterranea, per cui non subisci quello che può essere lo choc del cambiamento e del doverti adattare a usanze totalmente differenti. Malta ha una struttura sociale molto più anglosassone per cui, pur essendo un paese mediterraneo, è organizzato come l’Inghilterra. Unisce, quindi, tutta una serie di elementi che per me sono dei vantaggi.

Poi ho incontrato Manolo che oltre a essere diventato il mio business partner, è diventato anche il mio compagno, e quindi Malta si è trasformata una scelta di vita».

Manolo Mantovani

La tua vita si svolge tra Malta e l’Italia quali differenze ci sono tra i due Paesi?

«In questo momento l’isola è in ascesa, mentre in Italia stiamo affrontando quella che è in tutti gli effetti una crisi e, nonostante Renzi si ostini a negarlo, siamo in recessione.

Malta vuoi perché è una realtà più piccola e snella, vuoi perché è entrata da poco nella Ue, ha una storia più recente. Sta galoppando. Valletta sarà capitale della cultura nel 2018, quindi ci aspettiamo ancora altri numeri e altri turisti.

È un’isola che ha ricevuto molti fondi europei che sono stati bene impiegati per la promozione e lo sviluppo, ed è una realtà assolutamente sicura dove la criminalità è pari a zero. È sicura anche dal punto di vista del terrorismo che purtroppo ha colpito altre mete e altre destinazioni. E poi ha una posizione strategica dal punto di vista geografico tra Oriente e Occidente. È molto comoda ad esempio per raggiungere l’Europa, e allo stesso tempo è un avamposto facile per arrivare a Dubai dove ci sono voli diretti quotidiani. Insomma ti si apre tutta l’Asia».

Dal punto di vista occupazionale, cosa offre l’isola che in Italia non si trova?

«Dal mio punto di vista ho trovato tutto. Sono riuscita a conciliare il mio lavoro di giornalista, scrittrice e tour operator.

Sono stata chiamata dal Ministro di Gozo come consulente per la promozione dell’isola. Mi sono trovata, non a perdere, ma a guadagnarci anche in lavori e in situazioni che in Italia erano inimmaginabili. Non avrei mai pensato di lavorare per un ministero e a stretto contatto con un ministro, facendo qualcosa di assolutamente nuovo per me e in una cornice di fiducia reciproca.

In generale ci sono moltissime opportunità. Stanno arrivando tantissimi italiani di tutte l’età, di tutte le provenienze e di tutte le estrazioni. Se prima sull’isola sbarcavano per lo più ragazzi alla ricerca di un’occupazione come camerieri, cuochi, o per aprire una gelateria, adesso arrivano professionisti di tanti settori con un loro bagaglio culturale e professionale interessante.

Qui si riqualificano e trovano spazi nell’università, nelle imprese private, nel turismo e non solo. Insomma si stanno aprendo davvero tante opportunità per gli italiani e per gli europei. Penso agli spagnoli, agli inglesi e irlandesi. Nell’ultimo periodo stiamo assistendo a una forte un’immigrazione dal Nord Europa.

Malta, infatti, è tra i pochi paesi della UE che concede licenze alle compagnie di giochi d’azzardo che sono per lo più nordeuropee. Ci sono quindi molti svedesi e norvegesi che vivono qui».

Al tuo attivo hai anche numerose pubblicazioni e romanzi. Penso a “Il manuale della viaggiatrice”, “Il piccolo libro verde dei viaggi” e le guide turistiche su Milano e il Cilento, eTraveltherapy”. L’ultimo, edito da Feltrinelli, è Quattro tazze di tempesta. Quattro, come le amiche che racconti, che si ritrovano alla soglia dei 40 anni in un piccolo paesino della Francia per il compleanno di una di loro, Viola, fuggita dopo la morte del marito a La Calmette. Qui ha aperto un negozio di tè che serve in base agli stati d’animo dei suoi clienti. Le altre arrivano per festeggiare con lei, e pagina dopo pagina i lettori iniziano a scoprirle tutte: con le loro caratteristiche, le loro storie, le loro tempeste e i loro caratteri. Ancora una volta al centro di un tuo libro c’è il viaggio. Possiamo definirlo un viaggio nell’amicizia tra donne?

«Bella definizione. In effetti tutta la nostra vita è un viaggio. Qualunque cosa facciamo è un viaggio dentro noi stessi e dentro ciò che ci circonda. L’amicizia è sempre stato un valore per me e credo che lo sia in particolare quella tra donne.

Una sisterhood che non sempre è possibile, ma auspicabile. Credo che le donne insieme possono sempre fare tantissimo quando non diventano rivali, molto di più degli uomini. E perché gli amici sono in effetti la famiglia che ci scegliamo, quei legami non di sangue, ma di affinità elettive che rappresentano la nostra famiglia e quindi vale la pena investirci, vale la pena raccontarla.

Sto tornando dalla Puglia dove ho fatto un tour promozionale, ho girato posti meravigliosi, ho incontrato tantissime donne che mi hanno raccontato le loro storie e detto quanto il libro abbia cambiato la loro vita.

Sta nascendo un rapporto di condivisione con le lettrici che spero non si interrompa e che mi dimostra che il libro ha toccato dei punti su cui le 40enni di oggi si stanno confrontando, e di cui forse ce ne era bisogno».

4 tasse di tempesta

Qual è stato il tuo viaggio più bello?

«E’ sempre difficile dirlo perché sono tutti belli per me. Però ho dei ricordi bellissimi del Cile e del deserto di Atacama che ho trovato davvero memorabile: un deserto di sale su cui cammini e sotto di te la terra scrocchia.

È un posto che almeno una volta nella vita bisognerebbe vedere. L’Australia è un altro paese dove tornerei, così come la Polinesia. Insomma quei luoghi dove c’è tanto spazio e la natura ha il sopravvento. Un controsenso pensando che adesso vivo su uno scoglio, anche se è molto selvaggio e ha una sua magia».

E quello che non rifaresti?

«Ci sono due città con cui non vado d’accordo. Una è Bruxelles, è una città bellissima ma ha un’energia che con me non funziona. E l’altra è Venezia, altro posto meraviglioso, ma tutte le volte che vado via penso sempre a quanto sia faticosa. Ma questo fa parte del mio karma personale da viaggiatrice».

Prossime destinazioni?

«Passerò l’estate a Gozo, un’estate di lavoro. Poi ho voglia di tornare in Oriente, sto programmando un viaggio in Vietnam e Cambogia dove vorrei andare questo inverno, ma non escludo incursioni altrove come Porto che è una città che amo molto in Portogallo, magari a settembre per la vendemmia».

Allora buon viaggio!

«Grazie».

Di Enza Petruzziello