Vita in campagna: la storia di Caterina

E tu Caterina, cosa vuoi fare da grande?” “Voglio andare a vivere in campagna!” Così rispondevo quando avevo circa 7 anni alla domanda della mia maestra. Avevo già le idee chiare sulla mia futura vita in campagna, ma il fatto che alla fine il sogno si sia avverato non credo dipenda dalla determinazione, come molti dicono, credo che sia più che altro una questione di predisposizione naturale. Io la città non l’ho mai sopportata e da che mi ricordo ho sempre adorato la campagna, la solitudine, il silenzio, l’isolamento. Passavo tutte le vacanze scolastiche nella casa di campagna di famiglia, una cascina in mezzo al verde, lontano dal paese, su una collina. Altri bambini ne vedevo pochi e passavo le giornate ad arrampicarmi sugli alberi e a studiare le cose che più mi interessavano della natura: insetti, fiori, escrementi di animali selvatici,…

Ero completamente ignara del fatto che in quello stesso periodo il mio futuro marito, allora ventenne, in quella stessa valle solo un po’ più su, stesse iniziando a preparare quella che poi sarebbe stata la “nostra fattoria”.

vita in campagna

Matteo aveva vissuto l’infanzia e l’adolescenza a Vigevano, aveva frequentato la montagna ed il parco del Ticino ma la sua scelta non era dipesa dalla pura vocazione ma bensì da una profonda necessità di trovare un significato alla vita che andasse al di là delle compagnie di amici e così era partito alla volta di Caldirola mosso da un travagliato misticismo.

Mentre io ero in seconda elementare lui acquistava la prima terra, una riva spinosa e scoscesa e con paziente lavoro iniziava a bonificarla cercando di renderla fertile e un po’ più piana, comprava i primi cavalli e si lanciava in questo nuovo mondo.

Nessuno dei due seppe mai dell’esistenza dell’altro fino ad una mattina d’inverno del 2002.

La Fattoria l’aurora era cresciuta e vantava una sessantina di cavalli allevati allo stato semibrado e una ventina di pecore, nonché stalle, recinti e praticelli all’inglese curati dalle suddette pecore.

Io stavo studiando all’università Scienze della formazione primaria, lavoravo come baby sitter e hostess e spendevo tutti i miei risparmi in passeggiate a cavallo, cercando nel frattempo di capire come avrei fatto a poter lasciare la città in cui vivevo (Milano).

Fatto sta che una mattina una mia amica del maneggio che frequentavo mi invitò alla transumanza dei cavalli di Matteo, io accettai e li ci conoscemmo. Andai a lavorare con lui alla fattoria ci sposammo e nacque una bimba.

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Ora non sto a dilungarmi nei dettagli di quell’incontro perché sono già ampiamente descritti nel mio libro “Le storie della Fattoria” (Editore Salani) e se vi interessa la parte romantica e suggestiva vi consiglio di leggerla lì, vi dirò piuttosto di come la mia mente si sia improvvisamente aperta.

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Sono veramente mille i modi che si possono trovare per vivere in campagna! Sicuramente è molto difficile al giorno d’oggi vivere di agricoltura ma è altrettanto sicuro che sia conveniente avere un lavoro part-time e dedicare l’altra metà della giornata ad un piccolo orto e qualche animale da cortile. E’ anche vero che a qualcosa bisogna rinunciare io ad esempio non vado al cinema da 5 anni e vado a fare la spesa ogni 15 giorni, però mangio le mie uova e le mie zucchine, ho due cani enormi, il mio gatto vive libero e felice e quando ho voglia mi faccio un giro a cavallo, il quale risiede in giardino.

Io ho avuto una grandissima fortuna perché in più posso vivere di questo meraviglioso lavoro con gli animali ma ho un sacco di amici che hanno dei lavori normali con i quali in città non caverebbero un ragno dal buco, che qui si possono permettere case discrete con giardino e animali; sono cameriere, muratori, impiegati, donne delle pulizie,etc… E non mancano neppure i manager in carriera che fanno i pendolari.

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E’ forse anche vero che per i bambini ci sono meno opportunità di attività extrascolastiche ma a cosa serve una palestra quando hai un pony in giardino e una collina piena di alberi?

I nostri figli giocano nei prati e anche se di bimbi ce n’è pochi, una compagnia si trova sempre.

Non so nemmeno io perché sto scrivendo tutto questo, sono una persona solitaria e sono molto felice che quassù ci sia poca gente però voglio dare un messaggio positivo a tutti coloro che vorrebbero andarsene dalla città e pensano di non poterlo fare: non è vero, SI PUO’!

Caterina Bernardi

www.fattoriaaurora.it

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