Sarebbe Fe= ds/dt. “Niente di trascendentale – fa capire – la felicità sarebbe la variazione rispetto al tempo dello stato di una persona. Non spaventatevi, le cose sono più semplici di quello che appare. Un esempio? La felicità è la sensazione che proviamo quando passiamo da una situazione peggiore ad una migliore. La felicità non è acquistare il nuovo tv color 42 pollici o la casa al mare. Ma si ha quando questi acquisti rappresentano un miglioramento rispetto alla situazione pregressa. La felicità, inoltre, non dura, per cui se si aspira ad una vita mediamente felice bisognerebbe aumentare il proprio stato con costanza. Dovremo rendere continue le situazioni che ci danno felicità”.

felicità formula

Dunque per essere felici, si deve poter entrare e uscire dallo stato di benessere, con intervalli di tempo sempre più corti.

Il prof, che ha sospeso per due anni la sua attività per vivere in una piccola missione del Sudan e costruire una scuola professionale per i ragazzi del posto, aggiunge: “E’ così, lo so che è banale. La banalità trova sempre rifugio nei libri. Altrimenti l’editoria non riuscirebbe a pubblicare così tanti titoli. In realtà vi sono molte alte considerazioni che si possono costruire attorno a quella semplice formuletta”. Tipo? La formula dice che quel che conta è l’incremento e non il punto di partenza. Dice anche che, dopo un certo tempo dal quale una condizione di benessere è acquisita, la percezione di felicità dovuta a quella condizione non è più influente.

Dan Gilbert, psicologo americano, nei suoi studi sulla felicità ha riscontrato che, dopo un certo tempo, la percezione di felicità di gente che vinceva alla lotteria aveva livelli comparabili con quella di gente che, a causa di un incidente, rimaneva paralizzata. Entrambi erano felici allo stesso modo. Gli incrementi sono importanti indicatori di benessere, ma svaniscono nel tempo, questa è la conclusione.

Ricorre ad  un tipo che viene lasciato dalla moglie per spiegare la felicità!

Sì, nel libro il personaggio principale è stato lasciato dalla moglie. E non è un dato autobiografico. In realtà sono felicemente sposato.  Un personaggio del genere, un po’ sfortunato, un po’ titubante, si combinava bene con la figura di un ipotetico narratore che parla di felicità. Non volevo scrivere un saggio sulla felicità. Non ne avrei le competenze, non essendo uno psicologo, o un sociologo e nemmeno un filosofo. Ho voluto solo rappresentare quello che la felicità è per me. E nel farlo ho scelto la forma della narrativa. Tutto qua. Per quanto riguarda la formula, posso dire che essa esprime un fatto: la felicità è improvvisa, sfuggente e, per sua natura, tende ad affievolirsi col tempo. Come vede, niente di nuovo. Ho scritto abbastanza d’impulso. E a ispirarmi sono stati gli infelici.

Tutti posso accedere a questo tipo di felicità?

Beh, certo. Il mio libro tra l’altro è improntato sull’ironia. Non vuole dare ricette, vuole solo accennare ai meccanismi con cui la gente si procura felicità. Per tale motivo, il finale sconclusionato non è altro che la riprova di come non bisogna prendere alla lettera quei libri che citano contemporaneamente nel titolo  le parole “felicità” e “formula”.

Come si calcola questa formula?

La felicità è la variazione di uno stato di benessere rispetto al tempo. Tanto più intensa è la variazione, tanto più intensa sarà la felicità immediata. E fin qua, tutto ovvio. Però, se si permane per troppo tempo nello stato di benessere, dalla formula si ottiene che la felicità precipita a zero.

Ci sono formule concorrenti?

Ce ne sono un bel po’. Ad esempio, quella proposta da Rothwell, che coinvolge le aspettative. O quella di Seligman, che chiama in causa l’elemento volontà. Ce ne saranno all’infinito di formule. E’ urticante pensare al fatto che un qualcosa di così importante come la felicità possa essere allo stesso tempo così sfuggente. Da qui l’esigenza di sistematizzare, dare ordine, scovare formule rivelatorie.

A chi farà storcere il naso questa formula?

A chi non sa ridere e si prende troppo sul serio.

Lei l’ha già applicata?

Ogni giorno. Ma non sono bravo in questo. Ognuno, comunque, ha la sua formula dentro di sé.

Già brevettata?

Se tutte le formule che si trovano su saggi/libri pseudocomici potessero essere brevettate, il mondo sarebbe più divertente. Ma di sicuro meno efficiente.

In futuro?

La formula spiega soprattutto perché, a lungo termine, non si è felici di un qualcosa che dovrebbe all’apparenza concedere felicità eterna.

Di cosa c’è bisogno per applicarla?

Basta vivere.

A cura di Cinzia Ficco