E’ Paolo Legrenzi, docente di Psicologia nell’Ateneo Iuav di Venezia, a scriverlo nel suo ultimo libro La fantasia- I nostri mondi paralleli (Il Mulino).
A sentire il professore i bambini giocano e gli adulti inventano storie che li trasportano in modi diversi da quelli in cui vivono. La fantasia, per lui, è, quindi una “tendenza prettamente umana a immaginare mondi alternativi , sia sul piano individuale, sia su quello collettivo. Persino la pornografia, per quanto si alimenti di fantasie schematiche e ripetitive, nulla ha a che fare con le specie animali, che esibiscono kamasutra solo apparentemente ludici, dato che in realtà sono dettati da scopi esclusivamente funzionali alla riproduzione della specie”. Dunque, la fantasia sarebbe il mezzo a disposizione dell’uomo per arricchire e rendere più divertente il mondo che lo circonda. E in questo, uomini e donne sono differenti, dal momento che la capacità di creare mondi paralleli segue il ruolo che la società assegna a ciascuno di noi. “Quindi- spiega Legrenzi- se l’uomo mette in piedi una realtà che lo gratifica sul piano professionale, il mondo alternativo della donna sarà parallelo a quello della sua famiglia”. Un esempio di fantasia? Quello del marito frustrato sul piano professionale che racconta alla moglie di un ambiente lavorativo sereno, in cui tutto scorre in modo sereno.
“La fantasia- scrive il professore- si caratterizza per l’invenzione di un mondo alternativo- che si affianca a quello in cui viviamo – e non per l’immaginazione di un mondo futuro o passato di cui non potremo mai avere esperienza (terreno per eccellenza delle credenze a sfondo religioso e mistico). La fantasia non coincide con l’invenzione di soluzioni a dilemmi noti e ben circoscritti”. In quel caso si parlerà di immaginazione, molto differente. Quest’ultima, infatti, trova una risposta creativa a un problema non presente nel mondo reale.
“La fantasia segue le sue leggi particolari- aggiunge- nel creare mondi alternativi ma, è, per cosi dire relativamente sotto il nostro controllo”. E quando si parla di fantasia si dovranno tenere distinti il fantasticare e il sognare ad occhi aperti. Sono tendenze differenti.
In ogni caso per fantasticare e in modo sano, dobbiamo essere capaci di tenere a freno e gestire il mondo alternativo. Altrimenti, si cadrà nella fantasia malata. Eh, sì, perché la fantasia può essere anche fonte di inganno o autoinganno, può farci ammalare, intrappolandoci in labirinti dai quali non riusciamo ad uscire. Senza arrivare a chi pensa di essere Napoleone, la fantasia malata è quella di chi si trasforma in una macchietta e crea mondi talmente lontani da quello in cui vive, da cadere nel ridicolo. Casi di questo tipo si possono verificare nell’esercizio di fantasie erotiche, in cui l’altro viene usato senza avere la minima consapevolezza di quello che fa.
Interessante è anche il paragrafo in cui Legrenzi distingue la fantasia attiva, tipica, per esempio, di chi legge un libro, da quella passiva, di chi si cala senza alcuna consapevolezza nel personaggio di un telefilm. L’autore, inoltre, distingue tra utopie collettive, che tendono a dissolversi, e fantasie individuali, che rimangono, dal momento che la fantasia è un meccanismo personale di darsi forza, regalarsi emozioni, appunto arricchendo la propria vita, talvolta con mondi fantastici e fantasiosi.
Di qui una serie di consigli elencati nel libro, utili ad educare la fantasia. Occorre imparare sin da piccoli a a farla funzionare. Sarà utile approfondire le strategie e i vincoli cognitivi, che l’autore descrive, con i quali opera questa straordinaria capacità delle mente umana , che non è affatto contrapposta al ragionamento logico.
Cinzia Ficco