“La Zattera”, il nuovo libro di Fulvio Colucci

“La zattera”, simbolo della salvezza e del naufragio, della disperata lotta per la sopravvivenza. Questo è il messaggio nascosto tra le parole piene di angoscia e di speranza attraverso cui vengono raccontate sei storie, raccolte nel nuovo libro del giornalista tarantino Fulvio Colucci. Cinque donne e un uomo aggrappati con le unghie e con i denti alla cuffia di un call-center, diventata nel corso del tempo l’unica possibilità di sopravvivenza, l’unica fonte di guadagno, l’unica strada da percorrere per poter realizzare i propri sogni.

Tratto distintivo che unisce persone differenti fra loro è il desiderio di salvaguardare i propri diritti. E così, le lotte sindacali diventano il mezzo per poter far sentire la propria voce, non più attraverso una cuffia, ma di fronte a supervisori ormai integrati nel sistema. Un sistema da cui è difficile evadere, perché ti trattiene con la speranza di un contratto a tempo indeterminato dopo anni di contratti “a progetto”.

Sei storie, diverse tra loro: un’immigrata giunta in Puglia dall’Albania in cerca di una vita migliore; una madre di famiglia costretta a brevi attimi di intimità con il proprio marito, incrociato per caso sull’uscio di casa; una giovane precaria, la cui dignità viene ripetutamente ferita e lesa da una stabilità economica che tarda ad arrivare; un giovane ragazzo costretto a dividersi tra il lavoro e la sua passione, il canto lirico; una laureata che da Roma torna nella sua piccola città e dal ciglio del burrone vede la sua vita scorrerle davanti inerme; ed infine, la storia di una coppia di sposi che dividono la propria vita tra il call-center e l’acciaieria, un vero e proprio cancro che avvelena il respiro ma anche l’anima.

Un po’ come il call-center, dove lavorano centinaia di persone che ogni giorno, per otto ore, sono costrette a sentire il peso dell’umiliazione e dell’angoscia che gli attanaglia il cuore. Infatti, anche il call-center, proprio come l’acciaieria, avvelena l’anima e ti fa perdere l’umanità. “La rivoluzione delle cuffie? Difficile. Perché, appunto, non tutti credono nella necessità di lottare per un lavoro migliore.

Questa mancanza di coraggio nasce da una società senza coraggio. E una società senza coraggio è inquinata quanto e più dall’aria in cui galleggiano i veleni industriali”. Fulvio Colucci descrive con uno stile semplice e scorrevole spaccati di vita, dove la politica è uno sfondo sbiadito, senza contorni, una nube fumosa che, come i veleni industriali, non si vede ma si sente sulla propria pelle, senza poter fare nulla per levarsela di torno. Solo continuare a respirare, “restando umani”.

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Giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno, Fulvio Colucci è l’autore di “Invisibili, vivere e morire all’Ilva di Taranto” (Kurumuny, 2011) e “Liberté!”, viaggio nella tendopoli di Manduria (Il Grillo, 2011). Nel 1995, vinse il premio “Ilaria Alpi” con un servizio televisivo sui bambini delle case parcheggio al quartiere Tamburi di Taranto.

 

A cura di Nicole Cascione