Perché diciamo che la lettura di questo libro è illuminante? Perché espone alcune idee (anche provocatorie) che in Italia non si sono mai lette prima e neanche ascoltate negli innumerevoli dibattiti sulla situazione socio-economica del nostro paese. La tesi centrale del libro di Caprarica è che il nostro paese si trova attualmente nelle stesse condizioni dell’Inghilterra di trent’anni fa. Un’industria ridotta quasi alla rovina; uno stato sociale che dietro l’assistenzialismo era in realtà un colabrodo di perdite economiche; un debito pubblico arrivato a livelli quasi incontrollabili. Tutto ciò, così drammaticamente vero per il nostro paese oggi, descrive, con insospettabile sovrapponibilità, la situazione del Regno Unito alla fine degli anni ’70. Poi, in quegli anni, in Inghilterra arriva al potere una certa Margaret Thatcher, prima (e fino ad ora unica ) donna primo ministro del Regno Unito. Esponente del Partito Conservatore quella che diventerà famosa con il soprannome di Lady di Ferro, inizierà una politica davvero di lacrime e sangue.

Antonio Caprarica politica

Provvedimenti incentrati su quello che molti considerano il più spietato liberismo, tagli alla spesa, privatizzazioni e liberalizzazioni: insomma tutte quelle ricette che sembrerebbero fatali per un paese ridotto com’era l’Inghilterra di quegli anni. Ma, sorprendentemente, quel paese, da quella ricetta ha ottenuto la salute. Ci ricordano qualcosa quei provvedimenti? Che piaccia o no, alcuni di questi sono quelli tentati dal nostro governo tecnico, quello di Monti. Eppure da noi non hanno funzionato, o meglio, alcuni non è stato neanche possibile realizzarli. Motivo? Categorie e corporazioni hanno gridato all’ingiustizia, l’immobilismo e la difesa dei soliti interessi particolari hanno avuto la meglio. L’Inghilterra da malato grave è diventato un paese in cui la filosofia di un premier conservatore ha dato tali risultati da essere adottata in parte dal progressista Blair; il nostro paese, da malato grave rischia di diventare inguaribile. Perché? Cosa non funziona da noi? Perché in Inghilterra l’economia beneficia delle regole del mercato e della concorrenza? Perché l’acquisizione di alcune industrie inglesi da parte di capitali stranieri non è stata vista come una lesa maestà? (Alitalia docet) Perché il rispetto delle regole diventa trasparenza e quindi efficienza? Il libro di Caprarica è ricco di esempi, di confronti, di tesi che inducono a farsi qualche domanda, di dati presentati con chiarezza e arguzia. Leggendolo sembra di ascoltare il tono garbato, ironico e pungente che il grande giornalista ha quando fa i suoi collegamenti da Londra. Ma quello che scrive è molto “pesante”: dietro quello stile leggero e godibile ci sono idee e analisi provocatorie nel senso etimologico del termine e considerazioni fino a questo momento uniche.

E di alcuni degli aspetti più interessanti di questo testo parliamo direttamente con Antonio Caprarica che ci ha regalato un po’ del suo tempo per una bella chiacchierata telefonica. La curiosità più grande è capire da dove gli sia arrivata l’intuizione attorno a cui ruota tutto il libro. “Era l’11 dicembre 2011 – ci racconta – e mi trovavo ospite ad un programma della BBC. Con me c’era un economista americano che pronosticava la fine del nostro paese. Io, in una sorta di scatto di amor-patrio, mi ritrovai a proporre un confronto con l’Inghilterra della fine degli anni ’70. Mi ricordai di come stava l’Inghilterra allora e di cosa fece la Thatcher a livello politico ed economico. E badi che io ero tutt’altro che un suo ammiratore in quegli anni; la mia storia e la mia formazione erano ben diversi. Però, proprio in quel momento mi parve interessante un confronto di quel tipo. Così ho deciso di scrivere il libro. Credo che i lettori lo abbiano accolto con un certo interesse. Gli elettori invece mi sembra abbiano dato risposte decisamente diverse.”

Ci vorrebbe una Thatcher politica

La lettura del libro porta, forse inevitabilmente, a farsi alcune domande sulla cultura italiana, chiedendosi se non sia dunque un problema di mentalità. La risposta di Caprarica è ferma quanto garbata: “Vede – ci spiega – quando si parla di politica italiana sembra essere inevitabile sfociare nell’antropologia, nell’analisi del carattere italiano. Io vorrei sforzarmi però di andare oltre e di considerare che anche la mentalità inglese della fine degli anni ’70 non era priva di elementi critici. Tanto per dirne una, allora l’Inghilterra aveva un tipo di welfare che era davvero figlio di uno stato-bambinaia. Pensi che vi erano molti così detti squatters che, da una parte volevano fare i ribelli e dall’altra lucravano sul sussidio di disoccupazione. Anche in quella Inghilterra vi era una dinamica tra classi sociali molto immobile. Eppure – continua Caprarica – quella mentalità è cambiata, è stata davvero spazzata via. Potrebbe quindi cambiare anche da noi. Bisogna ripartire e per farlo, tra le altre cose, forse bisogna rimettere in discussione anche il concetto di decrescita felice. Non bisogna decrescere ma crescere. L’idea di decrescita felice mi permetto di definirla quasi una bufala. Da noi si decresce ma in modo tutt’altro che felice. Invece è indispensabile che il paese torni a crescere, aiutando e stimolando i talenti e chi vuole intraprendere. E per fare questo, che piaccia o no, bisogna capire che cosa sia il liberismo; che ha le sue regole e che deve averle.”Con Antonio Caprarica la conversazione si sposta sui video che ha girato per Voglio Vivere Così insieme a Doris Zaccone (la web series Vivo Così ndr) e ci si trova a parlare del concetto di responsabilità. “Vede c’è sicuramente del vero nel concetto di italiani mammoni e quindi poco propensi ad assumersi le proprie responsabiltà. Però non bisogna neanche adagiarsi sugli stereotipi. Certo la nostra è una cultura in cui, in linea di massima, la famiglia è un po’ troppo protettiva. La mamma italiana, in molti casi, vuole tenersi la covata vicina a sé. Però non per tutti è così. I giovani devono rompere gli ormeggi, fare le loro esperienze e prendere, come dicevo nel video, tante porte in faccia. Ma, nello stesso tempo, l’informazione deve anche cominciare a raccontare gli esempi che funzionano, le storie di chi le sue responsabilità se le assume eccome. Sempre per non restare prigionieri degli stereotipi.”

politica

E la chiacchierata non poteva finire senza aver fatto alcune considerazioni sul carattere degli inglesi. La nostra curiosità si è concentrata su un apparente ossimoro, sottolineato sia nel libro sia nei video, e cioè la tendenza inglese a non prendersi sul serio ma con il contemporaneo amore per la correttezza del comportamento: “Questa – ci dice Caprarica – è la tipica polarità presente nei geni degli isolani: umorismo e fairplay. Un mix presente anche e soprattutto nelle grandi figure, storiche e politiche. Quella ironia e autoironia che, in un certo senso, sono anche una tecnica di potere. In fondo l’ironia serve anche per ridimensionare le cose e per affrontarle dunque in maniera fattiva. Ma questa ironia va di pari passo con la correttezza, perché questa è quella che mantiene la cornice delle regole. Questo è davvero il fulcro della cultura inglese: il rispetto delle regole. Per un inglese la sconfitta, se arriva dopo un confronto fatto seguendo le regole, si accetta e basta. E da qui deriva anche la trasparenza.”

Che sia questa una delle marce in più del sistema-paese inglese?

Antonio Caprarica ha partecipato a due puntate della Web Series Vivo Così – Italiani nel Mondo:

www.youtube.com/watch?v=vu-_4BSgy18&list=UUQX3LCrmEjd4QEwwM6-DgZQ&index=3

www.youtube.com/watch?v=LZlcWR7KX2w&list=UUQX3LCrmEjd4QEwwM6-DgZQ&index=2
A cura di Geraldine Meyer