Devo dire di avere letteralmente divorato il nuovo libro di Riccardo Luna “Cambiamo tutto. La rivoluzione degli innovatori” edito da Laterza. E, ciò che mi ha spinto a comprarlo, oltre al nome dell’autore, è stato il sottotitolo che dice “Perché quelli che vogliono cambiare il mondo non aspettano. Lo fanno”.
Quella frase mi è parsa, non solo la chiave di lettura di tutto il libro, ma un modo per trovare conferma di alcune mie convinzioni; tra cui quella che, uno dei problemi del nostro paese è quello della deresponsabilizzazione fatta attraverso il lamento. Quella tendenza ad aspettare che qualcuno o qualcosa ci diano il permesso, le armi per combattere o le istruzioni per l’uso.
Riccardo Luna è un grande giornalista, che sa comunicare e in questo libro conferma tutto il suo mestiere, inondando di ottimismo ogni pagina ma facendolo con pragmatismo, se così possiamo dire, raccontando storie di rivoluzionari. Sì perché, forse non lo sappiamo, ma in Italia ci sono tanti esempi di persone comuni che, nel silenzio quasi totale, stanno facendo davvero una piccola grande rivoluzione: una rivoluzione di mestieri, di imprese e di mentalità, prima di ogni cosa. Sicuri che per cambiare le cose si debba fare e non chiedere permesso.
Questo libro è un’ode a internet e chi conosce Riccardo Luna non può dirsi sorpreso da questo. Luna, oltre ad essere stato direttore di Wired Italia, è stato anche l’uomo che ha candidato internet al Premio Nobel per la Pace. Il sogno di un folle? Tutt’altro. Perché internet è davvero, come lo definisce lui, un’arma di costruzione di massa. E questa è proprio l’arma che stanno usando i rivoluzionari di cui si parla nel libro.
Internet, non manca di ricordarcelo Luna, non è solo una rete di computer ma una rete di persone. E questa “piccola sfumatura” è quello che fa la differenza, sovvertendo veri e propri macigni culturali. Usare internet significa far ruotare ciò che si fa attorno a tre valori essenziali: trasparenza, partecipazione e collaborazione. E dietro quelle che sembrano solo tre parole c’è in realtà un altro modo di lavorare ma anche di vivere. Scrive Luna “Che tu debba far partire un’impresa commerciale, compiere una ricerca scientifica o amministrare un comune, la storia non cambia: la trasparenza, l’accessibilità di tutte le informazioni, la collaborazione dei migliori e la partecipazione alle decisioni finali delle rispettive comunità sono le ali del futuro.”
Cosa significa essere innovatori? Cosa significa cambiare? Il libro è ricco di esperienze di persone che, forse, hanno fatto una cosa tanto semplice quanto dura da ribaltare: hanno cambiato il concetto stesso di fallimento. Chi prova non fallisce, comunque. Chi prova si avvicina sempre più alla riuscita. E questo non è un elemento di poco conto in una cultura che, come la nostra, ancora colpevolizza gli inciampi.
Uno degli aspetti più interessanti di questo libro è il fatto che sgombri subito la falsa idea che usando internet tutti possano riuscire: con internet tutti possono provarci, ma in realtà solo i migliori riescono. Mai confondere la facilità d’uso con la facilita di riuscita. Anzi internet, proprio con la sua democraticità, fa emergere davvero solo il meglio. Ed è poi innegabile che internet sia stato il più grande creatore di posti di lavoro al mondo. Allora perché il nostro paese è agli ultimi posti nella diffusione della banda larga?
Ma la parte davvero emozionante del libro è quella delle storie di quegli italiani che sono riusciti a fare cose meravigliose, certo impensabili senza internet ma a cui internet ha fornito solo un medium, non certo la caparbietà e la voglia di fare. Cosa può fare una piccola scuola di provincia grazie ad un giovane preside innovativo? E cosa si può fare creando una moneta virtuale? E perché non creare un sistema di formazione aperta partendo dall’idea che si possa insegnare e imparare senza mettersi in cattedra e, creare da questo, una grande azienda? Queste sono alcune delle storie raccontate in questo libro che, davvero, solo con la testimonianza, costringe a farsi almeno venire qualche dubbio. Su cosa? Sul fatto che le cose dipendano da noi molto più di quanto sia comodo credere.
Non ci sono storie di figli di papà o di ricconi in questo libro; quindi non vale neanche l’alibi che per fare bisogna avere. A parte avere voglia di fare naturalmente. Un bel libro, un’infusione di speranza, un pezzo d’Italia che, finalmente, qualcuno ha deciso di raccontare.
A cura di Geraldine Meyer