“A cavallo verso nessuno” è l’ultimo libro dell’autrice Serena Guerra

A cura di Nicole Cascione

Una storia per tutti che potrebbe essere la storia di tutti. Un libro rivolto a chi crede nel senso della propria esistenza. A chi non teme di assumersi la responsabilità della propria vita e, con essa, della propria felicità. Rivolto a tutti coloro che cercano, che si interrogano, che non si arrendono.

Serena come e quando nasce “A cavallo verso nessuno”?

A cavallo verso nessuno” nasce nel corso di una vita intera. È la storia di un’idea, di una linea di pensiero il cui seme è stato presente in me fin da bambina. Nel tempo è germogliato, cresciuto, e quando ha finalmente assunto una vera forma e connotati precisi, ho pensato che fosse arrivato il momento di metterlo sulla carta.

Il titolo di un libro non nasce mai per caso. Raccontaci le motivazioni della tua scelta.

Il titolo, in effetti, è ricco di significato. Dopo una vita trascorsa inseguendo sogni che, purtroppo per lei, si rivelano essere irrealizzabili, la nostra protagonista si rende conto che la vera felicità non può venirle dall’esterno, da eventi o persone al di fuori di lei. Al contrario, l’autentica realizzazione, nonché il vero senso della vita, si possono conquistare solo ritrovando in profondità la propria anima, riconoscendosi come parte del grande spirito universale.

Per raggiungere questo risultato occorre però rinunciare ai propri confini, al consueto senso di identità, e abbandonarsi piuttosto ad una fusione completa con qualcosa di molto più grande. Il cammino che conduce la protagonista verso questa risoluzione, è costellato di cavalli. Dapprima amazzone, poi giudice ed istruttrice di equitazione, sarà proprio attraverso i cavalli che riuscirà a fare le esperienze per lei più importanti e significative e, soprattutto, sarà attraverso di essi che inizierà a sperimentare un vero senso di unità, a capire l’importanza e la bellezza del perdersi e fondersi in ciò a cui sentiamo appartenere di più.

“A cavallo verso nessuno”: il libro di Serena Guerra

La protagonista del libro ha qualcosa in comune con te?

Beh, è inutile negare che tra me e la protagonista ci sia molto in comune: i cavalli, le arti marziali, la linea di pensiero. Molti episodi si riferiscono ad eventi e personaggi reali, che ho avuto modo di sperimentare e conoscere di persona. Tuttavia non si tratta di un’autobiografia. In realtà neppure di una biografia. Qui, infatti, il vero protagonista non è una persona, bensì la Vita. La trama rispecchia il modo in cui essa usa gli eventi per condurci dove lei vuole, là dove saremo meglio capaci di farci le domande giuste, requisito indispensabile per ottenere le giuste risposte. Ci sono molte cose, in realtà, che non conosciamo della protagonista: non sappiamo chi sono i suoi amici, che lavoro faceva prima di incontrare i cavalli. Non sappiamo dove e con chi vive, se ha un cane o un gatto, e molte altre cose ancora. Non ci interessa. A noi interessano solo gli eventi che incidono sulle sue convinzioni, sulla visione che ha del senso della propria vita; ci interessa ciò che condiziona il suo percorso, gli stratagemmi che il destino pone in essere per condurla dove la vuole portare. Come ho già detto, “A cavallo verso nessuno” è la storia di un’idea, non di una persona.

Qual è il messaggio che traspare dalle pagine del tuo libro?

Io spero, sopra a tutto, un messaggio di fiducia.

Fiducia nel proprio percorso di vita, nel fatto che, seppure non subito e facilmente visibile, c’è un senso in ciò che ci accade, negli eventi più belli, ma ancor più in quelli più brutti.

Un’esortazione a ricercare la vera felicità in noi stessi, nel modo in cui ci poniamo di fronte ai fatti della vita, piuttosto che nei fatti stessi.

Tutti noi abbiamo la vera gioia, la vera realizzazione, già in noi, in attesa soltanto che ce ne rendiamo conto. Teniamo in mano un diamante che, per catturare la luce migliore, deve essere solo girato nel verso giusto. Non occorre cercarne altri, ma imparare ad usare quello che abbiamo già.

“A cavallo verso nessuno”: il libro di Serena Guerra

Una parte del romanzo che preferisci:

In realtà non c’è una parte che preferisco ad altre; c’è un passaggio, però, che trovo particolarmente cruciale. Dopo l’ennesimo fallimento, la protagonista del racconto sprofonda in uno stato di estrema prostrazione. Ecco il passo: (…) Se in passato ero stata ai ferri corti con Dio, adesso ero ai ferri corti con tutto, con me stessa e con il mio cammino. Vagavo per i boschi, per i monti e lungo i torrenti senza trovare più nessun sollievo, nessuna risposta. Le risposte erano finite.

Ogni dolore che nella mia vita pensavo di aver superato, in realtà era stato lui a superare me, era solo corso più avanti ad aspettarmi lì insieme agli altri, insieme a questo ultimo grande inganno che, come un pifferaio magico, li aveva richiamati tutti intorno a sé. Ero al capolinea.

La vita mi aveva sbattuto in faccia ogni porta a cui avevo bussato. Se non fossi riuscita a capire cosa voleva da me, non avrebbe avuto più senso neppure illudersi che qualcosa potesse cambiare, e il mio futuro sarebbe stato solo polvere e rovine.

Stavo annegando nel grigio mare del nulla, sentivo le sue gelide acque chiudersi sopra di me; e come un uomo che sta annegando desidera solo l’aria da respirare, così disperatamente io non desideravo più altro che l’unica cosa in grado di salvarmi: la salda mano della Conoscenza, la sola in grado di riportarmi su, fuori da quella trappola in cui ero prigioniera…

Dunque, nonostante il malessere che la affligge, la nostra amica continua a non perdere la fiducia nel fatto che, in ciò che le accade, ci sia un senso che le sfugge. E proprio grazie a questa fiducia, troverà la forza di volgere la sua ricerca nella direzione giusta: verso se stessa. Capisce che è finito il tempo di cercare sollievo in qualcosa al di fuori di sé, e si rende invece necessario comprendere ciò che la vita sta tentando di indicarle. E sarà proprio grazie a quest’ultimo, potente colpo di reni, che riuscirà infine a schiudere le porte della luce e della comprensione.

A chi è rivolto in particolar modo “A cavallo verso nessuno”?

“A cavallo verso nessuno” è rivolto a tutti coloro che credono nel senso della propria esistenza. A chi non teme di assumersi la responsabilità della propria vita e, con essa, della propria felicità. È rivolto a coloro che cercano, che si interrogano, che non si arrendono. Agli amanti -ovviamente- dei cavalli, ma non solo. A coloro che vorrebbero consolarsi dopo un dolore, a chi cerca semplicemente un po’ di svago. Il libro, infatti, è molto scorrevole; il linguaggio è semplice, ironico, leggero, e gli aneddoti divertenti sono numerosi.

Non è, invece, adatto a chi cerca il dramma, a chi piace piangere e tormentarsi in narrazioni complicate e dolorose. A chi è amante dei climi gelidi, delle situazioni squallide, degli scenari tristi e tetri. Ecco, per queste persone non va proprio bene.

A cavallo verso nessuno”, è una storia di luce.