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Claudio Stassi, fumettista, a Barcellona racconta la mafia

Scrittori a Barcellona

Claudio, fumettista a Barcellona, racconta la mafia

“La mafia è un fattore umano. E come tutti i fatti umani ha un inizio. E avrà un giorno anche la sua fine” (Giovanni Falcone).

Claudio Stassi è un bravo fumettista italiano che da tre anni vive a Barcellona. Ha lasciato la sua Palermo dopo che nel 2006 Salvatore Cuffaro (condannato poi nel 2011 per mafia) vinse le elezioni regionali contro Rita Borsellino, la sorella del giudice assassinato dalla mafia …

Claudio ha illustrato e scritto numerosi testi, ma quelli più famosi, tradotti e pubblicati oltreché in Italia, in Francia e Spagna, sono: “Brancaccio-Storie di mafia quotidiana” (2006. Ediz. Becco Giallo), che racconta la mafia quotidiana in uno dei quartieri “sensibili” di Palermo (dove peraltro è nato e cresciuto l’autore); “Per questo mi chiamo Giovanni” (2009. Ediz. Rizzoli), tratto da un libro di Luigi Garlando e dedicato alla memoria dell’eroico giudice Giovanni Falcone.

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Il lavoro di fumettista se lo è portato da casa, come una chiocciola, e dunque non risente i contraccolpi della crisi che anche nella città catalana continua a mietere vittime in termini di occupazione, soprattutto giovanile. L’ho incontrato alla Casa degli Italiani di Barcellona, dove presentava la versione spagnola del libro dedicato a Falcone (in Italia già alla seconda edizione).

Mi ha raccontato come nasce un fumetto su un personaggio d’importanza capitale per la storia della mafia italiana, come Giovanni Falcone, e le sue “motivazioni di trasferta nel capoluogo catalano”.

Voglio Vivere Così. Nel tuo libro la mafia viene mostrata, attraverso il racconto semplificato di un padre a un bimbo di una decina d’anni, come “un mostro”, “una cosa brutta e cattiva che si trova ovunque a Palermo”. Che significato ha avuto per te illustrare il testo di Garlando?

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Claudio Stassi. Quando sono stato contattato dalla Rizzoli che voleva incaricarmi il libro, ho provato un senso di “terrore assoluto”. Non mi sentivo in grado di affrontare un tema tanto difficile. Così, ho preso tempo e, per avere un appoggio morale, ho contattato la fondazione Falcone. Sono andato a parlare con Maria Falcone, la sorella del giudice e le ho spiegato il progetto. È bastato che lei desse la sua approvazione per farmi partire …

VVC. Il fumetto narra, tra l’altro, la vita del giudice, fino alla sua morte. Come hai potuto documentarti?

C.S. Ogni volta che facevo qualche tavola andavo da Maria a fargliela vedere e una volta gliel’ho portata a casa, nella stessa casa dove lei ha vissuto con il fratello per qualche anno. Sedermi davanti al tavolo dove lui la domenica si metteva lì con gli assegni e controllava i tracciati dei vari mafiosi e dei presta- nome, mi ha senz’altro influenzato. Poi c’è stata la parte dura, quella del dover illustrare la morte di Falcone … Non sono riuscito a disegnarla a Palermo. Sono partito. Sono venuto a Barcellona da amici per un mese e solo stando lontano ho potuto disegnare quelle tavole.

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VVC. Come si snoda il racconto?

C.S. È un percorso a 360º di quello che era la vita di Falcone, da quando è nato a quando è morto. Però il giudice è usato come espediente, perché in realtà si tratta del racconto di un padre ad un figlio, che si chiama appunto Giovanni per onorare la memoria di quest’ennesima vittima di mafia, che tenta di fargli capire che cos’è Cosa Nostra. Il padre usa parole molte semplici e tanto più incisive, perché vogliono dimostrare quanto infida sia questa piaga che, ormai, non riguarda soltanto la Sicilia, ma l’Italia e l’Europa.

VVC. Veniamo ora a Claudio Stassi. Perché hai lasciato la tua terra e il tuo paese?

C.S. Sono partito dall’Italia per necessità personali. Avevo voglia di cambiare posto. Non mi vedevo più né nella Sicilia in cui sono nato, né nell’Italia in cui sono cresciuto. La decisione di partire è stata subito dopo le elezioni in Sicilia del Governatore Cuffaro. Ho capito che la Sicilia non voleva – e non vuole – cambiare. All’inizio avevo pensato al Nord, però al Nord c’era Berlusconi e quindi mi sono detto “l’Italia è stata sicilianizzata” e a quel punto, assieme alla mia ragazza abbiamo deciso di tentare la carta dell’estero … Ed eccoci a Barcellona, dove viviamo da tre anni.

VVC. È più facile fare il fumettista in Spagna o in Italia?

C.S. Non saprei, è difficile ovunque – come per qualsiasi altro lavoro oggigiorno – con internet, poi gli spazi si riducono. Direi che per il mio tipo di lavoro è indifferente il luogo dove si abita.

VVC. Ti trovi bene a Barcellona?

C.S. Mi trovo benissimo. Barcellona è una città bellissima. Ha un’energia che ti ricarica ogni giorno.

VVC. Che consigli daresti a chi vuole venire a vivere a Barcellona dall’Italia?

C.S. Se sono intelligenti con voglia di fare, che vengano … altrimenti che restino in Italia.

Il blog di Claudio Stassi:

http://stassiclaudio.blogspot.com/

Di Paola Grieco

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