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Intervista con Rossana Rummo, direttore dell’Istituto di cultura italiana a Parigi

vivere e lavorare a Parigi

Intervista con Rossana Rummo, direttore dell’Istituto di cultura italiana a Parigi

“La cultura in Francia è considerata un investimento e non un costo. E i francesi si sentono più ‘cittadini’. E’ netta Rossana Rummo, napoletana del ‘53, che da due anni dirige l’Istituto di Cultura italiana a Parigi. Fino ad ora l’unica donna ad averlo fatto. Nell’intervista, rilasciata alla Redazione di Voglio Vivere Cosi, l’ex direttrice delle Scuderie del Quirinale parla del rapporto che i cugini d’Oltralpe hanno con la cultura italiana e delle differenze più evidenti tra i due Paesi. E non manca di fare rilievi al nostro Paese. E soprattutto, ai suoi connazionali.Come è finita su una poltrona che fino al 2008 è stata occupata da uomini?

Sono Direttrice dell’Istituto a partire da gennaio 2008 e sono effettivamente la prima donna a ricoprire questo incarico a Parigi. Questo non vuol dire che le donne siano poco rappresentate negli Istituti di cultura all’estero. Molte sono le donne a ricoprire questo ruolo in altre sedi di Istituti. Ho solo partecipato ad una selezione per la sede di Parigi e  sono stata scelta.

Ma perché ha lasciato l’Italia?

Avevo voglia di fare un’esperienza all’estero, non avendo mai avuto la possibilità nel mio percorso professionale di confrontarmi con realtà diverse da quella italiana.  Il mio rapporto con l’Italia, quando sono stata selezionata, era ottimo: ero direttrice delle Scuderie del Quirinale e del Palazzo delle Esposizioni, un’esperienza esaltante e molto positiva. La mia non è stata una fuga. Avevo solo il desiderio di sfidarmi ancora una volta.

Ritiene che la cultura in Francia goda di maggiore attenzione da parte dei cittadini e delle istituzioni rispetto all’Italia?

Le politiche culturali in Francia occupano storicamente un ruolo rilevante all’interno delle politiche nazionali, in termini  economici, di strutture, accesso allargato dei cittadini all’offerta culturale.

In che senso?

La cultura è un diritto riconosciuto a tutti e, come tale è sostenuto dallo  Stato e dalle Amministrazioni locali. Inoltre, la cultura è considerata un investimento e non un costo. Si può capire questo, se si pensa che Parigi è la capitale europea più visitata  grazie anche ad un’offerta culturale rilevante dal punto di vista qualitativo e quantitativo.

E questo, anche se l’Italia, sembra, abbia più monumenti da vedere. Un po’ demotivante.
E veniamo al suo mandato. Cosa ha offerto ai francesi in questi due anni? E come i francesi accolgono la cultura italiana?

L’Istituto Italiano di cultura di Parigi ha offerto in questi due anni e mezzo più di 600 eventi culturali, realizzati all’interno della storica sede dell’Hotel de Galliffet e all’esterno, attraverso collaborazioni con prestigiose istituzioni culturali francesi, quali: la Cinematheque Francaise, i Jeux de Paume, la Maison Europeenne de la Photographie, il Louvre, il teatro Odeon.  Un’offerta culturale varia nei linguaggi e nelle proposte, che ha toccato un vasto pubblico, francese e italiano.

Ma i francesi si sentono superiori dal punto di vista culturale agli italiani?

Il pubblico francese ha grande rispetto per la cultura italiana. Penso, ad esempio, al primato dell’arte italiana e dei suoi grandi maestri o del cinema  con i grandi registi quali: Fellini, Pasolini, Rossellini. E’ pure vero, però,  che i francesi conoscono meno l’Italia di oggi e i suoi artisti.

Perché?

Talvolta si ha l’impressione  che siano attaccati ad un’immagine dell’ “Italia che fu”, incapaci spesso di andare al di là degli stereotipi. In tal senso, il ruolo dell’Istituto diventa ancora più importante, perché punta a diffondere e promuovere la cultura italiana contemporanea e, al tempo stesso, a valorizzare il nostro immenso patrimonio artistico e culturale.

In genere, quali sono i pregi e i difetti dei francesi? Si lavora bene con loro?

I francesi, al di là di pericolose generalizzazioni, hanno una caratteristica che mi ha particolarmente colpito e che li differenzia da noi italiani: prima di ogni altra cosa si sentono “cittadini”, titolari di diritti e di doveri,  e questo senso di cittadinanza rappresenta uno dei fondamenti della società francese.  Se di difetti si vuol parlare, forse sono un po’ rigidi, meno flessibili di noi italiani.

A cosa si rinuncia vivendo a Parigi?

Forse ad una clima più piacevole, ad un approccio più “mediterraneo”.

Cosa si guadagna?

Maggiore organizzazione, e forse maggiore rispetto.

C’è una città italiana che le ricorda Parigi?

Parigi è una città unica in Europa, non vedo somiglianze. E’ questa la sua forza.

Cosa i francesi invidiano agli italiani?

Stranamente il nostro “way of life”, la bellezza del nostro paesaggio.

Quando scadrà il suo mandato?

Alla fine del 2011.

Poi cosa farà?

Tornerò al Ministero per i Beni e le attività culturali, da cui provengo come Direttore generale.

Intervista a cura di Cinzia Ficco

Rossana Rummo è nata a Napoli dove si è laureata in Scienze Politiche.Nel gennaio 2008 è stata nominata per chiara fama Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Parigi. Dal 2009 è membro del Consiglio di Amministrazione dell’Académie de France à Rome, Villa Medici. Ha ricoperto, in passato, diversi incarichi nei settori della Ricerca e dell’Innovazione Tecnologica, in particolare per il Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica. Dal 1998 è Direttore Generale della Pubblica Amministrazione.

A marzo 1999 è stata chiamata a dirigere il Dipartimento dello Spettacolo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e, successivamente, la Direzione Generale per il Cinema dello Stesso Ministero.

Nel 2001 ha ricoperto la carica di Commissario Straordinario per la Cultura del Comune di Roma. Dal 2002 al 2008 è Presidente del Teatro Mercadante – Teatro Stabile di Napoli e dal dicembre 2003 al dicembre 2007 è stata Direttore Generale dell’Azienda Speciale Palaexpo (Roma) che gestisce le Scuderie del Quirinale, il Palazzo delle Esposizioni, la Casa del Cinema e la Casa del Jazz . E’ stata anche membro della Commissione Nazionale dell’Unesco, dell’Assemblea di Eurovisioni e dei Comitati Celebrativi Nazionali del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

E’ stata consigliere d’amministrazione dell’Agenzia per l’Innovazione Tecnologica, dell’Università Roma Tre, della Scuola Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico e della Fondazione Gassman.

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