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Danilo: a Toronto ho realizzato i miei sogni

TORONTO

Danilo: a Toronto ho realizzato i miei sogni

Questa storia ha i contorni di una favola, una favola iniziata nel lontano 2004, quando Danilo decise, contro tutte le aspettative, di lasciare “il certo per l’incerto”, per volare dapprima in Australia e poi in Florida. Rimettersi in gioco, accettare i lavori più umili, fare prima il lavapiatti per poi diventare aiuto cameriere e infine cameriere, fino all’incontro che gli ha cambiato la vita. Un incontro che gli ha regalato l’amore e che gli ha permesso di realizzare tutti i suoi sogni professionali.

“La mia vita all’estero ha avuto inizio nel settembre del 2004. Premetto di aver iniziato a viaggiare in Europa all’età di 15 anni e ancora prima con mio padre, anche lui appassionato di viaggi, tanto che nel 2002 decise di trasferirsi a Rio de Janeiro. Ero consapevole sin dalla mia adolescenza, che Roma non sarebbe mai stata la mia fissa dimora anche se, devo dire, rimarrà sempre la mia città del cuore.

Non avevo mai avuto il coraggio di lasciare il certo per l’incerto, fino a quando nel 2003 conobbi il mio collega di lavoro Raffaele (eravamo tutti e due autisti di produzione alla Rai), da quel momento in poi i miei sogni si trasformarono in realtà. Raffaele aveva già vissuto a Sydney per circa due anni ed era tornato in Italia per un breve periodo.

Dai suoi racconti avevo capito che dovevo seguire l’istinto e partire. Così feci. Vendetti l’auto e la moto e partii con lui alla volta di Sidney. Il mio inglese era pari allo zero, ma la voglia d’imparare era tanta. L’unica cosa di cui eravamo certi era una piccola stanza in una pensione chiamata “Casa Italia”, situata nel quartiere italiano di Leichhardt.

Ovviamente il mio amico trovò subito un lavoro, perché era conosciuto e soprattutto conosceva meglio di me la lingua. Io non ero andato in Australia con l’idea di lavorare come lavapiatti o aiuto cameriere, purtroppo però, a differenza sua ero in un certo senso limitato, perché non conoscevo assolutamente l’inglese, per cui dovetti adattarmi a fare di tutto. L’esperienza in Australia durò quasi due anni e di progressi ce ne furono molti.

Nel corso di quei due anni non mi sono arricchito, ma ho vissuto discretamente senza farmi mancare nulla. Avevo un’automobile, una tavola da surf e due giorni liberi a settimana e questo bastava per farmi sentire il padrone del mondo! La mia vita prendeva una piega sempre più interessante, anche se altri pensavano che io fossi pieno d’illusioni. Il mio amico tornò in Italia un anno prima di me, anche perché la famiglia aveva un’attività in Italia. Io invece, dopo il secondo anno di permanenza, nonostante avessi raggiunto molti dei miei obiettivi, ero ormai pronto a cambiare capitolo.

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L’Australia non apparteneva al mio futuro, nonostante mi avesse regalato un’esperienza magnifica e piena di sorprese. Sempre con il mio amico Raffaele, decidemmo di intraprendere una nuova esperienza in Florida, esattamente a Miami Beach. Questa volta non c’erano programmi, non avevamo alloggio e non conoscevamo nessuno.

La cosa che mi rimarrà sempre impressa è il momento in cui uscimmo dal terminal dell’aeroporto di Miami, ci mettemmo in fila per prendere un taxi e dopo neanche 10 minuti eravamo a bordo. L’autista ci domandò dove avrebbe dovuto portarci. Io e Raffaele ci guardammo in faccia e sorridemmo. Non sapevamo dove andare e per giunta, non avevamo la benché minima idea della zona che avrebbe fatto al caso nostro. Così ci affidammo all’autista del taxi, che ci portò in un piccolo hotel in South Beach, frequentato da europei “Clay hotel”. Fu la nostra carta vincente: $50 a notte per una doppia, a tre minuti dalla spiaggia e a 5 minuti da Ocean Drive, la strada più frequentata di Miami Beach.

Il percorso che mi porta a Toronto parte da qui, precisamente da Lincoln Rd, dove conosco Sandrelle che diventerà in seguito mia moglie. Lei era in conferenza per tre giorni ed aveva esteso il soggiorno per rimanere a South Beach altri due giorni. Io lavoravo in un noto ristorante italiano come host e il mio compito era portare i clienti all’interno del locale. Inizialmente ci provai con lei, ma non funzionò, riuscimmo solo a scambiarci i numeri di telefono. Successivamente le cose cambiarono in meglio, tanto che, nei mesi successivi, Sandrelle venne a Miami un paio di volte ogni mese fino all’arrivo della primavera, quando mi portò in Canada per presentarmi alla sua famiglia.

Devo dire che fu la primavera più fredda che abbia mai vissuto. Nel corso dei mesi decidemmo di lasciare gli USA, poiché avevamo già rinnovato per ben tre volte il nostro visto da turista e l’idea di vivere negli States illegalmente non ci allettava visto le conseguenze negative che avrebbero potuto esserci. Non ero molto contento all’idea di trasferirmi in Canada: il freddo, la neve, il poco sole non rientravamo decisamente nel mio lifestyle, nonostante tutto però, nel settembre del 2007, mi trasferii a Toronto e a marzo del 2008 io e Sandrelle convolammo a nozze presso le Cascate del Niagara.

Sandrelle è sempre stato il mio più grande supporto da quando sono qui a Toronto, poiché integrarmi in Canada si è rivelato un po’ più difficile che in altre parti del mondo, solo dopo qualche mese di permanenza qui, sono riuscito a trovare il mio perfetto equilibrio. Arrivato a Toronto ho dovuto rimboccarmi le maniche e cominciare tutto dall’inizio. Qui in Canada se nel tuo CV inserisci le tante esperienze in diversi settori, sei considerato “over qualified”. Non conviene mettere “tanto, in tanti settori”. Se vuoi lavorare come cameriere, nel tuo CV devi citare solo le ultime tre esperienze lavorative in quel campo specifico.

Nel mio caso, ho cominciato come “busser” (assistente cameriere) per tre mesi, successivamente sono passato a cameriere ed è in quel momento preciso che ho capito che il Canada era il Paese migliore al mondo (in un buon ristorante l’importo medio delle mance si aggira dai $100 ai $200 a turno).

Da aiuto cameriere a titolare di diverse pizzerie, un’evoluzione professionale decisamente incredibile. Raccontaci come è avvenuto…

Dal momento in cui ci siamo conosciuti, Sandrelle ha sempre saputo della mia passione per la pizza napoletana ed è sempre stata convinta che se avessimo aperto un locale a Toronto, avrebbe riscosso un grande successo. Così, pian piano, abbiamo cominciato a realizzare un progetto che al principio poteva sembrare solo un’utopia. E’ stato un lavoro durato due anni, giorno e notte a lavorarci su, a creare il nostro brand, a decidere il nome e lo stile del ristorante, a creare il design del logo menù e via dicendo. Se non avessi avuto mia moglie accanto, non sarei mai arrivato a questo punto. Lei si occupa della parte amministrativa, aspetto molto importante qui nell’Ontario, dove la burocrazia è semplice da gestire conoscendone le regole. Noi siamo stati una delle prime pizzerie ad aprire qui a Toronto e siamo certificati dal marchio dell’Associazione Verace pizza Napoletana.

Ormai qui la pizza è un trendy, ci sono pizzerie che aprono ogni mese, ma sono poche quelle che mantengono l’italianità di ciò che offrono. Nel mio locale si respira aria italiana, aria di casa. Il nostro motto è “authentic italian”, può sembrare banale, ma la maggior parte dei ristoranti in nord America ha alterato la nostra cucina, trasformandola in Italian-American. I nostri prodotti invece, sono i migliori che si possano trovare, le mozzarelle di bufala arrivano fresche due volte a settimana, per la frutta e verdura invece, ci serviamo da un amico calabrese che tratta prodotti di altissima qualità. Il nostro staff è prevalentemente italiano, sono tutti ragazze e ragazzi venuti con il famoso working holiday visa, che sono stati successivamente sponsorizzati dalla nostra azienda. Decidere di trasferirmi in Canada ha segnato una svolta nella mia vita, come penso possa esserlo per chiunque. Qui la qualità della vita è nettamente superiore a quella italiana, dalle piccole cose come il poter andare a fare la spesa a qualunque ora del giorno o della notte, al non dover fare la fila in banca, al sistema sanitario a dir poco eccellente. Per quanto riguarda il lavoro, ci sono molte richieste nel settore delle costruzioni (molto ben retribuito) e nel settore turistico. Ma le posizioni più ambite riguardano il settore governativo, professioni pagate benissimo, ma che richiedono la conoscenza perfetta della lingua inglese e francese. Il Canada è uno di quei pochi posti al mondo dove tutto è possibile e dove c’è spazio per tutti. Siamo solo 33 milioni di abitanti per un territorio più esteso degli USA. Io personalmente tra i miei clienti, ho avuto modo di conoscere molti italiani che qui a Toronto ricoprono posizioni importanti in testate giornalistiche (Corriere Canadese), nelle radio (chin radio), nelle tv (omni tv), ecc. Gli italiani a Toronto coprono un ruolo importantissimo in quasi tutti i settori. Ovviamente non è tutto rose e fiori, di contro c’è il clima e la freddezza dei canadesi che, nonostante siano un popolo estremamente tollerante nei confronti delle altre culture con cui convivono, sono restii a creare rapporti solidi.

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Attualmente realizzare i propri sogni è diventata un’utopia. Quanto credi serva il coraggio e quanto la fortuna per arrivare a realizzare ciò che si desidera?

Io penso che la chiave vincente sia il coraggio, il coraggio di mollare tutto e partire. Qui a Toronto ci sono due tra i miei migliori amici, che come me sono stati coraggiosi, in Italia uno aveva un’attività e l’altro lavorava in polizia. Questo per me è vero coraggio! La mia fortuna è stata incontrare mia moglie che, con il suo supporto e la sua persistenza, ha permesso che i miei sogni diventassero realtà e l’aver incontrato persone che hanno creduto e che ancora credono in me. Ho fatto le cose giuste al momento giusto. Ma soprattutto, lezione ancora più importante, bisogna essere sempre positivi, lavorare duro e non accettare un “no” come risposta.

Invito tutti i miei connazionali di Toronto o che sono qui di passaggio a venire a provare la nostra cucina e la nostra pizza …vi sentirete come a casa vostra.

www.pizzaepazzi.ca

nfo@pizzaepazzi.ca

A cura di Nicole Cascione

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