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La mia nuova vita in barca a vela, Silvia lascia tutto per il mare

Silvia Latini

Silvia lascia tutto per il mare

A cura di Nicole Cascione

Chi era Silvia Latini un anno e mezzo fa?

Una ragazza di 31 anni che sognava di scoprire il mondo, rivalutando le sue priorità e rendendo questa passione uno stile di vita.

Prima di lasciare l’Italia nel dicembre del 2020, lavorava da 6 anni in un’azienda locale come responsabile marketing. Un lavoro che le piaceva ma che purtroppo la teneva legata dietro una scrivania in un ufficio e non le permetteva di viaggiare quando e per quanto tempo volesse: “Per vivere bisogna lavorare, è questa la realtà che la società ci impone, quindi la nostra vita è strutturata per passare la maggior parte del nostro tempo nel luogo di lavoro. Io sentivo di dover trovare il mio luogo di lavoro ideale e il più possibile a contatto con la natura. L’ho trovato in mare. Alla fine, quello che realmente conta nella vita, è fare ciò che ci fa stare bene, ciò che ci gratifica e che ci fa essere felici ed io sento tutto questo”.

Silvia, quando e perché ad un certo punto hai maturato la decisione di mollare tutto e andare a vivere in barca?

Nel 2020 la pandemia mondiale. È stato questo il momento in cui ho iniziato a riflettere seriamente sulla mia vita e a domandarmi se stessi realmente vivendo come desideravo. La risposta era chiara dentro di me. NO. Ero felice perché chiaramente accettavo la realtà che io stessa mi ero creata negli anni, ma c’era qualcosa che mancava in tutto questo. Nella vita sono sempre stata la peggiore ad avere obiettivi. Piuttosto ho sempre cercato uno stile di vita. Pensavo a come mi sarebbe piaciuto vivere ed ho sempre cercato di guadagnarmi da vivere esattamente in quel modo.

Sempre stata determinata ad ottenere ciò che volevo, autonoma, indipendente, amante della natura, degli animali, dell’avventura e con la grande passione per i viaggi.

Negli anni, mi sono appassionata alla vita di barca e sceglierla questa volta, era un modo per conciliare tutto questo. Viaggiando lavorando. Non un lavoro in divisa, in uno yacht. Questo non fa per me. Un lavoro in barche piccole, private dove i rapporti che si instaurano sono più stretti e familiari. Quando ho deciso di cambiare vita mi sono messa in moto affinché potessi renderlo realtà e non lasciare che restasse solo nei miei pensieri e quando si è presentata l’occasione, che credevo più adatta a me, l’ho presa al volo. Quattro giorni dopo, firmavo la mia lettera di dimissioni dal lavoro e un mese dopo ero a Roma Fiumicino in attesa del mio volo per Panamá. Le isole di San Blas mi stavano aspettando.

Qual è stata la reazione di chi ti stava vicino?

I miei amici e la mia famiglia hanno saputo della mia scelta solo due settimane prima che lasciassi l’Italia. Ero io che dovevo decidere. Ero io che dovevo capire da sola quanto in fondo desiderassi questo cambiamento senza condizionamenti esterni. Quindi ho aspettato che tutto fosse pronto per partire, prima di dirlo anche a loro. Della serie ‘Ormai é fatta’. Una doccia gelata per loro. Però mi conoscono, sanno quanto sono determinata e testarda e si fidano di me e delle mie capacità. Avevo detto che sarei stata fuori un anno, ma dentro di me sapevo già sarebbe stato di più. A volte quando fai scelte di questo tipo le persone ti considerano pazza soprattutto a 31 anni quando il pensiero comune è comprare una casa, avere un lavoro fisso e mettere su famiglia. Io stavo praticamente facendo tutto l’opposto, ma la cosa che mi ha piacevolmente sconvolto, in questo anno e mezzo, è che tutte le persone che hanno saputo della mia scelta, non mi hanno mai criticata. Anzi. Forse perché ne parlo con orgoglio, convinzione ed entusiasmo. Alla fine, quello che realmente conta nella vita, è fare ciò che ci fa stare bene, ciò che ci gratifica e che ci fa essere felici ed io sento tutto questo.

Come ti sei organizzata logisticamente a questo cambio di vita?

Non c’è stata un vera e propria organizzazione della mia partenza. Si è trattato solo di lasciare la casa dove ero in affitto, traslocare tutte le mie cose a casa dei miei genitori in pochissimi giorni, preparare uno zaino da 60 LT, mettendoci dentro l’essenziale che mi sarebbe servito per vivere in una barca e … partire.

Di cosa ti occupi?

Il mio primo lavoro in barca a Panama era di ‘marinera’, ossia cucinare per gli ospiti che sceglievano una vacanza in barca alle Isole di San Blas.

Questo è quello che in mesi alternati ho fatto per un anno. Oggi sono diversi mesi che lavoro su un catamarano per una famiglia spagnola aiutando con la scuola i due figli di 7 e 10 anni.

Mi piace cucinare, ma non ho una qualifica di chef, so lo spagnolo che ho imparato in un anno e mezzo vivendo a Panamá, ma non sono un’insegnante. Questo per dire che se abbiamo la grinta di metterci in gioco e se siamo veramente decisi nel voler qualcosa non c’è niente e nessuno che può impedirci di farlo. Un po’ come è successo con il lavoro che ho svolto in Italia per sei anni. Non avevo una laurea in marketing, ma solo un diploma di liceo classico, ma questo non mi ha impedito di diventare responsabile marketing per un’azienda locale. La determinazione nel volere qualcosa è ciò che fa la differenza. È come noi ci approcciamo alle situazioni della vita. È prediligere la positività e l’ottimismo quando ci sembra di non avere alternative.

Qual è l’aspetto più bello del vivere in barca e quello invece meno piacevole?

L’aspetto che io reputo più bello, è quello che la vita di barca può insegnarti. L’umiltà, la tenacia, la pazienza, la condivisione, il sapersi adattare, la cooperazione e la libertà di vivere in uno spazio piccolo (dentro) quanto infinito (fuori) e sentirti quotidianamente immerso nella natura. Ti insegna ad avere di meno ma paradossalmente sentire di avere di più.

L’aspetto meno piacevole è il mal di mare. Quando l’unica cosa che vorresti è toccare terra, ma non puoi far altro che rilassarti ed aspettare che passi perché altre soluzioni, in mare aperto, non ce ne sono.

Altre volte, può essere difficile non potersi ricavare uno spazio proprio quando lo necessitiamo, visti i pochi mq a disposizione e considerando che a volte, convivi con altre 7 persone.

Per alcuni, l’aspetto negativo, può essere ad esempio anche la convivenza e la mancanza di tutti i comfort. Credo di aver fatto pochissime volte una doccia calda e quando l’ho fatto è perché mettevo dell’acqua in pentola a scaldare sul gas.

Vivere in barca per me è un vero e proprio mettersi alla prova. Ci sono molti aspetti che ti obbligano ad uscire dalla tua comfort zone. Vivere in barca, ci rivela chi realmente siamo e chi possiamo diventare.

“La scelta che ho fatto piu di un anno fa, mi ha aperto nuove porte e tra qualche giorno, partirò navigando per l’Oceano Pacifico”. Raccontaci qualcosa di questa tua nuova avventura.

Vivendo a Panama ho stretto moltissimi legami, conoscendo e frequentando moltissime persone, tra cui una famiglia di Mallorca partita con il loro catamarano, per completare il giro del mondo. Stavano cercando una persona che seguisse con la scuola, i due figli di 7 e 10 anni. Sentivo che, dopo un anno, era arrivato per me il momento di lasciare Panamá e continuare a viaggiare alla scoperta di qualche altro luogo. Il loro programma per i prossimi mesi, sarebbe stato primo stop alle Galapagos e poi Polinesia Francese. Le Galapagos sono state sempre un mio sogno e la Polinesia Francese… perché no!! Chi direbbe di no?? Per cui, mi sono proposta e ora, ormai da tre settimane mi trovo proprio alle isole Galapagos. Pensavamo di fermarci una settimana e poi continuare il viaggio e invece siamo stati così rapiti da questo luogo che abbiamo deciso di restare di più. Ci aspetteranno poi, due settimane no stop di navigazione nell’oceano Pacifico per arrivare alla Polinesia.

Come e in cosa è cambiata la tua vita in quest’ultimo anno?

Molte cose sono cambiate in un anno. In primis sono cambiata io. Questo viaggio che è cominciato con l’idea della scoperta del mondo, in realtà si sta rivelando un viaggio alla scoperta di me stessa. Ho cambiato molti aspetti del mio carattere che fino a qualche tempo fa, vedevo cosi radicati in me. In un anno ho poi imparato un nuovo lavoro che può sempre aprirmi nuove porte. Ho imparato due nuove lingue che mi rendono più sicura di viaggiare e relazionarmi con le persone. Alcune volte mi fermo a pensare se mai tornerò allo stile di vita e al tipo di lavoro che facevo prima e per il momento, non riesco minimamente a pensare che questo possa accadere di nuovo. Mi vedo però pronta ad accogliere qualsiasi tipo di cambiamento possa presentarsi, come d’altronde ho sempre fatto. Nella vita non dobbiamo sentirci obbligati a prendere una strada per non lasciarla più. Tutto può cambiare. Cambiamo noi perché cresciamo e cambiano le situazioni e i luoghi per le scelte che facciamo.

Un messaggio per tutti coloro che leggeranno la tua storia:

A volte, solo perché ci facciamo prendere dalla paura, restiamo nel limbo dell’indecisione se restare sulla stessa strada o cambiare direzione. Io ci sono passata ed oggi posso dire che quel passo, che può sembrare farci cadere nel vuoto, in realtà è molto più facile farlo che restare a pensarlo.

Non c’è un tempo giusto o sbagliato per fare un certo tipo di scelte. È il nostro tempo, quello in cui siamo noi, che ci sentiamo pronti.

Spero le mie parole siano una boccata di aria fresca per chi si trova lì lì nel prendere una decisione, qualunque essa sia, perché buttarsi e rischiare nella vita, può rivelarsi in realtà la nostra più grande fortuna.

D’altronde perché in amore richiamo anche quando sappiamo a priori che non potrebbe funzionare e per altre cose no?

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