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Topics - pinco pallino

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Ho mollato tutto e sono felice / tutti voi che abitate all'estero
« il: 29 Febbraio 2012, 08:11:09 »
ciao a tutti gli expat.
mi chiamo raf pali. mi potete trovare in facebook. ho 54 anni, abito in Australia da 28 anni , in italia non ci sono mai piu ritornato e non sento il ben che minimo desiderio di ritornarci. vivo in barca e vado a vela dove mi spinge il vento, felice di essere un vagabondo del mare. per il momento sono lungo la costa est del Queensland conosciuta come la great barier reef. ho notato che in questo forum ci sono tanti utenti italiani che come me scrivono da paesi esteri e qui vi invito, voi tutti expat, a partecipare ad una chiaccherata e a raccontere le vostre esperienze belle o brutte che siano.
ho letto di qualc'uno che soffre nostalgia dell'italia e altri che non anno la ben che minima idea di ritornarci. what s your story?

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Ho mollato tutto e sono felice / l'isola maledetta
« il: 12 Gennaio 2011, 13:08:59 »
Auguri di buon anno a tutti voi
Sono a casa per qualche tempo perche' come saprete, in questi mesi, da qeste parti del mondo, (Australia tropicale),  piove a dirotto e se non piove il sole e' caldo, forte abbastanza da spaccare le pitre. Quindi niente barca a vela ma solo lavoro a casa.

Mi e' stato chiesto di raccontare qualch' cosa a riguardo la mia vita da queste parti del mondo e  cosi' ho pensato che vi possa far piacere leggere della mia ultima avventura.
Si tratta di un'esperienza del tutto singolare che il destino a voluto che vivessi.
ho veleggiato per 5 settimane e ho visto posti fuori mano che non havrei mai pensato di andare a vedere. e' stata un'esperienza molto interessante e ho scoperto dei posti molto belli.
Ecco qui:

Il vento era forte e fischiava tra il sartiame.
Il mare  agitato ruggiva assaltando con violenza lo scafo della piccola barca sballottandola come un insignificante guscio di noce.
Fulmini illuminavano la notte nera senza stelle e i tuoni litigavano minacciosi.
Nell' abbagiante luce intermittente si poteva vedere le creste spumose dell'oceano arrabiato e nelle ombre losche, non era difficile immaginare i mostri marini che i marinai del passato  hanno abbondantemente descritto con timore.
Avevo ammainato le vele e issato la tormentina. Quel solo fiocchetto era abbastanza da tirare la barca alla velocita' massima dello scafo. (8 nodi)
Avevo bisogno di trovare un ancoraggio al piu presto, il tempo non prometteva niente di buono. La bariera corallina era tutt'attorno e non potevo mettermi alla cappa e lasciarmi andare alla deriva per prendermi un po di riposo.
Ero stanco, non avevo dormito bene per alcuni giorni.
Sottocoperta, alla luce fioca di una lampada da minatore, guardavo la carta nautica.
C'era un isola sola nei dintorni, con una baia profonda abbastanza da dar sufficente protezione dal mal tempo, solo quell'isola e nint'altro.
Erano le 3 del mattino e avrei potuto ragguingerla in circa 6 ore.
Non potei trattenere qualche bestemmia. Perche' proprio quell'isola?,
Mi era stato consigliato di starmene bene alla larga. Accidenti, perche' proprio quella maledetta isola?
Era una riserva aborigena dove i bianchi dovevano ottenere un permesso speciale per poterci andare e io non ce l'avevo e anche con un permesso, gli aborigeni non sono contenti di avere dei bianchi tra i piedi.
Questo tipo di informazioni girano con il tum tum nella yachtie's fraternity.

Allle 10 di mattina, calai l'ancora nella baia, guardai attorno per cercare di vedere che tipo di posto poteva essere quello la. A prima vista era piacevole: un paio di colline ricoperte di vegetazione rigogliante circondate dal mare e un piccolo villaggio seminascosto tra le palme da cocco appena dietro la spiaggia, ma non avevo energia per restare in coperta a guardare, avevo bisogno immediato di un buon riposo.e me ne andai in cuccetta.
Per trenta ore di fila avevo veleggiato senza dormire bene, andando in coperta ogni quarto d'ora per guardarmi attorno per evitare collisioni con le navi e i pescherecci che passavano vicino, costretti dalla strettezza del passaggio tra i coralli.
Ero stanco ma non riuscii a dormire, i pensieri mi tormentavano.
Ero in territotio aborigeno, senza permesso, il tempo era pessimo e il rollio all'ancora era spiacevolmente forte.

Quella crocera non era certo la piu desiderabile, ma non  potevo fare altrimenti.
Andare contro gli alisei, che da queste parti del mondo  soffiano per il 98% del tempo da sud-est, vuol dire aspettare  i temporali estivi. Non avevo alternative, dovevo andare a sud... ma perche' diavolo mi trovavo in quella situazione?
Tutto era cominciato a Innisfail.
Ero all'ancora  lavorando senza troppa fretta per preparare la mia barca per la prossima crocera,
all'ancora vicino a me c'era un amico yachtie che conaoscevo da qualche anno. Era di passaggio, arrivava da Makay e stava andando a Darwin ma la sua crocera era stata interrotta da un'inaspettata malattia.
Il tipo mi aveva  detto che per motivi di salute doveva essere ricoverato d'urgenza in ospedale per un'operazione e per quella ragione mi aveva chiesto se per favore potevo aiutarlo a portare la sua barca al porto vicino a casa sua, intanto che lui si riprendeva di forze. Mi sono messo nei suio panni e ho pensato che se qualcosa del genere capitasse a me e se nessuno mi aiutasse, rischierei di perdere la mia barca. La stagione dei cicloni e delle alluvioni era alle porte e una barca abbandonata a se stessa in condizioni avverse come avrebbero potuto verificarsi, non avrebbe avuto molte possibilita' di salvezza. Cosi' mi presi l'incarico e mi ritrovai con le chiavi in mano e 5 settimane di duro lavoro. Andare contro vento.

 Ancora non lo sapevo ma il mal tempo  mi avrebbe fatto rimanere in quell'isola per piu' di 2 settimane.
Dopo qualche giorno di attesa sempre confinato alla barca, il tempo non dava segni di migliorare e per forza di cose, dovetti andare a terra per cercare viveri e acqua. Con trepidazione mista ad ansieta', remai il dingy verso la riva, pensando al peggio delle cose che mi potesse capitare, come essere assaltato da gente che mi voleva derubare, insultare, o picchiare. Remai  molto lentamente, cercando di vedere che tipo di attivita' si stava svilupando a riva. Stavano aspettandomi con bastoni tra le mani dietro le piante?
Arrivai a terra e camminai per una breve distanza e alla prima persona che incontrai  chiesi se per cortesia, mi era permasso visitare l'isola. Con la piu granse sorpresa scoprii che parlavamo in modo al quanto diverso, al punto tale da avere delle difficolta' a capire e comunicare.
In ogni modo presto mi resi conto che la gente era molto cordiale e gentile, di natura pacifica e generosa, mi aiutarono di tutto cuore e piu o meno tutti mi davano il benvenuto.
i bambini erano gioiosi e mi chiesero se potevano giocare con il dingy, date le circostanze non potei rifiutare. In men che non si dica, dozzine di bambini erano in acqua a nuotrare con vigore inesauribile per contendersi tra risate di gioia, un posto a bordo.
Nel fratttempo, una dozzina di ragazzine tra i 13 e 15 anni decisero di impegnarsi in un altro tipo di passatempo. mi seguivano d'ovunque andavo, tenendisi a debita distanza, certo incuriosite dal mio aspetto esotico e dal mio modo di parlare che per loro, date le risate, era senza dubbio uno spasso da non perdersi.
I giorni che  passai la, furono i piu belli di tutti i 27 anni che sono qui in australia.
quando il vento poi  divento' favorevole salpai l'ancora con tristezza perche' la', a vivere con gli aborigeni, avrei voluto rimanere per il resto dei miei giorni.

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Offerte di lavoro / lavoro alla pari in australia / vita pioneristica
« il: 03 Novembre 2010, 06:15:31 »
Ciao a tutti
ho notato che tra gli utenti di questo forum, non mancano coloro che hanno spirito pioneristico e vogliono fare un'esperienza di vita, quale sto facendo io da anni. in Australia
queste persone siquramente sono interessate a saperne di piu' riguardo le difficolta' e le gioie di questa scelta.

In breve, si tratta di lasciare tutto e tutti alle spalle e andar via per cominciare da capo in un posto nuovo per una vita nuova.
Lontano dal traffico e il rumore, dove l'aria e' profumata e l'acqua pulita.
In un paese dove non fa freddo e che offre stabilita' politica e buone infrastrutture sociali. (educazione, cure mediche, parchi e strade pulite.).
Con pochissimi soldi costruirsi la casa, vivendo nel frattempo una vera vita di campeggio a lungo termine, dove il torrente e' il bagno e il lavatoio e la cucina e' al fuoco all'aperto.
Costruirsi il laboratorio e parte delle attrezzature dietro casa e cominciare un lavoro per guadagnarsi di che vivere, che non sia in fabbrica o in ufficio, stile schiavo.

Si ho fatto tutto questo e molto di piu nelgi ultimi 15 anni e non ho ancora finito.

Se e' questo che volete fare, qui avete la possibiita' di toccar con mano il vostro progetto e focalizzare la vastita' dei dettagli, guadagnando esperienza, nella speranza di evitare di rifare i tanti errori che ho fatto io.
Interessati? Volete venire qui per un breve tempo lavorando per vitto e alloggio?
Se si, aggiungero' qualche dettaglio in piu' nel prossimo post.
Ma un avvertimento, si vive in modo semplice qui.

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Perché ce ne vogliamo andare? / sono un figlio di pu***na
« il: 17 Luglio 2010, 10:44:35 »
"Io sono un figliodi pu***na"
Mario .cosa dici?
Si, sono un figlio di pu***na, mia mamma faceva la pu***na a Parigi, mio papa' non lo conosco, era un cliente. Sono nato solo per uno sbagio. Quello che chiamavo  papa' era il macro', il protettore di mia mamma.
Io sono stato cresciuto dai nonni a Perugia intanto che i miei genitori erano a Parigi "per lavoro".
Mi trattavano malisssimo. Mi pocchiavano spesso. Mi chiudevano in casa per non farmi vedere dalla gente perche' ero una vergogna.
 Mia mamma e papa'  non li ho mai incontrati, fatta eccezione per una volta, e mi pento che sia successo.
Mario era un ometto di 80 anni, piccolo e magro, quasi totalmente cieco, ma ancora forte di salute
 L'avevo incntrato per caso al mercato di Papete, la capitale di Tahiti.l'isola principale della polinesia francese. Era solo pochi giorni che ero arrivato a Tahiti, avevo dormito sulla spiaggia piu' vicina ed ero al mercato a comprare qual'cosa da mangiare.
Avevo notato quell'omettino bianco carico di borse di paglia, piene di frutta e verdura. Passeggiava sorridente tra le file dei banchi carichi di tantissime varieta' colorate di prodotti esotici.
Sembrava che lo conoscessero tutti. Bon joure Mario' com'an sa va? (scusate lo spelling, non ho mai imparato a scrivere il francese lo scrivo come lo sentivo) sa va bien madam. Keske tu fe' la, es ke tu shersh le figlie? Ta gol... me cui. gran risate seguivano con altri commenti. Era uno spasso vederlo in mezzo a enormi donne polinesiane e ancora piu' grssi uomini dalla pelle scura. Il mercato era pieno di gente ma era impssibile mancarlo sbalzava fuori come le palle di un cane.
Anchio ero immancabile a vedersi ero praticamente una macchiolina bianca in mezzo all nero brulicante di sottofondo. Alla prima occasione mi ha salutato e subito ha attaccato discorso. Bon goure com'an sa va? Mi scusi non parlo francese, era la mia risposta in italiano. Il francese era ancora una lingua a me sconosciuta. Con mia grande sorpresa si e' messo a perlare italiano anche lui. La gente attorno ascoltava con interesse pur non comprendendo quel che dicevamo. E con regolare frequenza mandavano frasi  scherzose che lui rispondeva puntualmente senza problemi, le risate erano dappertutto.
Parlava il francese madre-lingua e un ottimo italiano forse un po arrugginito da tanti anni di non pratica e un po infantile ma soprattotto con quel bell'accento Perugino.
Di li a pochi giorni avrei conosciuto la sua storia, una storia interessante e commovente che voglio condividere con voi tutti che siete alla ricerca della via d'uscita.
Mario' mi aveva cortesemente invitato a casa sua per stare qualche giorno, cosa che accettai in parola perche' ero davvero spaesato. Devo dire che quel invito mi aveva lasciato un po perplesso.
Ero diffidente, ho pensato che forse era omosessuale, ma non potevo preoccuparmi troppo, fragile come sembrava, l'avrei potuto appiattire con un pugno solo al primo approccio bavoso. Un pensiero di qui mi pentii dopo averlo conosciute bene.
Con lui che faceva da guida tutto era piu' facile. Mi sentivo a mio agio. Conosceva Papete come le sue tasche.
Camminavamo verso la stazione dei truk, i bus di Tahiti, in ogni vicolo e ad ogni incrocio incontrava gente che lo salutava. Siamo poi saliti sul truk, un camion piu' o meno come quelli militari in italia, dipinti con colori vivacissimi, e la musica ritmica a volume assordante, pieno zeppo di persone che  si portava dietro enormi carichi di tutto quello che si puo immaginare: galline maiali fogli di compensato sacchi di copra dall'odore intenso, ceppi di ananas e altro. Eravamo seduti in file dritte su panche di legno ai lati, uno appicicato all'altro. Non sembrava dar fastidio a nessuno il fatto che eravamo pratecamente seduti uno sulle coscie dell'altro. Il caldo era soffocante. Era gennaio il mese piu' caldo dell'anno. La temperatura si aggirava ai 35 gradi. Il sudore sgocciolava copioso rigando il viso e infradiciando il vestiario, qella sensazione appiccicosa mi dava un po' fastidio, per fortuna "vicino" a me si era seduta una bella ragazza snella con un bel fire di tiare' bianco all'erechio sinistro. Avra' piu' o meno 18 o 19 anni, ero contento di averla praticamente seduta sulle mie coscie. Ho dovuto fare molti sforzi per mantenermi calmo ero nel fervore dei 20. Dall'alra parte c'era Mario', schicciato letteralmente da una garssisima donna anziana dal sorriso sdentato.
Tutti ridevano e scherzavano e Mario' era sempre al centro delle beffe amichevoli di tutti.
Dopo qualche tempo ad aspettare qualc'un altro in ritardo il tuk e partito. L'aria della velocita' era un soliavo per tutti.
Tahiti e' spettacolare. La stradina si svincolava curvosa attorno a tutta la costa dell isola. Le lagune si susseguivano una  dopo l'altra, le montagne alte e ricoperte di vegetazione foltissima si precipitavano ripide a invadere praticamente tutto lo spazio vivibile, lasciando solo una piccola fascia bordeggiante al mare.
Questa fascia e' l'unico spazio abitato. Casette modeste, fatte di compensato e l'amiera ondulata  annegate da giardini fioriti si susseguivano una vicina all'altra. Ero praticamente stregato da tutta qulla lussuria di colori. E scenari da film.
Mario' abitava a 48 km di distanza da Papete. La sua casa era modestissima e piacevolissima.
L'arredo era solo il minimo necessario, fatto di legno grezzo,  Un posto tranquillissimo
Mi trattava come un figlio.mi dava vitto e alloggio senza voler niente in cambio. Sono stato la per qualche settimana intanto che imparavo un po' di francese. Ere uno specalista del legno e in cambio di tutta quella generosa ospitalita' gli ho fatto dei mobili.
Mario' era scappato di casa all'eta' di 8 anni. Stufo dei maltrattamenti dei nonni. Voleva andare a trovare sua mamma a parigi senza sapere dove fosse . Appena scappato si ritrovo' tra le vie di perugia a correre seguendo il suo naso. Quando non ne poteva piu' di correre bussava a alla porta di una casa e diceva "ho fame". qualche volte veniva accolto da donne sconosciute che ghi davano un pasto un lettino organizato alla belle meglio in un angolo della casa, un bagno da lavarsi e un sacchetto di provviste quando se ne andava.
Lui raccontava dei maltrattamenti ricevuti e della voglia di incontrare sua mamma. Chiedeva "dov'e' parigi? E tutti sbalorditi gli risponsevano "di la figliolo, ma e' lontano non puoi andare a piedi"
si che posso rispondeva. Era diventato bravo a correre correva tutto il giorno scappando alla polizia che lo cercava. Non potevano prendermi, rimanevano senza fiato, io invece ero abituato a correre   tutto il giorno  senza mai fermarmi.
 Aveva imprato a chiedere lavoro nei ristoranti a lavare i piatti in cambio del vitto e alloggio e qualche moneta per comprarsi un gelato.
All'eta' di 12 anni era arivato a parigi. Tutto di corsa. Aveva impiegato 4 anni per raggiungerla aveva imparato a parlare in frncese. Era diventato esperto a lavorare nei ristoranti, era praticamente self sufficente.
Ma Mario, come hai fatto a passare la frontiera? Te l'ho detto , non potevano prendermi corevo veloce come il vento.
Non sapevo nemeno cos'ere la frontiera. Quando l'ho passata, sempre correndo, uno gendarme e' uscito dallo sgabiuzzino e mi ha gridato arret. Arret? Cosa vuol dire? Va fan culo, prendimi se ci riesci e ho continuato a correre. Ero in francia. Nessuno poteva correre come me.
Ma parigi e' una cita' grande, come potevi trovare tua mamma?. Lavoravo di ristorante in ristorante e chiedevo deve' mia mamma? Si chiama Gianna Denzi.(ho cambiato il nome per rispetto del mio amico Mario') e nessuno la conoscieva, fino a che un giorno uno dei clienti ha sentito il nome, mi ha chiamato e detto si la conosco. Abita in ru de le havre al numero 44.
ero cosi contento che saltavo di gioia ho piantato tutti in asso e sono andato all'indirizo indicatomi.
Abitava proprio la, per mia sfortuna. Cosa vuoi dire Mario? Perche' dici per mia sfortuna.
Perche' appena entrato sono stato preso a calci e sberle dal macro' il protettore di mia mamma e lei mi gridava scigurato, disgrazziato, 
sono corso di fuori dall'appartamento e ho corso senza fermarmi senza sapere dove stavo andando perche' le lacrime mi ofuscavano la vista. Ho corso fino a che sono crollato in spossatezza. Quella e' stata la prima e l'ultima volta che ho visto mia mamma.

Caro Mario' grazie per tutto l'aiuto che mi hai dato. Spero di riincontrarti ancora.
Ho voluto far conoscere la tua storia a tutti coloro che la vogiono sapere.
riposa in pace in paradiso.

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ciao a tutti.

 To Helena, la mia barca a vela, la mia isola.

da quello che ho potuto vedere leggendo varie posts,  penso che tutti siano afflitti da un male comune, lo stesso male che soffrivo io e che mi ha spinto a fare quello che ho fatto: fuggire. fuggire da una vita da pollo d'allevament. Chiuso in gabbia a produrre uova per il padrone. ridotto a schiavitu' da un mostro diabolico che ci sfrutta a proprio vantaggio.
il costo che ho dovuto pagare per liberarmi da questo sistema e' molto alto:. si chiama isolamento sociale. Vivo in modo diverso e diversamente sono visto dalla gente" normale". La gente normale mi vede come uno straccione un poco a niente un fannulone un peso per la soceta'.
Analizzate qugl'aggettivi derogrativi e vi rendeterete conto che sono equivalenti ai colpi di frusta dello scihavista per spronare gli schiavi (noi) a lavorare di piu' di qullo che serve.
- Uno straccione: nessuno e' desideroso di esserlo. Per non esserlo vuol dire spendere generose cifre per comprare vestiario in maggior quantita' di quello che serve. Incentivo consumistico vero. Non ci vule molto a rendersene conto. Guardatevi attorno, guardate la gente come si veste al di sopra del necessario. Notate come si preoccupa di una piccola macchiolina sulla camicia, o di un bottone che manca. Se non si puo' lavare via ogni traccia di quella macchiolina, bisogna buttarla via.qella camicia., o darla hai poveri.
- Un poco a niente, un fannullone un peso per la soceta'. Be non e' piacevole sentirselo dire. In piiu' la gente normale attorno a noi ci  eviterebbe. Allora cosa fare? Lavoriamo, lavoriamo di piu' di quel che serve. non importa che cosa fare. Produciamo anche roba inutile, inventiamo qualcosa da fare una pacca di soldi, la coca cola, il mc donald , la macchina ultimo stile.  Ascoltate le vostre intuizioni, a me sembra di vedere il ghigno maligno (fa  anche rima) dello schiavista che gia' conta il 70% di qugli sforzi se ne va dritto nelle sue tasche.  Non male come guadagno in ritorno di un estorsione verbale. Se i padroni del mondo si fermassero a cognare queste offese ipnotiche, lavoreremmo giusto il necessario e il mondo non soffrirebbe di distruzioni delle risorse naturali. Ma hai padroni non glie ne frega niente di quelle idiozie. I padroni del mondo, pur di far soldi, uccidono in massa
Allora sono diverso come ho detto, un hippy, un feral.
vivo praticamente da eremita.nella fascia tropicale del nord qeensland in australia. sono qui da 27 anni.
durante la stagione delle piogge, vivo nel mio bosco dove ho costruito un modestissimo igloo in ferro-cemento,  senza televisione radio musica.acqua corente e tutte le altre frivolezze. Non bevo caffe te e cioccolate. Non vado al bar. Ve l'ho detto che vivo una vita diversa no! La gioia arriva dal sentire i grilli. Gli uccelli che cambiano il canto con il cambiare delle ore, con il cambiare delle stagioni.
La gioia e' me la da la pace attorno a me.
durante la stagione asciutta vivo in barca.(helena) una vecchia barca a vella di quasi 13 metri,f atta di ferro-cemento, con l'interno spartano, che ho riparato e messa in grado di prendere il mare.
con helena ho navigato le isole del pacifico piu' remote e ho incontrato gente che non sa cosa vuol dire consumismo, o capitalismo, crisi o benessere economico.
gente serena che vive di poco e niente, le loro case sono cappannette di 3 metri x 3 costruite di rami e foglie. una vita senza assicurazioni , invesimenti bancari e pensioni.
senza eletricta', lavatrici., televisione e computer e anche e sopratutto senza debiti  mutui e tasse.
Vivono in piccole tribu' aiutandosi a vicenda. I vecchi stanno a casa seduti per terra a gambe incrociate a guardare il mare. I giovani vanno a pescare, le donne nei giardini che coltivano con orgoglio.
I loro vestiti in itaglia non sarebbero considerati nemmeno degni per la cuccia del cane, ma loro si rispettano lo stesso.
vi sembrera una vita ideale la loro vero, certo cosi' e' quello che pensavo anch'io.
o anche la mia vita vi potra' sembrare invidiabile vero ma aspettate, tra il dire e il fare c'e' di mezzo il mare.
State molto attenti, voi tutti che sognate di  andar via, voi tutti che aspirate al diritto naturale di essere liberi, tagliare le barre della prigione che vi intappola e vivere di niente. State molto attenti perche' la gabbia nella quale siete dentro, disegnata dal sistema, e' molto spinosa. E potreste farvi molto male.
Non saltate nel vuoto senza prima aver indossato il paracadute.
Se la mia vita vi sembra un incanto. Leggete oltre.
ho versato abbastanza lacrime di dolore da riempire una vasca da bagno. la ragione delle mie lacrime sono sicuro non la invidierete di certo, ma "no pain no game"
all'eta' di 20 anni dopo l'obbligo del servizio militare stufo di essere obligato a fare quello che non volevo fare, ho abbandonato tuttto e tutti. con un piccolissimo vecchio zaino sulle spalle contenete meno del necessario, e solo 4 soldi, ho vagabondato per il mondo rer il lungo e per il largo. una vita da vero barbone. facendo l'autostop dormendo al fianco della strada sotto i ponti nei parchi.
alla ricerca di cualcosa che non sapevo focalizzare e dare un nome.
molto piu' tardi nella vita ho scoperto che cercavo me stesso, ma li per li, non vedevo la foresta perche' le piante la nascondevano. mi sono trovato in terre straniere dove non conoscevo la lingua, in totale isolamento, non sapendo dove andare, non sapendo cosa fare.
a tahiti ho pensato di aver trovato il paradiso, profumi tropocali colori sgargianti frutti esotici musica a forte volume, bellissime sorridenti ragazze polinesiane con firi rossi di ibiscus tra i capelli nero corvino, vestite con sexy pareo colorati che camminavano flessuose muovendo i fianchi al ritmo del tamure. spiagge da sogno, coralli e lagune blu.
non avevo dubbi era la che volevo vivere.
sono restato la per qualche tempo. a vivere in un isola non tanto lontano da bora bora.
ho anche provato a vivere come la gente locale pescando e coltivando taro e casava.  ma non ci sono riuscito.
le zanzare mi torturavano in continuazione, le infezzioni tropicali mi facevano ammalare fino al punto del delirio,
la gamba e il braccio destro si erano gonfiati gossi come le zampe di un elefante.
ero terrorizzato dall'idea di essere afflitto da elefantiasi, una malattia tropicale dalla quale non si puo' guarire e il gonfiore rimane per tutta la vita. Molte erano le persone che ce l'avevano ed erano per me, la crudele testimonianza di un futuro orribile che mi aspettava.
ero solo in mezzo a gente con la quale non potevo comunicare.
solo giorno dopo giorno mese dopo mese. anno dopo anno. solo in mezzo a gente diversa che non mi faceva partecipe delle loro attivita'. solo in mezzo a gente che non mi poteva piu' sopportare. e alla fine ho dovuto andarmene.
sono ritornato in italia con la coda tra le gambe, e ho ricominciato una vita "normale": lavoro affito tasse bollette inflazione   mi sono anche sposato. un selvatico come me!
a mia moglie avevo detto che sentivo, o meglio intuivo, un po' come fanno i chiarovegenti, che in anni a venire ci sarebbe stata una grossa crisi. condividevo con lei il tinore che questa crisi sarebbe stata l'inizio di terribili eventi quali la terza gurra mondiale. La mia predizione, addizionata allo spettro delle conseguenze dell'energia atomica e alla devastazione delle risorse naturali, per soddisfare un mondo sempre piu' sovrappopolato e affamato di cose futili e ancora, la sfida dei popoli per accaparrarsi l'ultima goccia di petrolio,  portava  con certezza matematica al risultato di una catastrofe per il genere umano. tale ctastrofe era la ragione per qui avevamo deciso di non avere figli.
Simo poi emigrati in australia, a sydney. Abbiamo aperto un businnes, e guadagnato benino, assieme abiamo  ragginto la felicita' tanto ambita da tutti. Eravamo innamorati e le giornate, i mesi, gli anni, passavono gioiosi.  lei pero',non riusciva ad adattarsi alla distanza della famiglia e gli amici, della sua amata lingua italiana e il suo paese. Spesso piangeva di nostalgia.
Un giorno mi ha detto che aveva cambiato idea e non riusciva a resistere alla vogia di avere figli.
Allo stesso tempo come un fatale destino, tutte le attrezzature del mio laboratorio sono state rubate. Circa $30000 di valore.
mi sono trovato in rovina dal oggi al domani. Lei diventava sempre piu' insistente, voleva tornare in dietro in italia. io no. dopo qualche tempo le nostre srade sono arrivate ad un bivio.  mi ha lasciato con il viso bagato da lacrime d'amore.
Sono sprofondato in una tristezza incontrollabile. Volevo morire.
Per mesi, per anni, mi consumavo di dolore  non riuscivo a trovare l'entusiasmo di vivere. Ero solo ancora.
Dopo aver venduto la nostra bella e amata casetta in riva al mare e datole la sua meta', ho comprato helena, una relito di barca, vecchia di 50 anni. tutte le parti di legno marcite, il timone bloccato, il motore rotto e la vernice sgretolata. L'interno puzzava di pesce marcio. Quella era la mia nuova casa.
ho lavorato 5 anni per rimetterla in sesto e poi sono partito alla ricerca delle isole felici.
Alla ricerca di quel'qualcosa che sicuramente doveva esere lontano.
Alla ricerca di qullo che tutti voi state desiderando: la liberta'.
Mi sono trovato in mezzo al mare, da solo, stanco morto dopo settimane di navigazione. settimane senza dormire bene senza mangiare bene senza lavarmi perche' l'aqqua dolce, in casi come quelli, e' preziosissima. L'acqua di mare non la potevo uslare perche' aveve grosse ulcere causate dal sale degli spruzzi e i graffi causati dallo sballottamento delle onde e dal continuo rollio. Lo stress mi dava allucinazini. I colori cambiavano veloci passando da tutte le tonalita' dell'arcobaleno. il celo e il mare da blu diventavano viola, poi rosso, poi arancio, poi giallo, poi verde, e poi ancora blu. sentivo i profumi della foresta, come poteva essere possibile? Ero ancora a piu di 500 miglia marine dalla costa! sentivo voci chiare sotto coperta, voci di fantasmi che dicevano: he "knows what is doing, don't worry". "ya you'r right' Ho sentito la voce dell mia amata ex moghie dire "quando arrivi?"
e poi ho provato una senzazione di estrema dolcezza. il tormento del veno non le sontivo piu' Ho sentito l'ultimo colpo del cuore assieme ad una maggiore gioia.
Ho sentito il rantolo dell'ultimo respiro assime all'accrescimento di quella dolcezza paradisiaca. Mi sono ritovato a scivolare in un tunnel nero, al la del quale c'era una luce bianco argento. con estremo piacere sono sbucato in essa. mi sono ritrovato a gallegiare in aria, pervaso da un amore incondizzionato.
Ero nel mondo degli spiriti.
Potevo comunicare telepaticamente.  i mie genitori mi dicevano "si pui restare" quella risposta accresceva la mia gioia come qella di un bambino che passa un essame di scuola, le mie sorelle dicevano "si puoi restare" e ancora una volta la gioia aumentava. Poi una voce dietro di me mi diceva ....(perdonatemi ma questo e' solo per me.) mi sono sentito spingere in dietro, nel corpo fredo e intorpidito, un corpo imbevuto di una tristezza che non ero ancora riuscito a lavar via.
Qualche anno dopo scoprii che avevo avuto un'esperienza come quella che si prova quando si mure. NDE, Near Death Experience

Vi posso garantire che la parte piu' brutta di tutta quell'esperianza e' qulla di essere ritornato a vivere nella prigione di questo corpo. Avrei davvaro preferito fermarmi la. Ma qualcosa era cambiato in me. No. non sono diventato un religioso come altri che ho incontrato e che hanno avuto la stessa esprienza. Ho cominciato a credere nel destino. Ho cominciato a credere che siamo qui a vivere su questa terra per un motivo ben preciso. Simo qui per essere martellati come ferro nella forgia.
E si, essere martellati non fa piacere, ma ci forma. ci fa diventare qullo che dobbiamo diventare. il segreto e' essere contenti delle prove che ci vengono date. Sorridi al tuo destino e non dovrai andare lontano a trovare la tua felicita'.
Ricordati, la felicita' vive sempre dentro di te. E se non la senti e' solo perche' l'hai oppressa da un mucchio di condizioni. "Vogio questo, vogli quello, come posso essere felice senza. Guarda i miei vicini anno l'erba sempre piu' verde della mia. Che schifo la mia vita".
Butta via tutte le pretese e fai riaffiorare la tua felicita'.
Si vivo in un modo diverso. Sono uno strambo. non ho niente, nemmeno mutui.
Vado in barca a vela a trovare i miei amici selvaggi nelle isole remote. Vado  in compagnia del migliore dei miei compagni: me stesso non sono piu' solo.
Ciao.

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