Ciao, io come te sono molto giovane, ho 24 anni e, dopo aver finito gli studi universitari, mi sono trasferito per un breve periodo a Londra, con l'intenzione di migliorare l'inglese.
Leggendo alcuni dei commenti, credo di poter riscontrare un errore di fondo; la scelta non è rappresentata dal vivere in Italia in una città grigia e fredda piuttosto che all'estero in una città con mare e spiaggia a portata di mano.
Se così fosse, io, ad esempio, ritornerei nella mia terra natìa (Sicilia) lasciando la caotica Roma dove vivo attualmente.
Il punto fondamentale è molto più ampio; è una questione di "società moderna". La società occidentale, negli ultimi 30-40 anni sembra aver perso di vista alcuni aspetti fondamentali del viver bene, entrando in una logica che ha puntato tutto sull'affermazione professionale, sulla "carriera" come unica via per una vita qualitativamente elevata. Probabilmente, i nostri nonni, negli anni '60, riuscivano ancora a coniugare lavoro e vita sociale; ma negli ultimi decenni l'impostazione è chiara; studi, entri nel mondo del lavoro, cominci a far carriera, crei una famiglia....e così fino alla pensione.
Probabilmente è arrivato il momento di mettere in discussione non il modello in sè, ma i ritmi che ne scandiscono l'evoluzione. Perchè è impensabile programmare una vita in cui quotidianamente si passano 10 ore al lavoro, 1 in un abitacolo imbottigliato nel traffico, 8-9 a dormire, e soltanto il tempo rimanente viene dedicato a noi stessi, alla nostra famiglia, in defiitiva, a VIVERE!.
Quindi, per chiudere, Siviglia o la Costa Azzurra, così come Londra o New York non possono rappresentare scelte di rottura; trattasi comunque di società occidentali e fortemente industrializzate dove la logica predominante è quella del vivere lavorando. Bisogna tornare al lavorare per vivere!
Vincenzo C.