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“Il mio sogno a un passo da Hollyowood”: Paolo ritrova in California l’Italia degli anni Ottanta

Paolo Odierna

Paolo ritrova in California l’Italia degli anni Ottanta

A cura di Maricla Pannocchia

Con gli occhi di ragazzo, Paolo Odierna, nato e cresciuto a Prato, ha visto un’Italia lavoratrice, sognatrice ed equa, che oggi non trova più. Ed è stato quando è arrivato in California, precisamente a Pasadena, a pochissimi km da Los Angeles, che l’uomo ha ritrovato un ambiente caratterizzato da quella stessa passione per la vita e da quella dedizione al duro lavoro che lo hanno riportato ai tempi della sua adolescenza. Con una mentalità da vincente, Paolo ci racconta come ha fatto ad arrivare da una cittadina toscana a un passo da Hollywood e come chiunque possa riuscire ad avere successo, purché non abbia paura di mettersi in gioco.

Ciao Paolo, raccontaci qualcosa di te. Chi sei, da dove vieni…

Ciao a tutti, mi chiamo Paolo e sono nato a Prato, in una casa (come si usava una volta) in Via Zarini, davanti al Bar Nunziati. Ho frequentato le scuole, dalle elementari alle superiori, a Prato. Durante l’adolescenza la mia città era fantastica, piena di soldi e lavoro e ognuno viveva lavorando come un matto e realizzando i propri sogni. Nonostante questo, a me Prato andava stretta e, a dispetto dei successi e delle soddisfazioni di lavoro, con il tempo ho deciso di andare all’estero. Io non stavo male, ero figlio di un tessitore e impiegato statale e avevo fatto una buona e veloce carriera lavorativa, arrivando a ricoprire la carica di direttore della catena Casa dello Sconto (adesso Euronics) per poi diventare assicuratore agente generale a 23 anni.

Mi ero fatto anche una mia pensione costruendo da zero un albergo fronte mare al Cinquale ma, nonostante questo, volevo decollare e in Italia non era possibile perché non ero “figlio di …”. A quel punto ho deciso di mettermi a studiare e mi sono laureato in Florida in “Finanza Internazionale” (questo, in breve, il titolo raggiunto, che in realtà è lunghissimo). Nel 2001 è accaduta la svolta. A novembre del 2000 il commercialista mi disse che avrei dovuto pagare 380.000 euro di tasse ma io non avevo quei soldi e non li avevo sperperati. A causa di detrazioni parziali, non detrazioni e altre strane regole i soldi non c’erano e allora decisi di spostarmi altrove. Nel giro di 4 anni mi sono liberato di albergo, società di assicurazioni e delle altre quote societarie e mi sono spostato in Ungheria, sempre tenendo un piede in Italia. In Ungheria era stato creato un sistema fiscale agevolato per attirare gli investitori esteri, ho lavorato giorno e notte e in poco tempo ho attirato l’attenzione del governo di Malta, che all’epoca era il miglior hub dove poter defiscalizzare e commercializzare prodotti nel mondo. Esso mi ha offerto 10 volte meno di quanto guadagnavo all’ora ma mi ha dato l’opportunità di rappresentarla a Bruxelles come vice Presidente della camera dell’Industria e così ho girato l’Europa, proponendo i vantaggi fiscali della piccola isola. È stato un vero successo, tanto che sono stato mandato in Iran, precisamente a Teheran, per 1 anno, a seguire l’ufficio della vendita dei passaporti per conto del piccolo Stato. Non avevo mai lasciato il mondo finanziario, specializzandomi sempre più nei sistemi fiscali e, durante quel periodo, una banca inglese mi ha affidato l’incarico di sviluppare il loro mercato e successivamente dei grandi imprenditori mi hanno chiesto di dirigere e creare una banca (a Malta creavamo banche e assicurazioni) con sede a Hong Kong (dov’è nata mia moglie). Ho accettato, lasciando l’incarico per Malta e l’Iran. Dopo 2 anni la banca che presiedevo ha comprato le quote di una società mineraria in Uganda e mi ha mandato a Kampala per 1 anno a seguire la parte finanziaria . Dopo meno di un anno ho lasciato l’incarico a causa della vita estrema che c’è nel Paese, che ha stravolto il mio modo di vedere la vita stessa. A quel punto, dopo vari viaggi in Brasile per conto della banca, ho stretto rapporti con gli Stati Uniti d’America e ho cominciato ad andarci molto spesso. Ho preso più di 70 voli aerei l’anno, spostandomi fra diverse città, e questo è quello che faccio ancora. Ho ricevuto l’incarico di creare un polo calcistico in California e delle nuove realtà calcistiche (squadre e accademie). Nel frattempo mi sono dedicato al cinema e ho prodotto un corto, progettando anche 3 film, uno dei quali lanciato nella mia città, ma che purtroppo il Covid-19 ha momentaneamente bloccato. Durante la pandemia da Covid-19 ho creato la più grande fiera del Made in Italy in California, che è avvenuta nel marzo di quest’anno e ha portato più di 100 aziende e artisti a valorizzare i loro prodotti sul territorio americano. È stato un successo strepitoso, tanto che la mia società californiana ha ricevuto l’incarico da multinazionali italiane di sviluppare i loro business nel territorio a stelle e strisce e siamo arrivati al tempo attuale.

Dove vivi?

Vivo prevalentemente a Pasadena, in California, una città fantastica a pochi minuti da Los Angeles. È un luogo magico con oltre 100.000 abitanti e composto solamente da ville con giardino. Si tratta di un posto sicuro, dove le porte blindate e gli allarmi non esistono e, più che altro, non esiste l’invidia sociale. Al momento ho lasciato Hong Kong per via delle restrizioni (in televisione non fanno vedere quello che realmente accade) e per via del fatto che il Covid-19 l’ha praticamente blindata per 2 anni. Passo il resto dell’anno in Nord Europa con prevalenza in Germania, Svizzera e Olanda e continuo a prendere 70 voli aerei l’anno… ho scelto la California e l’America perché il sistema fiscale qui è il migliore del mondo, la tassazione è veramente agevolata e le banche danno denaro sulle idee e non sulle garanzie e basta. Altri aspetti positivi dell’America sono la mentalità liberale e il clima piacevole.

Gestisci 5 aziende a Los Angeles, fra cui una casa di produzione cinematografica. Cosa puoi raccontarci al riguardo?

A Los Angeles mi sono circondato di soci che sono come fratelli e con uno di loro, Lorenzo Lisi, fiorentino conosciuto durante il mio periodo maltese, che vive stabilmente a Los Angeles, abbiamo creato un “sistema” di aziende unico.

Abbiamo una società (US Company Advisor) che segue le aperture e la parte burocratica per le aziende che vogliono entrare nel mercato americano, la LA Expert Advice (seguita da mia moglie) che si occupa, per conto di società estere, di gestione dei prodotti Made in Italy esclusivamente del settore moda. Abbiamo la LA Import, che opera nel campo della logistica e dei trasporti, la Runway23 che è la casa di produzione che ha avuto ultimamente l’incarico di girare un prodotto unico nel suo genere per un nuovo progetto della più grande e storica casa motociclistica Italiana, oltre ad altri progetti cinematografici internazionali in Africa e in India. Essa ha realizzato anche un format per conto di una società finanziaria inglese dove tra i soci figurano, oltre a me, anche Black Rock, la squadra di calcio del Leeds e altri geni della finanza inglese. Poi abbiamo il Racing Los Angeles Football Club e la Genova Soccer Accademy che saranno lanciate proprio l’11 novembre prossimo in un evento di gala dove saranno presenti il Vice Presidente dell’Inter Javier Zanetti con la sua fondazione e altri importanti personaggi.

Spesso Los Angeles è collegata esclusivamente al mondo del cinema. Puoi raccontarci qualche aneddoto meno conosciuto su questa città?

Questa è una città magica ed energica dove capita d’incontrare al ristorante attori di grande fama e giocatori di basket. Inoltre molte persone importanti, non solo dello spettacolo, ci vivono o ci vengono in vacanza. La lista delle cose eccentriche e strane sarebbe infinita, la cosa più bella di questo posto è che nessuno si sente nessuno e puoi parlare con tutti…. La famosa frase, “Ma lei lo sa chi sono io?” è prettamente italiana. Vi racconto un aneddoto: ero in ascensore a Baltimora con mia moglie quando è entrata una famosissima attrice internazionale che, appena la vede, fa i compimenti alla borsa di mia moglie, le chiede dove l’ha comprata e aggiunge che però, secondo lei, il suo portatile non c’entra e dice, “che peccato!”. Noi non abbiamo avuto tempo di rispondere, di chiederle di fare una foto o di dire qualsiasi cosa… quando si è aperta la porta dell’ascensore, lei ci ha salutati e se n’è andata. Inoltre il mio socio abita a pochi metri dalla più grande attrice americana di tutti i tempi (Meryl di nome) e tutte le volte che passiamo davanti a casa sua in macchina suoniamo e, se lei è fuori, la salutiamo e lei contraccambia. In questo, gli americani sono unici!

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Quali sono, secondo te, le differenze fra lo stile di vita italiano e quello americano e quali, invece, i punti in comune?

Beh, in California ho trovato l’Italia degli anni Ottanta… Qui ognuno lavora per realizzare i propri sogni, proprio come si faceva in Italia a quei tempi, dove anche l’operaio prendeva la casa al mare per il periodo estivo e si comprava l’auto dei suoi desideri lavorando sodo. Se parliamo dell’Italia di adesso, tuttavia, la situazione è totalmente differente. In California se lavori stai bene e vivi dignitosamente. Qui non esiste l’invidia sociale, il tuo successo viene visto positivamente dagli amici mentre in Italia, se fai i soldi, in molti pensano che tu abbia truffato… qui c’è molto tempo libero e le cose da fare sono infinite. A pochi km da Los Angeles ci sono il mare di Malibù e la montagna Big Bear dove si può sciare d’inverno, proprio come nella mia Prato, con Forte dei Marmi e l’Abetone. Poi, beh, Las Vegas è a poche ore di distanza e davanti a LA abbiamo le Hawaii o, ancora, a poca distanza ci sono Baia California e il Messico. Qui un italiano che ha voglia di lavorare emerge, perché noi italiani abbiamo una marcia in più nel DNA.

Che consigli daresti a chi vuole cambiare vita?

Il mio consiglio è quello di non rincorrere i soldi ma i propri sogni e le proprie passioni. I soldi sono una conseguenza e, se fai quello che ti piace, nulla ti pesa. Dico a tutti di provare a cambiare a qualsiasi età e penso che, come si suol dire, “chi non risica, non rosica”. È la pura realtà. L’importante è calcolare il margine di rischio. Tutto è possibile nella vita, se lo si vuole e si è pronti a mettersi in gioco.

Spesso si sente dire di come sia difficile andare a vivere e lavorare in America per via della burocrazia. Che consigli daresti a chi vorrebbe vivere lì in pianta stabile?

L’America è il posto più difficile dove andare a vivere in termini di autorizzazioni e visti… ci sono tante strade da seguire ma nessuna è facilmente raggiungibile se non si ha l’appoggio di professionisti. Qui si viene come dipendente, con uno sponsor, ma devi avere una attività particolarmente unica, diciamo che se vuoi fare il cameriere qui non entri, oppure se hai un capitale allora entri come investitore. Tra queste due strade ci sono una miriade di permessi scolastici e di prove di lavoro davvero complicate ma, se avete tenacia e professionalità, questo è un mondo aperto.

Com’è la tua vita quotidiana a Los Angeles?

Quando sono in città mi dedico molto al mio lavoro operando su diverse direzioni. Il lavoro in sé non è certo monotono. L’inizio, tuttavia, è sempre lo stesso: sveglia, caffè (preparato in casa con la Moka) e poi un’ora di corsa o in piscina. A questo punto comincio con gli appuntamenti o, nel caso, faccio un salto in ufficio, che è davanti all’aeroporto (LAX), che dista da 20 minuti a 2 ore da casa mia, in base al traffico. Pranzo velocemente, di solito con clienti o partner, e poi rientro verso casa dopo essere passato dall’ufficio. La tecnologia aiuta in quanto facciamo continui meeting con clienti in tutto il mondo, ogni singolo giorno e da ovunque ci troviamo (auto compresa). Il venerdì lavoro mezza giornata e il week end è libero. La sera qui si va a letto presto, o meglio, le persone in generale vanno a letto presto ma noi, lavorando con clienti che abitano altrove nel mondo, non andiamo mai a letto prima della mezzanotte.

Come sei stato accolto dagli americani?

Americani !?! Beh, non ne conosco… Conosco tutti stranieri ed è proprio questo il bello dell’America, siamo tutti stranieri comunque! Frequento poco la comunità italiana, ho amici di tutte le nazioni del mondo e questo è uno dei segreti del mio successo, la diversità apre la mente, così come fanno i viaggi nel mondo.

Quali difficoltà hai dovuto affrontare e come sei riuscito a superarle?

La vita è complessa a prescindere e le difficoltà mi hanno sempre stimolato, tanto che, se non le avevo di fronte, le ho cercate proprio per stimolarmi… ho un grande senso di adattamento e odio la routine, che spenge il mio spirito. Chiunque può fare ed essere quello che desidera, ma solo se per farlo è disposto a mettere tutto sul tavolo. Mi capita di tornare in Italia ogni 3/4 mesi ma per brevissimi periodi. Trovo un ambiente lontano dalle mie idee di vita, ormai la “dolce vita” fa parte del passato ed è sepolta. In Italia trovo tanta depressione, tanti cervelli spenti e poca voglia di mettersi in gioco. Trovo persone che, invece di sognare, stanno a pensare a come pagare le bollette e la scuola ai figli o si preoccupano della pericolosità della città …. Tutti argomenti molto lontani dai miei pensieri. Torno in Italia aspettandomi lo stesso Paese che ho conosciuto da ragazzo e ci casco sempre per poi rimanerne deluso in quanto, ogni volta, lo trovo diverso da quello dei ricordi. Mi ritrovo, quindi, in una realtà che non e più la mia. Quello che non cambia mai sono l’arte e il cibo. Tutto ciò è immutabile.

Quali sono i momenti più belli che hai vissuto finora?

Ho vissuto tanti attimi belli perché la vita è fatta di attimi. Ho avuto, quindi, tanti bei momenti così come tanti altri dedicati alle cadute e agli insuccessi e questa è una buona cosa.

Qual è il tuo motto?

Il mio motto deriva dal segreto del mio successo, che è mia moglie. Una donna che mi completa e che mi ha fatto diventare quello che sono e che amo più di ogni altra cosa, quindi dico a tutti: amate incondizionatamente la vita perché il segreto del successo sta nel fare l’amore con tutto quello che vi circonda, fate l’amore con la vita.

Progetti per il futuro?

Fra i miei progetti ci sono realizzare la seconda edizione della mia fiera sul Made in Italy per aiutare altri italiani intraprendenti ad avere successo (Nexxt Expo), lanciare la mia squadra di calcio, la Racing Los Angeles con la sua Accademia Genova International. Questa nuova avventura comincerà l’11 novembre. Produrre il film a Capo Verde di cui sto scrivendo la sceneggiatura con un team spettacolare, continuare a stare vicino a mia moglie in ogni momento in cui posso perché, pur avendola al mio fianco 365 giorni l’anno e 24 ore il giorno, non voglio smettere di sognare e di realizzare qualsiasi progetto e sogno sempre insieme a lei e, infine, creare un percorso per mio figlio, che lo renda felice come lo sono io. Naturalmente, voglio proseguire nella condivisione dei miei successi con il mio socio/fratello con il quale faccio donazioni tramite la nostra Onlus Nexxt Foundation, perché la vita è una bilancia e aiutare chi è meno fortunato è un atto dovuto che ci rende Uomini migliori.

Per seguire e contattare Paolo:

Siti web:

https://www.uscompanyadvisor.com/

https://www.nexxt-expo.com/

https://www.nexxtfoundation.org/

https://www.expert-bank.com/

E-mail president@uscompanyadvisor.com

 

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