Ma nevica da voi?
si
Ah...solo uno sterile "si"...
Va bene.
solo uno sterile si?
ok ... te la sei cercata!
Tutto è cominciato con un singolo fiocco di neve, piovuto dal cielo. L’ho visto spuntare dal nulla. Bianco, solitario, spensierato. Ingaggiava con l’aria un gioco divertente, quello di rincorrersi l’uno con l’altra. Un rimpiattino aereo che non aveva mai una fine. Il piccolo fiocco infatti era ben consapevole che il suo destino si sarebbe compiuto una volta toccata la terra, ma proprio non aveva voglia di dissolversi. Così prolungava la propria effimera esistenza gigionando, volteggiando, scendeva un po’ giù e poi tornava su con un marameo, complice un refolo amico.
Tuttavia al proprio destino nessuno sfugge. Il piccolo fiocco, alla fine, si era schiantato al suolo, proprio mentre all’orizzonte faceva la sua comparsa uno dei suoi fratelli.
Anche questo fiocco, gemello del primo, era spuntato dal nulla. Non aveva fatto in tempo a conoscere e incontrare il fratello, ma come lui non voleva assolutamente morire solo. L’ho visto lanciarsi verso l’alto con una rincorsa estrema. Sembrava un gesto disperato e inutile invece era un richiamo. Perché d’improvviso dieci, cento, mille fiocchi sono arrivati di gran carriera suonando la carica.
E dopo i mille altri mille, e poi altri ancora in una girandola immacolata. Pioggia bianca e benedetta di solidarietà fra fiocchi.
Infatti ora, quando ciascuno atterra al suolo, o su una casa, o su una pianta o su qualsiasi altra cosa, non è più destinato a morire in solitudine. In virtù del detto che l’unione fa la forza e considerato che il legame tra amici e fratelli è molto stretto, ora i fiocchi abbracciati uno all’altro non muoiono subito. Uniti insieme formano tappeti, coltri, mantelli gelati di una bellezza assoluta, ricoprono ogni oggetto con autorità e delicatezza.
L’impresa riesce talmente bene che i fiocchi di neve decidono di chiamare altri fratelli dal cielo. E questi arrivano giocosi, in tanti, tantissimi, così numerosi che non c’è più spazio per acrobazie aeree. Vengono giù fitti fitti, asciutti e freddi, dapprima piccolissimi, poi sempre più audaci e a falde sempre più larghe.
Il mondo conosciuto si trasforma.
L’occhio perde la facoltà d’individuare i colori, annullati da una tavolozza che comprende solo bianco e grigio con poche sfumature. I contorni degli oggetti non si definiscono più con chiarezza, tutto è irreale.
I rami degli alberi si vestono di pizzo, delicato e tenero come i merletti dell’abito di una sposa. Le altre piante del bosco, una volta verdi, fungono da bianche damigelle.
In questa atmosfera rarefatta se si apre la bocca si respira neve. Così come i pesci nell’acquario respirano acqua. Tutto è rallentato, silenzioso film in bianco e grigio senza tempo.
Persino dal tramonto sono scomparsi i colori. La luce si spegne piano piano, discretamente, senza fulgore. Diventa notte e nulla cambia. Solo, il biancore diventa fosforescenza, sopra e sotto di te, e tu cerchi le fate del nord, perché quello che vedi, di certo, è il loro regno incantato.
I fiocchi di neve insieme ai bambini si divertono molto. Gli uni precipitano a testa i giù, gli altri alzano il capo e spalancano la bocca sorpresi. Ne nasce la sfida ad andarsi incontro e difatti si prendono, si abbracciano. Ridono, sia i fiocchi che i bambini.
Al suolo è già uno strato bianco di dieci centimetri. Miliardi di fiocchi uno sull’altro, stretti in un legame di ghiaccio. Dal cielo un vortice di altrettanti fiocchi di neve, incessante, muto, infinito, raggiunge i fratelli distesi al suolo, nell’allegra certezza dell’immortalità. Almeno per molti giorni a venire. E sempre che compare freddo e padre gelo diano loro una mano.
Guardo la prima nevicata dell’inverno da dietro una finestra, temendo di disturbare. È così bella. La vedo stendere un lenzuolo candido sulle umane mancanze.
Ma non sono capace di descriverla al mondo.