Sergio, intendevo sviolinata nei confronti delle Filippine visto che il tuo primo intervento era stato un po' acido, non nei miei confronti.
C'e' da dire che spesso noi figli dei Paesi industrializzati utilizziamo in certi casi una nostra chiave di lettura che puo' valere da noi ma non ovunque. Quello che chiamiamo miseria in alcuni luoghi del mondo non lo e' per il diretto interessato, lo e' secondo noi, secondo il nostro punto di vista. Qui ad esempio se vediamo una casa rurale fatiscente in campagna con una famiglia all'esterno vestita alla buona che passa le giornate a curare campagna, animali e a guardare le moto che passano sulla strada, pensiamo "poveracci" con la nostra faccia seria e tirata. Probabilmente ci sorrideranno, chissa' se capiranno quel che pensiamo di loro. Ma loro mangiano 3 volte al giorno e sono felici, perche' la poverta' da queste parti si misura cosi'. Noi abbiamo molto, troppo e non siamo felici, bisogna forse tornare ad accontentarsi e a giudicare meno gli altri e piu' se stessi. Io ho scelto di vivere piu' felice ed avere un po' meno, chi vuole continuare la gara lo faccia, preferisco fare lo spettatore.
Altra cosa, perche' tanti filippini continuano a venire in Europa o USA se nel loro Paese si vive bene, e perche' alcuni italiani vanno da loro. Nel mio caso tra il '90 e il 2005 saro' stato nelle Filippine come turista e in visita ai parenti per almeno 20 volte. Voglio dire che sapevo dove andavo quando mi sono trasferito e sulla bilancia avevo messo pro e contro prima di partire. La bilancia pendeva sempre da questa parte e cosi' sono qua'. Ma i Filippini che vengono o sono venuti in Italia non avevano che una possibilita'. Qui il lavoro e' poco e quelli che cercano lavoro tanti {Sergio e' stato bravo e fortunato, ma e' sconsigliabile venire a cercare lavoro qui, bisogna aprire in proprio una attivita' eventualmente}. Fondamentalmente non sapevano dove andavano, sapevano che avrebbero guadagnato euro o dollari e questo inizialmente loro bastava. Poi pero' si ritrovano imbrigliati in una situazione in cui non possono piu' mollare, al paese riderebbero tutti e i filippini sono molto orgogliosi, cosi' restano da noi tornando a casa ogni anno o due e spendendo tutti i risparmi accumulati in grandi feste o altre megalomanie per dimostrare agli amici di qui che ce l'hanno fatta, che hanno sfondato. Situazione che fino a pochi decenni fa' accadeva nel nostro meridione e forse in tono minore avviene tutt'oggi. Questo oltretutto non fa' che accrescere negli altri la volonta' di partire e raggiungere il miraggio, di cui nessuno svela il lato reale. Conosco molti filippini che farebbero le valige di corsa per ritornare, altri arrivati da poco che maledicono di essere partiti, ma l'orgoglio e l'indisponibilita' economica continua, derivante da questi eccessi ad ogni visita ai parenti, non da' loro alternative. Questa e' la situazione della stragrande maggioranza dei filippini che lavorano in Italia. Per chiudere: non suddividerei i Paesi del mondo in Paesi di serie A e di serie B come sembra di capire dall'intervento di Rotailater, certamente ci sono grandi diversita' ma mi fermerei li', altrimenti si continua ad usare la nostra metrica che riconosce i Paesi di serie A come quelli in cui c'e' lavoro per tutti, salari alti, grandi aziende in salute, un welfare funzionale, un livello alto dell'istruzione e della sanita' ecc. Ma se cosi' fosse, se quelli sono i denominatori, oggi obiettivamente quali nazioni fanno parte della serie A? Non voglio parlare dell'Italia, meglio di no, ma un amico che vive da molti anni in Danimarca mi dice che tutto e' fermo e che butta male, mentre pochi gg fa' ho conosciuto un ingegnere svedese che e' stato licenziato e mi ha illuminato sulla situazione stagnante in cui versa anche la perfetta Svezia.