Siamo in tempi difficili, l'Italia va male, anzi malissimo e solo quelli che hanno risparmiato e guadagnato tanto possono permettersi di restare o partire senza soffrire.
Quando sono partito io avevo con me una valigia e poco piu', tanta voglia di scoprire il mondo e quattro soldi in tasca in travels cheques oltre ad una promessa di bonifico in qualche banca nel Pease dove mi trasferivo. Verrebbe da dire che é una costante dell'essere italiano, partire, lasciarsi tutto alle spalle come lo e' stato per decenni alla fine del diciannovesimo secolo ed all'inizio del ventesimo ma non sono queste le motivazioni di questo forum. L'emigrante moderno che tutto ha in patria parte per dimostrare a se stesso di essere in grado di vivere meglio anche fuori dai confini natii. Meglio non significa piu' ricco. L'emigrante moderno cerca la serenita', cerca la tranquillita' e se decide di investire i propri sudati risparmi, lo fa con tutta l'oculatezza possibile perche' pensa ai propri figli ed al loro futuro. Si lascia la madre patria con convinzione, non un viaggio verso l'incertezza ma l'inizio di una avventura programmata fin nei minimi dettagli per poter vivere con convinzione e sicurezza la propria vita. Ormai non si tratta più di scappare a caso, si tratta di rincorrere i propri sogni pur di vedere luoghi che affascinano enormemente che completano quella voglia di andarsene. L’emigrante e' una filosofia di vita che incarna un’ipotesi, anzi un paradosso. Siamo sempre con la valigia in mano per andare a cercare fortuna, come hanno fatto tanti prima di noi, con più o meno successo. Ma, in realta', non vogliamo andarcene e fino all’ultimo, strenuamente, resistiamo, cercando un motivo per rimanere. Per chi pero' alla fine si decide ci dovrebbe essere la certezza di una vita diversa, non saprei dire se migliore, diversa sicuramente. L'addio e' anche un'arrivederci, per questo l'italiano alla fine sceglie sempre una destinazione sicura, emotivamente sicura che non includa quei rischi che verosimilmente lo fanno fuggire dall'Italia.
