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Perché ce ne vogliamo andare? / polinesia 1994:life past
« il: 19 Luglio 2010, 11:37:29 »
Nuku'alofa-isole Tonga inverno 1994,
Jean.
Avrebbe forse dovuto dare una controllata ai suoi ammortizzatori il nostro amico agenteimmobiliare,mentre nella notte sobbalzavamo tra le palme e i prati di Tongatapu in cerca di una casa,ma che importa non c'erano nuvole quella volta,si vedeva ovunque e come sempre era bello osservare.
Madove ca**o ci sta portando? E poi all'improvviso eccola là,la casettina di legno tutta sola,ma non c'era timore,era un bel silenzio e poi poteva diventare la nostra futura casa...Ma per adesso era la casa di Jean,Jean il francese.
L'agenteantimortizzatore apri' la porta,i grilli suonaro il citofono,non sapevo che viso avesse Jean ma appena varcata la soglia
mi resi conto che,ero sicuro che ,l'avevo conosciuto da qualche parte.Libri aperti ovunque,fotografie attaccate al muro di un africa lontana,di una vita precedente ,coccodrilli con le enormi fauci aperte,una bionda ragazza che sorrideva in un deserto,un ricordo lontano,forse troppo.Numerose candele e lampade a olio illuminavano la stanza,una luce fioca che rendeva,ma si era propio cosi',l'idea di essere all'interno di un galeone in un mare lontano.Non era una cosi'lontana realtà.
Jean non c'era,ma tutta la sua vita era li',noi eravamo li,e lui perché era li?Perché voleva partire e lasciare le Tonga e quella meravigliosa casa?Non so perché (ma si che lo so)non affittammo la casa,doveva restare cosi come l'avevamo trovata.
Lo incontrammo per caso un paio di mesi dopo al "waterfront",Michela sgrano' gli occhi,indubbiamente un bel tipo,Jean disse che aveva voglia di cambiare aria,era stufo di un isola,ma partiva per un altra,Nosy be,Madagascar,lavorava per un organizzazione internazionale.
Gli parlammo di casa sua,ebbe un attimo di esitazione ,fini la birra e se ne ando'.
Mi spiace Michela.
Jean.
Avrebbe forse dovuto dare una controllata ai suoi ammortizzatori il nostro amico agenteimmobiliare,mentre nella notte sobbalzavamo tra le palme e i prati di Tongatapu in cerca di una casa,ma che importa non c'erano nuvole quella volta,si vedeva ovunque e come sempre era bello osservare.
Madove ca**o ci sta portando? E poi all'improvviso eccola là,la casettina di legno tutta sola,ma non c'era timore,era un bel silenzio e poi poteva diventare la nostra futura casa...Ma per adesso era la casa di Jean,Jean il francese.
L'agenteantimortizzatore apri' la porta,i grilli suonaro il citofono,non sapevo che viso avesse Jean ma appena varcata la soglia
mi resi conto che,ero sicuro che ,l'avevo conosciuto da qualche parte.Libri aperti ovunque,fotografie attaccate al muro di un africa lontana,di una vita precedente ,coccodrilli con le enormi fauci aperte,una bionda ragazza che sorrideva in un deserto,un ricordo lontano,forse troppo.Numerose candele e lampade a olio illuminavano la stanza,una luce fioca che rendeva,ma si era propio cosi',l'idea di essere all'interno di un galeone in un mare lontano.Non era una cosi'lontana realtà.
Jean non c'era,ma tutta la sua vita era li',noi eravamo li,e lui perché era li?Perché voleva partire e lasciare le Tonga e quella meravigliosa casa?Non so perché (ma si che lo so)non affittammo la casa,doveva restare cosi come l'avevamo trovata.
Lo incontrammo per caso un paio di mesi dopo al "waterfront",Michela sgrano' gli occhi,indubbiamente un bel tipo,Jean disse che aveva voglia di cambiare aria,era stufo di un isola,ma partiva per un altra,Nosy be,Madagascar,lavorava per un organizzazione internazionale.
Gli parlammo di casa sua,ebbe un attimo di esitazione ,fini la birra e se ne ando'.
Mi spiace Michela.