Autore Topic: NON voglio vivere così.  (Letto 24011 volte)

coolbreezemax

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NON voglio vivere così.
« il: 16 Febbraio 2012, 16:44:24 »
Ciao a tutti,
nuovo nuovo del forum che frequento (lurko dicono gli smanettoni) da un bel pò. Un pò di storia, ammesso che ve ne freghi qualcosa...mi chiamo Max e, attualmente, lavoro per un tour operator. Ma non vendo viaggi, no. Mi occupo di realizzare documenti di viaggio e degli acquisti. Ho uno stipendio ridicolo, per quanto fisso e avvizzisco 8/10 ore al giorno in questo ufficio.
Prima di entrare qui, io facevo una vita meravigliosa. Essendo un musicista, suonavo nei villaggi (prevalentemente all'estero) e strutture alberghiere, e qui a Genova, in un sacco di locali.
Guadagnavo bene, molto bene. circa 2,5 volte quel che guadagno ora e la mia vita era vissuta per dare divertimento. Ho conosciuto una ragazza, in un paese lontano dove lavoravo. Ci siamo innamorati, siamo tornati a vivere in Italia, abbiamo preso casa, ci siamo sposati e abbiamo preso un cane.
A dicembre 2010 mi lascia. E in 5 mesi la mia vita si è distrutta.
E adesso sono legato ad un lavoro che detesto e che non mi lascia libero di suonare.
Non voglio più vivere così.
Quindi sto meditando di riprendere la mia vera professione (quella di pianista cantante appunto), licenziarmi e tornare a girare per il mondo. Senza il problema del mutuo, dello stipendio che non basta mai, del mortorio di una città pessima.

Che mi consigliate? Vado?
E' tanto che ci medito su ma ancora non ho preso la fatidica decisione...e' difficile lasciare la sicurezza per la libertà, più difficile di quanto avrei pensato.

azzurrofede

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Re:NON voglio vivere così.
« Risposta #1 il: 16 Febbraio 2012, 19:38:21 »
Ciao Max :) capisco bene cosa vuoi dire, a me è successa na cosa simile solo che fortunatamente avevo come si dice, mangiato la foglia prima del fattaccio...e quindi non mi sono esposto economicamente...però il succo dell'accaduto è lo stesso...sono rientrato in questo paese del c...o perche provavo un certo interesse per una donna; ma ora...visto che l'interesse lo provo molto di piu di prima per me stesso, sto decidendo di ripartire...se ti può interessare la destinazione dove voglio andare io; magari facciamo un viaggio di sopralluogo assieme...direzione Isole Canarie...Se ti interessa ne parliamo...
Cordiali saluti Federico

Rema

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Re:NON voglio vivere così.
« Risposta #2 il: 17 Febbraio 2012, 09:51:25 »
Che mi consigliate? Vado?
E' tanto che ci medito su ma ancora non ho preso la fatidica decisione...e' difficile lasciare la sicurezza per la libertà, più difficile di quanto avrei pensato.

Se te la senti vai  ;)

gin

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Re:NON voglio vivere così.
« Risposta #3 il: 17 Febbraio 2012, 12:15:57 »
ciao coolbreezemax
leggere il tuo forum fa stringere un po il cuore...e dispiace sicuramente.
Ma devi risollevarti, ci siam passati tutti e devi pensare positivo, perchè il piangersi addosso farà sempre più sprofondare il tuo animo, la tua personalità.
Ma quanti anni hai??
Io posso solo dirti che anch'io ormai ho deciso e sto provando ad andarmene. spero di farlo in tempi brevi e la mia direzione è la rep. dominicana. Ora a breve ci torno nuovamente per vedere bene se la mia idea è fattibile

Eddy McClean

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Re:NON voglio vivere così.
« Risposta #4 il: 17 Febbraio 2012, 16:12:57 »
Io posso solo dirti che anch'io ormai ho deciso e sto provando ad andarmene. spero di farlo in tempi brevi e la mia direzione è la rep. dominicana. Ora a breve ci torno nuovamente per vedere bene se la mia idea è fattibile
Ma che strano, mi sembrava fosse la thailandia, vuoi vedere che ho letto male?

gin

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Re:NON voglio vivere così.
« Risposta #5 il: 17 Febbraio 2012, 16:14:36 »
no eddy non hai letto male. io ho deciso per la rep dominicana, ma orami diversi amici mi stanno parlando della thailandia seriamente...e sto valutando di fare un salto...giusto per capire di persona...

satisfaction

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Re:NON voglio vivere così.
« Risposta #6 il: 19 Febbraio 2012, 22:00:02 »
no eddy non hai letto male. io ho deciso per la rep dominicana, ma orami diversi amici mi stanno parlando della thailandia seriamente...e sto valutando di fare un salto...giusto per capire di persona...
Sono tornato da PKT due settimane fa ed ho accompagnato alcune persone che apriranno una pizzeria.... Tra RD e Thai meglio la seconda opzione di gran lunga.
Unico neo e' l'invasione pazzesca di russi che stanno comprando di tutto e i prezzi sono lievitati di molto rispetto a un anno fa. Quindi, se vuoi andare, non perdere tempo.

gin

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Re:NON voglio vivere così.
« Risposta #7 il: 20 Febbraio 2012, 10:34:25 »
satisfaction perchè bocci la rep dominicana ?? tu ci sei stato?? io si...

coolbreezemax

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Re:NON voglio vivere così.
« Risposta #8 il: 20 Febbraio 2012, 11:55:46 »
Ciao a tutti.
Prima di tutto vi ringrazio per il feedback, grazie davvero.
Sapete, per me il problema non è partire perchè ho lavorato più di 15 anni all'estero di cui quasi 5 in Messico tornando a casa giusto 3 volte per sistemare un pò di cose. Mi ritengo completamente apolide e non ho problemi a viaggiare anche tanto.
Quel che mi blocca è il primo passo...non riesco a fare il primo passo perchè, seppure il lavoro che faccio è odioso, poco remunerativo e pieno di menate, è pur sempre il più classico dei "posti fissi" e con 'sti chiari di luna mi dico spesso che è una follia abbandonarlo. Sull'altro piatto della bilancia, però, metto che dopo la separazione ho capito che la vita è una ed una sola e che può prendere delle pieghe completamente inaspettate. E può finire anche molto velocemente. E se c'è una cosa che odio è avere rimpianti. In più ho una marea di contatti per tornare a fare il musicista per cui nemmeno il lavoro sarebbe un problema. Nemmeno a 40 anni (fortunatamente non c'è limite di età).
Ma, pur sapendo che cosa dovrei fare, ancora non riesco a fare il dannato primo passo...
Ciao Max :) capisco bene cosa vuoi dire, a me è successa na cosa simile solo che fortunatamente avevo come si dice, mangiato la foglia prima del fattaccio...e quindi non mi sono esposto economicamente...però il succo dell'accaduto è lo stesso...sono rientrato in questo paese del c...o perche provavo un certo interesse per una donna; ma ora...visto che l'interesse lo provo molto di piu di prima per me stesso, sto decidendo di ripartire...se ti può interessare la destinazione dove voglio andare io; magari facciamo un viaggio di sopralluogo assieme...direzione Isole Canarie...Se ti interessa ne parliamo...
Cordiali saluti Federico
Ciao Federico. Ho vissuto a Lanzarote per 13 mesi ed ho un bellissimo ricordo delle Canarie. Gente di cuore come solo gli isolani sanno essere. Ma se dovessi trasferirmi definitivamente (e non fare il nomade come vorrei), prediligo sicuramente luoghi freddi come la Scandinavia o il Canada di cui sono innamorato da sempre...

satisfaction

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Re:NON voglio vivere così.
« Risposta #9 il: 29 Febbraio 2012, 21:24:57 »
satisfaction perchè bocci la rep dominicana ?? tu ci sei stato?? io si...
Anche se ci sono stato e mi piace e si vive anche bene, siccome non faccio il turista per caso ma all'estero ci vado solo per lavoro, posso dirti una cosa che poi e' o dovrebbe essere in testa a qualsiasi imprenditore nell'era globalizzata: QUANDO UN BUSINESS (O UN POSTO DOVE FARE BUSINESS) E' ALLA PORTATA DI TUTTI I O DI TANTI, NON E' PIU' UN BUSINESS.

Questo e' il mio teorema.

Ora, se vai in RD  da pensionato ti dico FAI BENE ma se ci vai per fare affari decenti, ti dico SEI MATTO.

Eddy McClean

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Re:NON voglio vivere così.
« Risposta #10 il: 09 Marzo 2012, 09:10:43 »
Lui va di qui, va di la... forse sarebbe meglio restare a casa sua e mettere a posto cosa c'e' che ancora non va dalle sue parti:

L'Aquila tre anni dopo: tutto uguale
In centro restano le macerie. E 383 cittadini vivono in albergo


(Eidon)
«Soldi spesi finora? Chi lo sa...». Basta la risposta di Fabrizio Barca, il ministro delegato al problema, a dare il quadro, agghiacciante, di come è messa l'Aquila quasi tre anni dopo il terremoto del 2009. Nel rimpallo di responsabilità ed emergenze, dopo gli squilli di tromba iniziali, s'è perso il conto. Un numero solo è fisso: lo zero. Quartieri storici restaurati: zero. Palazzetti antichi restaurati: zero. Chiese restaurate: zero. Peggio: prima che fossero rimosse le macerie (zero!), è stata rimossa l'Aquila. Dalla coscienza stessa dell'Italia.
È ancora tutto lì, fermo. Le gonne appese alle grucce degli armadi spalancati nelle case sventrate, i libri caduti da scaffali in bilico sul vuoto, le canottiere che, stese ad asciugare su fili rimasti miracolosamente tesi, sventolano su montagne di detriti e incartamenti burocratici. Decine e decine di ordinanze, delibere, disposizioni, puntualizzazioni, rettifiche e precisazioni che ammucchiate l'una sull'altra hanno fatto un groviglio più insensato e abnorme di certe spropositate impalcature di tubi innocenti e snodi e raccordi che a volte, più che un'opera di messa in sicurezza, sembrano l'opera cervellotica di un artista d'avanguardia.
Ti avventuri per le strade immaginandoti un frastuono di martelli pneumatici e ruspe e betoniere e bracci di gru che sollevano cataste e carriole che schizzano febbrili su e giù per le tavole inclinate. Zero. O quasi zero. Tutto bloccato. Paralizzato. Morto. Come un anno fa, come due anni fa, come tre anni fa. Come quando la protesta del popolo delle carriole venne asfissiata tra commi, virgole e codicilli.
«Noi sottoscritti ufficiali di Pg... riferiamo di aver proceduto, alle ore 10.20 circa odierne, in corso Federico II, di fronte al cinema Massimo, al sequestro di quanto in oggetto indicato perché utilizzato dal nominato in oggetto per una manifestazione non preavvisata...». Trattavasi di «una carriola in pessimo stato di conservazione con contenitore in ferro di colore blu con legatura in ferro sotto il contenitore e cerchio ruota di colore viola» oltre a «una pala con manico in legno».
Sinceramente: se lo Stato italiano avesse affrontato il problema della ricostruzione con lo stesso zelo impiegato nel reprimere l'esasperazione sacrosanta degli aquilani, saremmo a questo punto, trentacinque mesi dopo? Quaranta persone che quel giorno entrarono nella zona rossa per portare via provocatoriamente le macerie sono ancora indagate. Quanti soldi sono stati spesi per questo procedimento giudiziario surreale, oltre al tempo gettato inutilmente per compilare verbali e riempire i magazzini di grotteschi corpi di reato? Boh!




(Ap)
Si sa quanto fu speso per gli accappatoi dei Grandi nei tre giorni del G8: 24.420 euro. Quanto per ciascuna delle «60 penne in edizione unica» di Museovivo: 433 euro per un totale di 26.000. Quanto per 45 ciotoline portacenere in argento con incisioni prodotte da Bulgari per i capi di Stato: 22.500 euro, cioè 500 a ciotolina. Quanto per la preziosa consulenza artistica di Mario Catalano, lo scenografo di Colpo grosso chiamato a dare un tocco di classe, diciamo così, al summit: 92 mila euro. Quanto è stato speso in tutto, però, come detto, non lo sanno ancora neanche gli esperti («Avremo le idee chiare a metà marzo», confida Barca) messi all'opera da Monti.
Intanto il cuore antico dell'Aquila agonizza. E con L'Aquila agonizzano i cuori antichi di Onna e Camarda e gli altri centri annientati dalla botta del 6 aprile 2009. Ridotti via via, dopo le fanfare efficientiste del primo intervento («Nessuno al mondo è stato mai così veloce nei soccorsi!») a un problema «locale». Degli abruzzesi. E non una scommessa «nazionale». Collettiva. Sulla quale si gioca la capacità stessa dello Stato di dimostrarsi all'altezza. In grado di sanare le ferite prima che vadano in putrefazione. Chiusa la fase dell'emergenza l'Abruzzo è piombato nel dimenticatoio. Come se la costruzione a tempo di record e al prezzo stratosferico di 2.700 euro al metro quadro dei Complessi antisismici sostenibili ecocompatibili, le famose C.a.s.e. dove sono state trasportate 12.999 persone, avesse risolto tutto. «Adesso tocca agli enti locali», disse Berlusconi. E dopo il G8 e la passeggiata con Obama non si è praticamente più visto. Rarissime pure le apparizioni di altri politici. Mentre il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ci metteva come al solito una pezza: tre visite.

Cos'è rimasto, spenti i riflettori, di quella generosa esibizione muscolare sulla capacità di «fare bene, fare in fretta»? Le cose fatte nei primi mesi. La riluttanza di Giulio Tremonti ad aprire i cordoni della borsa. L'addio di Guido Bertolaso. La disaffezione del Cavaliere che, osannato dalle tivù amiche per le prime case donate a fedeli in delirio, si è via via disinteressato del centro storico, che secondo la «leader delle carriole» Giusi Pitari avrebbe visto «solo due volte, nei primi due giorni».
Resta una rissa continua, estenuante, sul cosa fare «dopo». Travasata via via nelle campagne elettorali per le provinciali, per le europee e oggi per le comunali. Di qua la destra, di là la sinistra. Di qua il governatore berlusconiano Giovanni Chiodi, commissario straordinario per la ricostruzione, di là il sindaco democratico del capoluogo (ora ricandidato dopo le primarie) Massimo Cialente.
Il primo picchia sul secondo: «Lo stallo è frutto della saldatura di interessi locali, dai professionisti alle imprese, che hanno sbarrato la porta a competenze esterne. Avevo raccolto le disponibilità di un trust di cervelli bipartisan, da Paolo Leon a Vittorio Magnago Lampugnani, ma non li hanno voluti. Un atto di arroganza. Il fatto è che la politica locale non ha esercitato la leadership».
Il secondo, che fino al momento in cui fece sbattere la porta era vicecommissario, spara sul primo: «A parte il fatto che lui sta a Teramo, a Roma o da altre parti e all'Aquila lo vediamo raramente, è stato un muro di gomma». Un esempio? «La ricostruzione degli alloggi periferici. Per sei mesi si è dovuto attendere il prezziario regionale, con il risultato che nessuno ha potuto presentare i progetti». E mostra una lettera spedita a Chiodi per sollecitare un contributo di 630 mila euro destinato a Paganica: «È un mese e mezzo che lo tiene fermo sul tavolo. Gli ho scritto: "Questi non sono i tempi di un commissario ma i tempi, forse, di un piantone"».


Veleni. Che sgocciolano su tanti episodi. Come quei 3


(Ansa)
milioni di euro stanziati dall'ex ministro Mara Carfagna per un centro antiviolenza, che invece sarebbero stati dirottati un po' per i lavori della Curia e un po' per la struttura della consigliera di parità della Regione. O ancora i due milioni messi a disposizione dall'ex ministro della Gioventù Giorgia Meloni per un centro giovani, milioni che secondo il sindaco sarebbero chissà come evaporati.
Per non dire delle chiacchiere intorno a una struttura nuova di zecca tirata su mentre tanti edifici d'arte sono ancora in macerie: il San Donato Golf Hotel a Santi di Preturo, pochi chilometri dal capoluogo. Sessanta ettari di parco in una valletta verde, quattro stelle, conference center , centro benessere... Inaugurato a ottobre con la benedizione di Gianni Letta, ha scritto abruzzo24ore.tv , «è meglio noto come l'hotel di Cicchetti». Vale a dire Antonio Cicchetti, ex direttore amministrativo della Cattolica di Milano, uomo con aderenze vaticane, stimatissimo da Chiodi e Letta nonché vicecommissario alla ricostruzione.
Ma il resort è qualcosa di più d'un albergo di famiglia. Nella società che lo gestisce, la Rio Forcella spa, troviamo parenti, medici di grido, uomini d'affari. E molti costruttori: il presidente dell'Associazione imprese edili romane Eugenio Batelli, Erasmo Cinque, la famiglia barese Degennaro... Ma anche la Cicolani calcestruzzi, fra i fornitori di materiali per il post terremoto e una serie di imprenditori locali. Come il consuocero di Cicchetti, Walter Frezza, e suo fratello Armido, i cui nomi sono nell'elenco delle ditte impegnate nel progetto C.a.s.e. e nei puntellamenti al centro dell'Aquila: per un totale di 23 milioni. Appalti, va detto, aggiudicati prima della nomina di Cicchetti. Però... Né sembra più elegante la presenza, tra i soci del resort, dell'ex vicepresidente della Corte d'appello aquilana Gianlorenzo Piccioli, nominato un anno fa da Chiodi consulente (60 mila euro) del commissariato.

L'intoppo più grosso però, come dicevamo, è il groviglio di norme, leggi e regolamenti. Gianfranco Ruggeri, titolare di uno studio di ingegneria, li ha contati: 70 ordinanze della Presidenza del Consiglio, 41 disposizioni della Protezione civile, 96 decreti del commissario. Più 606 (seicentosei!) atti emanati dal Comune dell'Aquila. Senza contare una copiosa produzione di circolari interne. Massa tale che a volte una regola pare in plateale contraddizione con l'altra. Un delirio.
Non bastasse, c'è la «filiera». Una specie di cordata para-pubblica che gestisce le istruttorie. I progetti si presentano a Fintecna, società del Tesoro. Poi vanno a Reluis: la Rete laboratori universitari di ingegneria sismica, coordinata dalla Federico II di Napoli. Quindi al Cineas, consorzio di cui fanno parte 46 soggetti, dal Politecnico di Milano a compagnie assicurative quali Generali e Zurich, che si occupa dell'analisi economica delle pratiche. A quel punto il percorso per avere il contributo erogato dal Comune è completo. Teoricamente, però. Nella sostanza non capita quasi mai al primo colpo. E la pratica rimbalza dentro la filiera come una pallina da flipper.
La Cineas ha valutate positivamente 4.163 delle 8.722 pratiche per le abitazioni periferiche? Ebbene, il Comune ha emesso contributi per sole 2.472 di loro, a causa di vari motivi. Per esempio il fatto che ben 1.138 riguardano singoli appartamenti, ma siccome manca la pratica condominiale a chiudere il cerchio, il finanziamento non può scattare. E nemmeno i lavori. Perché allora non prevedere una pratica unica per ogni condominio? Misteri...

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Re:NON voglio vivere così.
« Risposta #11 il: 09 Marzo 2012, 13:56:47 »
QUANDO UN BUSINESS (O UN POSTO DOVE FARE BUSINESS) E' ALLA PORTATA DI TUTTI I O DI TANTI, NON E' PIU' UN BUSINESS. Questo e' il mio teorema.
Roberto io ti ho appoggiato in tante occasioni ma........ (e ci metto tanti puntini).........
Questa mi sembra una boiata pazzesca!!
Il business che nella lingua d'albione significa "affare" e' a prescindere da dove lo fai e in quali condizioni lo realizzi.
Quella massima si puo' applicare alle venture capital che piu' di essere business sono risk venture capital, compagnie con un alto margine di rischio. Se funziona ecco creato un business vincente e da qui si forma tutto l'indotto o il sottobosco di aziende mediamente collegate col primo business, se va male non lo sapremo mai.

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Re:NON voglio vivere così.
« Risposta #12 il: 10 Marzo 2012, 12:20:30 »
QUANDO UN BUSINESS (O UN POSTO DOVE FARE BUSINESS) E' ALLA PORTATA DI TUTTI I O DI TANTI, NON E' PIU' UN BUSINESS. Questo e' il mio teorema.
Roberto io ti ho appoggiato in tante occasioni ma........ (e ci metto tanti puntini).........
Questa mi sembra una boiata pazzesca!!
Il business che nella lingua d'albione significa "affare" e' a prescindere da dove lo fai e in quali condizioni lo realizzi.
Quella massima si puo' applicare alle venture capital che piu' di essere business sono risk venture capital, compagnie con un alto margine di rischio. Se funziona ecco creato un business vincente e da qui si forma tutto l'indotto o il sottobosco di aziende mediamente collegate col primo business, se va male non lo sapremo mai.
Se', ma se tutti si dirigono verso una meta, inevitabilmente quella meta si inflaziona.
Ricordo sempre a tutti quando un giornalino mensile consiglio' a tutti i suoi lettori di andare ad aprire un negozio di pasta fresca in Costarica. Ad un certo punto c'erano piu' pasta fresca che abitanti e il finale te lo lascio immaginare.

Tutto il mondo e' ''businessabile'' ma ci sono aree ancora quasi vergini ed altre inflazionate.

Per quanto riguarda RD da un mese abbiamo una consulente proprio dominicana quindi, magari, qualcosina di buono la sappiamo. Infatti gia' 7 neo-pensionati si stanno trasferendo li. Ma per vivere di rendita e meglio che in Italia, non per fare business.


s.simone

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Re:NON voglio vivere così.
« Risposta #13 il: 10 Marzo 2012, 15:28:43 »
il giornalino penso di aver capito quale sia, inizia per M e finisce con illionaire... l'ho letto per un pò anche io ma alla fine l'ho mollato perchè non dice niente di nuovo e la maggior parte dei nuovi business che propongono le trovavo delle c e finisce per agate... a mio parere, poi magari hanno aiutato e ispirato molte altre persone, è tutto possibile.

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Re:NON voglio vivere così.
« Risposta #14 il: 10 Marzo 2012, 15:40:34 »
il giornalino penso di aver capito quale sia, inizia per M e finisce con illionaire... l'ho letto per un pò anche io ma alla fine l'ho mollato perchè non dice niente di nuovo e la maggior parte dei nuovi business che propongono le trovavo delle c e finisce per agate... a mio parere, poi magari hanno aiutato e ispirato molte altre persone, è tutto possibile.
Hai capito benissimo. C'e'e stata tantissima gente che ci ha rimesso le ossa del collo a seguire quei consigli. Infatti quel giornalino non solo e' fallito con un crack da paura (mi riferisco al network a cui abboccarono perfino banche!!), ma ha rovinato un mare di persone.

Addirittura fecero due "speciali" su due aziende di cui conosco benissimo i titolari perche' della mia citta', dipingendo quelle aziende come rivoluzionarie. Ovviamente chi lesse quegli articoli non resto' fermo: qui hanno aperto 20 negozi e 13 aziende di servizio subito dopo quei due speciali.

Inutile dirti l'epilogo.