Penso che per capire i problemi dell'Italia non serva dover andare indietro fino al tracollo di Roma e al Medioevo: certamente, per capire la situazione di oggi "pesano" molto di più gli ultimi 120-150 anni. La neo-Italia degli scandali politico-bancari e dei voltagabbana politici (Depretis, Giolitti & C.).
La considerazione in cui venivano tenute le masse ovvero i ceti più poveri (il brigantaggio, le folle in protesta prese a fucilate dai soldati del re, gli anatemi del papa contro chi si interessava di politica)
Il nepotismo e il corporativismo generalizzati e compiaciuti, che bloccano la cosiddetta "mobilità sociale": in parole semplici, il figlio del notaio diventa notaio e si sposa la figlia di un notaio, avvocato, magistrato o giudice. Il figlio del pastore è predestinato al fare il pastore pure lui.
Ieri come oggi, anche se il figlio del pastore di oggi si laurea e fa pure un dottorato o un master.
E il cumulo dei redditi consentito dalle leggi vigenti, che consente abnormi arricchimenti di personaggi che ricoprono contemporaneamente cariche pubbliche e politche, cattedre universitarie, incarichi di consulenza in organi pubblici o multinazionali ed altro ancora.
Esiste certamente una responsabilità collettiva, come pure responsabilità di una classe dirigente politica ed una imprenditoriale che, avide e miopi, vedono solo il profitto a breve termine, anche a costo della svendita del territorio.
Non si vedono molte alternative, dato che l'informazione a livello dei media è volutamente addomesticata e scadente (si evidenziano - e molto - i fatti di cronaca nera di provincia, gossip, cronaca dagli esteri, specie dalle zone di guerra - tanto per placare gli animi in patria. Per non parlare dello sport, che è il vero "oppio dei popoli" degli italiani del XXI secolo).
Credo che il rischio dello sfacelo della classe media sia una involuzione verso dittature in varie forme (bancari ? imprenditori ? o qualche capopopolo alla Umberto Bossi pronto dietro l'angolo ?
E' desolante vedere che in Italia, di veri 'indignados' non se ne sono: prevale il senso del 'particulare' (= ognuno guarda gli affari suoi)
Nei cortei sfilano (ma in ordine ben distinto ed ognuno in separata sede) studenti, docenti precari, cassintegrati di questo o quello stabilimento.
Ci sono segnali di disagio come atti vandalici, ma invece di incendiare gli yacht e le ville di certi personaggi impunibili ed impresentabili, si preferisce dar fuoco ai cassoni per la spazzatura o sfasciare panchine e lampioni nelle pubbliche strade.
I vecchi (che sono sempre di più) si tengono ben strette tutte le loro tutele e le loro pensioni, senza dimenticare che spesso si tratta di soggetti che hanno versato solo 35 anni di contributi e magari riscosso poi anche 40-45 anni di pensione erogata dallo Stato.
I giovani ? Studiano per forza di cose, per moda, tradizione di famiglia o per l'ambizione di una ascesa sociale, ieri si diventava capireparto e dirigenti anche con la terza media, oggi tanti laureati senza 'agganci' o parenti nei posti giusti finiscono nei call centre a fare telemarketing.
La ribellione vera e non violenta forse è rimasta l'espatrio.
Perchè, a pensarci bene, un popolo italiano non esiste veramente, nell'Italietta dei tanti dialetti, 'orticelli' e 'campanilli'. Ognuno ragiona ed opera 'pro domo sua', non esistono senso civico e cittadinanza attiva a livello collettivo.