The Long Term Traveler, il lungo viaggio di Emanuele Del Bufalo (26 Paesi in 1.698 giorni)

Coinvolgere le persone che entrano in contatto con il suo progetto, dimostrando che esperienze del genere cambiano il modo di pensare e di agire.

Condividere l’amore per il mondo, un immenso “pentolone” pieno di meraviglie naturali ed umane, pieno di persone straordinarie e storie incredibili.

Questi gli obiettivi di The Long Term Traveler, il progetto di Emanuele Del Bufalo, un’avventura estesa nello spazio e nel tempo: 26 Paesi in 1.698 giorni e circa 130 mila km percorsi. La testimonianza fotografica attraverso la quale dimostrare che il mondo è ancora un posto di una bellezza unica, pieno di persone straordinarie.

Emanuele Del Bufalo

Emanuele, raccontaci qualcosa sul tuo progetto “The Long-Term Traveler”:

“The Long Term Traveler” è un’avventura estesa nello spazio e nel tempo, 26 paesi in 1698 giorni e circa 130 mila km percorsi.

La maggior parte delle persone, purtroppo, viaggia solo alcune settimane alla volta, limitate dal lavoro e dalle scadenza che la vita impone. Io ho voluto eliminare, per quanto possibile, questa “carenza di tempo”.

Solo avendo a disposizione abbastanza tempo si può cominciare ad andare in profondità. Ho voluto staccarmi dal concetto del vedere il più possibile nel minor tempo possibile. Ho finanziato il mio viaggio strada facendo con alcuni Working Holiday Visa (Visti Vacanza-Lavoro), che mi hanno permesso di vivere, lavorare e quindi risparmiare in Canada e Nuova Zelanda, dove mi sono fermato per un paio d’anni.

Sono stato almeno 4 settimane in ogni Paese, cercando di viverlo e non visitarlo, conoscerlo e capirlo il più possibile. L’abbondanza di tempo mi ha permesso di provare ad avere un contatto più vero, se così si può definire, con le persone che vivono in quei luoghi.

Ho cercato di evitare spostamenti in aereo, per quanto mi è stato possibile, preferendo mezzi di trasporto più lenti (bus, auto, treno, moto, nave). Adoro ammirare il graduale cambiamento del mondo intorno a me. Oggi con gli aerei ci si sposta troppo velocemente da “rosso” a “verde”, perdendosi tutte le sfumature di colore intermedie, i paesaggi e la natura che cambiano, le culture, le etnie, le religioni, il cibo, i volti.

Volando si passa sopra al mondo, viaggiando via terra lo si attraversa. Il mondo è un posto meraviglioso, così pieno di incredibili diversità, e vale sicuramente la pena ammirare questo spettacolo. L’altro aspetto fondamentale del mio viaggio è la fotografia. Nelle mie prime esperienze di viaggio a lungo termine: in Australia nel 2008 e in Asia nel 2010 la fotografia è stata una parte importante, fino a diventare fondamentale e a trasformarsi in una sorta di lavoro.

Sin dall’inizio di “The Long Term Traveler” la fotografia era sicuramente uno degli obiettivi del mio progetto. Documentare il mio percorso e dare la possibilità a tutti di vedere una miriade di cose meravigliose e non, che avevo la fortuna di trovarmi davanti.

Voglio contagiare le persone che entrano in contatto con il mio progetto, dimostrando che esperienze del genere cambiano il modo di pensare di agire e del concetto che si ha della vita. Voglio condividere il mio amore per il mondo, questo immenso “pentolone” pieno di meraviglie naturali ed umane, pieno di persone straordinarie e storie incredibili.

Quando e com’è nata l’idea di dare vita a questo progetto?

Il sogno è nato diversi anni prima. La mia prima esperienza di viaggio a lungo termine risale al 2008, quando ho mollato l’università per andare in Australia, dove ho vissuto, viaggiato e lavorato per un anno.

Da lì in poi la mia vita è cambiata, le decisioni che ho preso mi hanno sempre portato a tener conto di questa voglia di esplorare, di vedere il mondo con i miei occhi e di documentare il tutto con la fotografia.

Nel 2010 sono partito alla volta dell’Asia, un viaggio di 6 mesi dall’India alle Filippine, anche in questo caso cercando di prediligere mezzi alternativi all’aereo. Il 7 Aprile 2011 ho lasciato l’Italia per cominciare quella che sarebbe stata una grande avventura, sapevo che la prima tappa sarebbe stato il Canada, dove avrei potuto viaggiare e lavorare per 6 mesi, ma oltre a questo non avevo altre certezze, avevo carta bianca.

Ho costruito questo viaggio un pezzo alla volta, lasciandomi la libertà di scegliere la tappa successiva strada facendo. Sapevo che avrei fatto di tutto per andare nei Paesi che hanno fatto sempre parte dei miei sogni, come la Mongolia, il Borneo, il Tibet o l’arcipelago di Vanuatu, ma non sapevo nè come e nè quando.

Magicamente tutto è andato nel verso giusto e sono riuscito nell’impresa. Il mio viaggio è sempre stato una perenne gestazione. Ho deciso le tappe in base a quello che cercavo e a quello che volevo, ma anche lasciandomi influenzare dalle persone che incontravo e dalle storie che ascoltavo.

Cosa vorresti trasmettere attraverso la tua raccolta di immagini?

Le mie foto vogliono essere delle finestre sul mondo. Mi rendo conto che le decisioni che ho preso e le possibilità che mi hanno portato a dedicare la mia vita ai viaggi si distaccano molto dalla vita, diciamo più “normale” che vive la maggior parte delle persone.

Con le mie foto voglio rendere la mia esperienza alla portata di tutti ed accessibile a tutti quelli che, come me, sognano o hanno sognato di perdersi per il mondo. Con la mia raccolta fotografica voglio dare importanza anche al lato umano di un’esperienza del genere.

I viaggi da sempre mi hanno fatto veramente capire che la definizione della parola VITA cambia in base al luogo di nascita. Vedere il bello e il brutto del mondo moderno e delle società, aiuta ad avere una percezione diversa della propria di vita, spalancando le porte della mente a ragionamenti e conclusioni nuovi che arricchiscono enormemente la persona. I

n tutti i miei viaggi ho avuto la possibilità di ammirare la natura in tutte le sue sfumature e in tutto il suo splendore, emozionandomi e facendomi sentire vivo come non lo sono mai stato. Ma le cose che hanno veramente lasciato il segno dentro di me sono stati i contatti umani, i rapporti e le relazioni che ho instaurato con le persone che hanno incrociato il mio cammino. I soggetti dei miei ritratti, con le loro storie sono diventati parte di un puzzle che segue di pari passo il mio percorso, attraverso i Paesi e i continenti.

Vorrei che le persone capissero che il mondo non è un luogo pericoloso e pieno di insidie, ma il contrario. Per fortuna la maggior parte delle persone su questo pianeta sono persone buone, persone straordinarie che, pur avendo poco, sanno cosa significhi la parola condivisione.

The Long Term Traveler vuole essere la testimonianza tangibile che il mondo è ancora un posto di una bellezza unica e pieno di persone straordinarie. E le diversità invece che spaventare dovrebbero incuriosire e unire.

Hai viaggiato per il mondo: Canada, Nuova Zelanda, Indonesia, Mongolia, Cina, Tibet e molti altri ancora sono i luoghi da te visitati. Quale ti è rimasto nel cuore e perché?

Domanda difficilissima! Tutti i Paesi che ho visitato hanno qualcosa di speciale che mi è rimasto nel cuore: le culture, le persone, i paesaggi resteranno con me per il resto della mia vita. Forse ci sono luoghi che mi rimarranno più nel cuore perché sono posti che ho sempre sognato di visitare ed andare ad esplorare con i miei occhi sino dalla mia infanzia, come la Mongolia, il Tibet, l’arcipelago di Vanuatu nel Sud Pacifico, La Nuova Zelanda, il Borneo.

Luoghi che hanno sempre attirato la mia curiosità di bambino e adolescente, ed è stato molto emozionante ed appagante camminare su quelle terre che ho sognato. In Mongolia ho percorso quasi 4 mila km con un fuoristrada che mi ha portato in luoghi remoti senza strade e senza alcun segno di presenza umana, tranne le rare famiglie nomadi che vivono in tende sparse in questi paesaggi sterminati.

Durante il mio mese in Mongolia, ho avuto la fortuna di dormire ogni sera con una famiglia diversa, nelle loro caratteristiche tende bianche (Ger). Il contatto umano è stato bellissimo, mangiare insieme, cantare e bere vodka, giocare con i bambini. È stato stupefacente come, nonostante le barriere linguistiche, queste persone siano in grado di farti sentire una parte integrante della loro cerchia famigliare.

In Birmania ho speso decine di ore nei mercati delle città e dei villaggi sparsi nel paese, fotografando la vita di queste persone, scene che mi sono sembrate appartenere ad un tempo passato, dove uno straniero attira attenzione e curiosità.

Nelle calde acque di Tonga ho nuotato con una famiglia di Megattere, che da giugno a ottobre lasciano le acque intorno all’Antartide per dare alla luce i cuccioli nelle acque calde del Pacifico del Sud. Nuotare con questi magnifici animali è stato quasi commovente, sentirle cantare e comunicare tra loro è stata un’esperienza quasi mistica.

viaggiare

Ti andrebbe di raccontarci un aneddoto legato al tuo viaggio in giro per il mondo?

Tutto il mio viaggio ha avuto come cardine centrale la fotografia, la mia missione era quella di raccontare il mondo attraverso i miei occhi e la mia macchina fotografica.

Ho scoperto che la fotografia può essere usata come un catalizzatore che aiuta a conoscere le persone e le loro storie. Adoro i ritratti, la gente e il cambiamento delle culture e delle etnie. Il mio metodo di immortalare il soggetto era schematico e non si fermava all’ottenimento della foto da me voluta.

Nei mercati, nei villaggi, nei monasteri e ovunque ci fossero soggetti interessanti, cercavo sempre di muovermi con discrezione, rimanendo “invisibile” il più a lungo possibile. Una volta soddisfatto del risultato, andavo dal mio soggetto mostrandogli la foto che avevo appena fatto.

Ho scoperto come questo semplice gesto apre un mondo di possibilità. Cominciando dalla prima reazione che poteva essere di stupore, curiosità, incredulità, ammirazione, ma anche rabbia e vergogna. Con la giusta dose di sorrisi da parte mia e complimenti, le persone tendevano a incuriosirsi ed aprirsi.

Mi è capitato di trascorrere del tempo con i soggetti da me fotografati, anche dopo lo scatto, parlando del più e del meno, della loro famiglia, del loro lavoro. Percepivo una sorta di orgoglio nel raccontarmi la loro storia o qualche aneddoto della loro vita, bevendo una tazza di tè o fumando una sigaretta insieme.

E in più c’era una grossa curiosità da parte loro nel sapere chi fossi, cosa facessi nel loro paese, dove fossi stato nei miei viaggi, volevano vedere altre foto dei miei reportage di viaggio. Un sano e genuino rapporto tra due persone che spendono forse mezz’ora forse un’ora insieme, ma che poi non si rivedranno mai più.

Cosa ti sei portato dietro durante questo lungo viaggio durato 1698 giorni?

La parola d’ordine era viaggiare il più leggero possibile! Molto più difficile di quello che sembra. Solo l’attrezzatura fotografica: camera, obiettivi, cavalletto, batterie, computer e tutto il resto pesava intorno ai 12 kg.

Inoltre, per un viaggio così lungo che mi ha portato a visitare luoghi e regioni della terra molto diverse tra loro: dall’equatore, al 51esimo parallelo nord (nella Mongolia del nord al confine con la Russia) fino al 46esimo parallelo sud (sud della Nuova Zelanda), il vestiario che mi serviva andava da vestiti pesanti adatti al freddo dell’inverno neozelandese o al gelo del nord della Mongolia fino ad arrivare a quelli adatti alle temperature estreme dell’autunno sull’Himalaya.

Ma anche infradito e costume per le zone calde vicino all’equatore. Non è stato affatto facile fare uno zaino di questo tipo, ma con un po’ di pianificazione e i mille accorgimenti e astuzie che si scoprono strada facendo, non è stato impossibile.

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Quali sono le difficoltà che hai dovuto affrontare?

Di difficoltà se ne incontrano tante, ci si abitua agli imprevisti e ai problemi tanto che diventano parte della quotidianità di un viaggiatore a lungo termine. In molte zone del mondo, i trasporti non sono efficienti come a casa nostra.

Mezzi fatiscenti, ritardi, strade in pessime condizioni, treni e bus sovraffollati, trasformano facilmente una semplice tratta di 300km in una odissea di 16 ore. Ma ci si abitua, si capisce che parte del “gioco” è anche questo.

Per quanto riguarda la mia esperienza in questo viaggio e nei miei viaggi a lungo termine precedenti, ritengo di essere stato sempre molto fortunato, non mi sono mai trovato in situazioni di estremo pericolo, come mi è capitato di ascoltare da altri viaggiatori meno fortunati.

Le mie difficoltà si sono sempre limitate ad un visto negato, ad un bus o un treno in pessime condizioni, a piccoli problemi di salute (intossicazioni alimentari, un paio di piccole fratture, qualche infezione, oppure febbre alta che in certe regioni del mondo ti terrorizza all’idea che possa essere una forma malarica e via dicendo).

Ora detto così sembra che sia stato un calvario, ma non è così tragico come può sembrare mettendo in lista tutte queste disavventure. Un’altra difficoltà è rappresentata dalle stagioni, specialmente nelle zone tropicali e subtropicali, dove bisogna cercare di aggirare i monsoni, e per le latitudini più fredde cercare sempre di evitare il freddo più estremo e la neve.

Ma anche questo fa parte dell’esperienza, al contrario di un turista, non si cerca sempre il sole o il tempo bello, ma si apprezzano tutte le variazioni che il clima offre.

Hai viaggiato da solo o in compagnia?

Diversi amici ed amiche mi sono venuti a trovare in Canada, in Nuova Zelanda, in Thailandia e in Cina. Ma mi piace molto viaggiare da solo, c’è una sorta di magica libertà legata alla solitudine in viaggio, come se ci si può spostare con più leggerezza.

Specialmente per i miei obiettivi di fotografo, la solitudine mi permette di costruire le giornate in base alle situazioni o ai luoghi che voglio documentare.

Ma mi è anche capitato di conoscere persone interessanti strada facendo e, per qualche giorno, di condividere il nostro viaggio insieme. Il mondo è pieno di viaggiatori straordinari, ragazzi e ragazze provenienti dalle realtà più disparate, ma tutti simili davanti a questo istinto di avventurarsi liberi per il mondo.

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Cosa ti ha insegnato questo viaggio e in cosa ti ha cambiato? E cosa significa per te viaggiare?

Una persona in viaggio per un lungo periodo vive un continuo cambiamento, la percezione della vita, del mondo, delle relazioni, cambia e si evolve.

Ci si stacca dai beni materiali, aspetto molto comune nelle società moderne. Si arriva ad evitare addirittura i beni materiali perché comportano un aumento di peso dello zaino o del bagaglio che ci si porta dietro.

Nello zaino di un viaggiatore tutto è indispensabile, nulla è superfluo, tutte le cose hanno uno scopo ben preciso e specifico. Si abbandona il consumismo, la mania di avere sempre cose nuove, ci si innamora di un paio di pantaloni con cui si è viaggiato per 6 mesi o di un paio di scarpe, perché indossate durante tutti i trekking e le cavalcate fatte. Si è alla costante ricerca di nuove esperienze, nuovi incontri, nuovi posti.

È questa la linfa vitale di una persona in viaggio, non l’avere ma il fare, non il possedere o il comprare ma il conoscere. Il nuovo e lo sconosciuto diventano quasi ipnotici. Una persona che viaggia il mondo a lungo termine non è in movimento, ma in evoluzione.

Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?

Il mio sogno sarebbe quello di riuscire a lavorare con la fotografia magari in giro per il mondo, visto che sono le due mie più grandi passioni, come fotografo freelance in cerca di scatti e storie dal mondo.

Sono tornato in Italia da qualche mese e mi sto muovendo per promuovere e far conoscere il mio viaggio e la mia storia, cercando da una parte di sensibilizzare le persone più giovani alla bellezza della scoperta e del viaggio a lungo termine, come tappa fondamentale nella propria vita. Sto tenendo una serie di incontri gratuiti, durante i quali racconto del mio viaggio e di come ha cambiato la mia vita e il modo in cui mi approccio alla fotografia.

Per adesso mi sono limitato a tenere questi incontri nella zona in cui vivo (Ancona), in alcuni centri culturali e associazioni di fotografi più o mene amatoriali. Spero di avere la possibilità di fare questi incontri anche in altre città di Italia, anzi se posso cogliere l’occasione vorrei sfruttare questa intervista per dire a chiunque sia interessato di contattarmi tramite il mio sito: www.emanueledelbufalo.com/ o la mia pagina su facebook: www.facebook.com/Emanuele-Del-Bufalo-Photography-661779747285792/?ref=aymt_homepage_panel.

Adoro condividere e parlare del mio viaggio e delle mie esperienze con chiunque sia interessato, perché in fin dei conti il mondo è un posto meraviglioso e non esplorarlo sarebbe un vero peccato.

Sito:  www.emanueledelbufalo.com

pagina facebook:  Emanuele Del Bufalo Photography

Instagram:  EMANUELE_DEL_BUFALO_PHOTO

Pinterest:  Emanuele Del Bufalo Travel Photography

Intervista a cura di Nicole Cascione