Vivere di Rendita

“L’importante- scrive- è avere chiaro che si può cambiare da un giorno all’altro luogo di residenza e professione, ma uno stile di vita non si improvvisa”. La virata va ponderata, misurata, e, soprattutto, programmata. Decisa in modo tranquillo anche dal resto della famiglia, se non si è soli. Per l’Occidente, pensare alla decrescita, non è solo inevitabile. “E’ anche- si legge- desiderabile”, in quanto è l’unica occasione non conflittuale e non distruttiva per andare verso una società più rilassata, profonda e solidale. In una parola serena. Certo, non è semplice. Ma lo può diventare se, al comportamento più responsabile e meno superficiale di ciascuno di noi, si associano politiche sociali adeguate. Intanto, è necessaria una preparazione mentale. Basta pensare che vivere di rendita sia un delitto!

Del resto, la condanna di uno stile di vita più rilassato è molto antica. Ed è diventata anacronistica. Sono passati più di 200 anni, da quando i detentori del capitale hanno cominciato a riempire di insulti chi viveva di rendita. I lavoratori, invece, hanno sempre aspirato a guadagnare tempo e a vivere ognuno secondo i propri bisogni.

Vivere di rendita– scrive Valentini- è un’aspirazione profonda, ancestrale, che va liberata”. Non ci si deve più sentire a disagio se, riducendo i tempi lavorativi e dedicandosi ai propri hobby o alla propria famiglia, il massimo che si riesca a fare in ventiquattro ore, sia leggere un giornale o fare una partita a scacchi. Occorre resistere alla vergogna di sentirsi oziosi, retaggio di condizionamenti sociali protratti per secoli. Sì, qualcuno, sarà invaso dalla noia, dalla pigrizia e da un senso di inquietudine. In quel caso, fondamentale è tenere a mente un “particolare:” il tempo rubato al lavoro è un tempo ben speso, perché utile a conseguire i desideri di felicità e a dedicarsi alle proprie passioni. E poi, si tengano in considerazioni altri aspetti. Riducendo il lavoro, si riducono le tasse, anche in modo sensibile. Poi, si può più facilmente accettare meno compromessi, imporre condizioni minime, richiedere una gestione personalizzata dei tempi della prestazione. Prendendo meno in termini finanziari si può, però, più facilmente scegliere un lavoro che più corrisponda ai propri desideri e alle proprie attitudini. In questo senso, molti svolgono “lo stesso lavoro di prima, ma con minor intensità”, attraverso le formule della consulenza o dell’ agenzia. “Altri ancora- scrive- hanno trasformato il lavoro precedente in un’attività completamente indipendente e anche critica nei confronti della precedente professione viziata da conflitti di interesse e compromessi mercantili”. Realizzare la propria passione darà sempre un’intima soddisfazione, anche se talvolta non basterà alla propria sostenibilità finanziaria. Di qui l’importanza di imporsi uno stile di vita. Che Valentini sintetizza con lo slogan delle otto R.

OTTO R

Rivalutare i propri beni immateriali, per saperli “prezzare”. Ridefinire i concetti della ricchezza e della povertà e le misure del proprio benessere. Ristrutturare il proprio patrimonio, perché risponda meglio allo stile di vita scelto. Ridistribuire la propria ricchezza all’interno del proprio nucleo familiare, soprattutto fra generazioni, anticipando con piccole donazioni in vita ciò che era al più destinato a un lascito post mortem. Rilocalizzare la propria vita in un ambiente sereno e meno costoso. Ridurre i consumi superflui, oltre che le tasse e il tempo di lavoro a tre quattro ore al giorno. Riutilizzare e riciclare, per recuperare valore, idee, conoscenze e relazioni che ci possono riportare ricchezza. Per questo Valentini consiglia di usare il “nuovo” tempo in modo giocoso e sempre in compagnia di altre persone. In America, addirittura, esiste un’ampia letteratura sul time management della vita oziosa. “Io non mi sento- scrive ancora Valentini- di ironizzare troppo. Condivido anzi in massima parte l’impostazione di pianificazione di sé, che somiglia a quella autodisciplina classica mirante a non lasciare una sola giornata vuota e propensa anzi a lasciare un segno per ogni giorno vissuto, come si tramanda dicesse il pittore greco Apelle: nulla dies sine linea”. Si consiglia innanzitutto di scrivere una lista dei propri desideri, tenendoli cosi a mente e ben in vista. “Si ritiene- si legge- anche utile costruire un piano settimanale delle attività e un piccolo memo di ciò che si vuole e si riesce a fare, scoraggiandoti cosi dallo sprecare il tempo, perché ti vergognerai di ammettere che tutto ciò che hai fatto ieri è stato il pieno di benzina e passare qualche ora davanti alla tv”. Non si trascurano i piccoli consigli, tipo “non leggere il giornale o mandar mail di primo mattino, perché ti confonderanno il cervello con una marea di idee sconnesse”. L’importante, al di là di tutti i suggerimenti, per Valentini, è non “riprodurre troppo da vicino, con questi schemi, la routine acquisita sul lavoro”. E vivere il passaggio a “nuova vita” con tranquillità. Nonostante i disagi di natura finanziaria che, all’improvviso, il cambiamento potrebbe dare. Si pensi al panico di fronte ad una certa sostenibilità, perché dopo i calcoli sono sopraggiunti imprevisti, minori entrate, maggiori uscite. “Il consiglio- si legge nel libro- è sempre in direzione di una razionalizzazione, cui far eventualmente seguire una consapevole revisione di alcuni elementi del proprio modello: un minore accantonamento per la successione, una riduzione dei costi, una riorganizzazione del portafoglio”.

PROGRAMMAZIONE

Come si vede per Valentini il passaggio ad una vita più comoda può avvenire solo attraverso una seria programmazione. E solo continuando a fare calcoli, previsioni, ci si potrà permettere di mantenere uno stile di vita più rilassato. Mai, dunque, colpi di testa per scegliere di vivere di rendita che, sottolinea l’autore, non è certo un invito a vivere nel lusso una vita sfrenata ed esaltata, quanto vivere in modo lento e poco competitivo. Per questo, la parola magica, fondamentale per passare ad una vita oziosa, è pianificare. Scegliere in modo adeguato anche il tempo in cui cambiare modus vivendi. Perché, per esempio, è preferibile non cominciare a vivere di rendita dopo un lutto, un momento infelice. E poi quantificare con precisione le risorse necessarie a vivere dopo aver ridotto orario ed entrate da lavoro. Di qui, una serie di spunti che Valentini offe per agganciare il nuovo stile in modo graduale, senza subire scossoni.

CONSIGLI

Importante nelle prime fasi è imparare a: uscire dal debito, controllare i propri consumi, gestire in modo consapevole i propri beni, godere delle tecniche finanziarie del non agire, creare capitale sociale in famiglia e nella comunità. Più in dettaglio: non rimanere soli, anzi comunicare con gli altri, non usare forme di credito al consumo, eliminare carte di credito, avere un atteggiamento conservativo di wealth protection, persino non diventare un grosso creditore, controllare gli effetti, premiarsi con i risultati. In questo senso il libro di Valentini rappresenta una preziosa guida. Dunque, una volta compresa la necessità di cambiare una vita macdonalizzata per raggiungere l’indipendenza attraverso la sobrietà, occorre cominciare a valutare: se chiedere in anticipo la pensione o optare per il semipensionamento, come rendere redditizi i propri immobili, come gestire un mutuo. E tutto questo, avendo sempre in mente che, per vivere di rendita, occorre evitare gli sprechi, la corsa all’emulazione e accettare il dono. Per concludere, è possibile modificare di molto il proprio stile di vita , ma è un esercizio che si affina col tempo. “Dicono bene- si legge- Aristotele e Cechov: l’eccellenza , come la volgarità, non è un singolo atto, ma un comportamento. La strategia del downshifting (semplicità volontaria), è ritengo, un elemento decisivo: tuttavia, non basterà a vivere di rendita”. L’importante è una costante vigilanza, perché ci può essere sempre qualcosa fuori dal budget: un rinnovo di arredi, il bagno da rifare, un dentista , una vacanza che vuole i suoi costi, un anno di tassazioni impreviste. Bisogna evitare di basare un progetto di vivere di rendita solo sull’idea di contenere i consumi. Ci vuole ben altro. Occorrono: scelte su cosa si vuole lasciare agli altri in vita e dopo, corrette e oneste stime sulla fruibilità del patrimonio familiare, un’efficace impostazione di piani di previdenza, un costante controllo del proprio patrimonio, la sua messa a rendita, infine un impegno di tutela del patrimonio pubblico e di buon uso dei beni comuni”.

Solo così, leggendo Valentini, si potranno scoprire davvero nuove fonti di felicità individuali e collettive.

Vivere di Rendita

A cura di Cinzia Ficco

Cesare Valentini, morto qualche annO fa all’età di 52 anni, aveva abbandonato la grande città e il lavoro dipendente a 45 anni. Lavorava part time come formatore e financial planner indipendente. Nel resto del tempo passeggiava sul monte di Portofino e giocava a scacchi con suo figlio, Davide.

Ha scritto anche: Il risparmio protetto. Come gestire consapevolmente i propri beni.

Il risparmio protetto