Credere e non rinunciare ai propri sogni

“Le persone che progrediscono nella vita sono coloro che si danno da fare per trovare le circostanze che vogliono e, se non le trovano, le creano”.

(George Bernard Shaw)

La vera rivoluzione è credere nei propri sogni, non piangersi addosso e trarre degli insegnamenti dalle esperienze professionali (anche da quelle meno costruttive).

La vita è imperfetta e tutti noi impariamo per tentativi e per errori. Il nostro lavoro per essere davvero nostro deve essere il nostro specchio e la nostra dimensione.

Dobbiamo assecondare le nostre inclinazioni e su queste costruire il mestiere che ci accompagnerà durante tutta la nostra vita.

In momenti di crisi come questo è più facile riprendere a sognare e riscoprire le cose che danno senso e essenzialità alla nostra via, quelle che sono davvero importanti per noi, ad esempio fare ciò che si ama.

Rincorrere questo significa anche liberarsi da qualche pregiudizio.

Ma chi l’ha detto che fare l’ingegnere è più prestigioso che fare il cuoco? Il vero coraggio oggi è seguire le proprie inclinazioni e il vero lusso è riscoprirle.

È questa la differenza tra vivere una vita preconfezionata da altri e riprende in mano la propria vita.

Ecco, diciamo che dovremmo vivere la dimensione professionale provando ad assecondare un po’ più noi stessi e un po’ meno gli altri e quello che gli altri si aspettano da noi.

Vietato rinunciare ai sogni credere

Diciamo che progettare il futuro non è mai stato così difficile e complesso se si guarda alle professioni tradizionali e non è mai stato così semplice se cambiamo prospettiva al lavoro e cambiamo la definizione stessa di lavoro.

Oggi il vero lusso è fare un lavoro che ci piaccia, alzandosi la mattina contenti di quello che andiamo a fare, avere del tempo per noi e non vivere alla rincorsa del tempo.

Alcuni nuovi lavori, “quelli 2.0”, basati sulle nuove tecnologie (nei quali includiamo tra le altre le professioni di consulenza alla persona, le professioni di ricerca e sviluppo, le professioni di progettazione di nuovi prodotti) permettono tutto questo: di conciliare i tempi di vita e di lavoro, di guadagnare e di lavorare divertendosi. Non è un’utopia o fantasia, tutto questo deriva da un’osservazione della realtà e delle storie delle persone che, grazie al mio lavoro, seguo da vicino.

Quello che le loro storie hanno in comune è il punto di partenza: l’instabilità dei contesti lavorativi, l’insoddisfazione dei contenuti professionali e il bisogno di focalizzarsi in maniera integrata su attitudini, valori e competenze.

Le persone si trovano sempre con maggior frequenza in processi continui di negoziazione e rinegoziazione professionale, desiderosi di recuperare la loro dimensione personale appunto e di affermare il proprio spazio.

Troppo spesso le persone si trovano intrappolate in dinamiche professionali che invece richiedono loro accelerazioni impressionanti, operatività frenetica e spesso lasciano la persona con la sensazione di costruire molto per l’organizzazione in cui/per cui lavora ma poco o nulla per la sua vita.

Riprendere in mano la propria vita, mettersi alla guida delle proprie scelte professionali, prendendo in considerazione tutte ma proprio tutte le modalità di lavoro e scoprendo i contenuti professionali che davvero vogliamo esprimere, anche in maniera innovativa, sono le risorse che ci permettono di recuperare valore e di capitalizzare la nostra professionalità.

Non c’é nessuno che non abbia un talento, una passione, una conoscenza che non possa essere valorizzato e premiato dal mondo del lavoro. Il segreto sta sicuramente nello scoprirlo e nell’esprimerlo.

Barbara Pescetto