Fare impresa in Vietnam

Un aumento del 20% rispetto al 2014, periodo in cui si era già registrato un incremento del 34% sull’anno precedente, ha fatto gridare al miracolo molti analisti di mercato. Si è invece trattato del risultato di anni di programmazione del governo di un Paese, che dopo un buio periodo di autoisolamento, ha deciso di aprirsi al mondo. È stato così che il Vietnam ha rapidamente scalato le classifiche dei luoghi più visitati al mondo, facendo del turismo una delle industrie più floride del Paese.

Il comparto turistico dello stato asiatico si sta consolidando sempre più, grazie anche ad una serie di riconoscimenti internazionali (ben otto località fanno parte della lista dei siti considerati patrimonio dell’umanità dall’Unesco) e ad una politica di propaganda ben mirata al punto che località balneari come Da Nang o Phu Quoc sono assurte ad improvvisa – e meritata – popolarità. Il turismo occupa oggi il 5% della forza lavoro locale e contribuisce, indotto compreso, al 10% dell’intero prodotto interno lordo: un settore in grande salute, per il quale le autorità stanno lavorando in modo che il trend possa diventare stabile e il Paese possa trasformarsi in una meta sempre più appetita da legioni di turisti provenienti da tutto il mondo.

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Attualmente i cittadini di Italia, Francia, Germania, Regno Unito e Francia hanno la possibilità di entrare in Vietnam senza visto, purché il soggiorno non superi i 15 giorni, ma il progetto è di rendere la misura definitiva, in modo da garantirsi una fidelizzazione necessaria a stabilizzare gli investimenti stranieri nel settore, che iniziano a farsi sempre più interessanti dal punto di vista economico. È stato così che nel 2015 sono entrati nel Paese asiatico quasi 8 milioni di visitatori, il 67% dei quali di provenienza del medesimo continente (quasi 2 milioni i soli cinesi); il 15% sono stati di origine europea, 40.300 dei quali italiani, gruppo che fra tutti ha fatto registrare il maggiore aumento rispetto all’anno precedente (+10%). Interventi strutturali (l’ammodernamento delle strutture ricettive diventa indispensabile se si vuole mantenere un buon tasso di concorrenzialità), formazione e aggiornamento del personale e riqualificazione dei servizi sono gli ambiti su cui il governo vietnamita si sta muovendo e per i quali sono disponibili numerose opportunità a quanti hanno risorse da investire.

Tuttavia si stanno aprendo anche finestre interessanti per quanti, privi di un robusto portafoglio, hanno da proporre idee nuove per rilanciare e ammodernare un’offerta che rimane ancorata a cliché in parte ormai superati. Difficile, come peraltro testimoniato da molti italiani partiti per il Vietnam in cerca di fortuna, trovare lavoro senza mettere piede nel Paese: per garantirsi qualche speranza di riuscita nel progetto di trasferirsi laggiù e di vivere nel turismo è indispensabile programmare un periodo di soggiorno durante il quale sondare il terreno in vista di eventuali opportunità. Che ci sono, visto che molti connazionali hanno trovato le condizioni per mollare tutto e trasferirsi definitivamente laggiù.

Se però ci si rende disponibili ad investire, è bene sapere che il Vietnam è diventato uno dei Paesi dalle prospettive di sviluppo maggiori come hub manifatturiero: non a caso gli investimenti esteri, che hanno raggiunto la ragguardevole quota di 23 miliardi di dollari, sono aumentati del 12% rispetto ad un anno fa. La manodopera ha ancora costi contenuti e il sistema di incentivi e tassazioni per le imprese risulta vantaggioso: elementi di primo piano per convincere ad investimenti mirati, nonostante le infrastrutture debbano ancora ricevere la giusta implementazione. Prodotti tessili, prodotti calzaturieri, mobili e prodotti agricoli: queste le categorie merceologiche che offrono oggi maggiori prospettive.

E se non si ha a disposizione un buon gruzzolo col quale investire in prima persona, si può sempre cercare l’azienda italiana che ha fatto il salto e proporre la propria candidatura per un impiego in pianta stabile in Vietnam.

Gianluca Ricci