Lui mi chiede di andare a vivere in Giappone. Janis, che faccio?

Ciao Janis, mi presento, sono Luisa, ho 32 anni e ti scrivo dalla provincia di Lecce.

Ho letto di questa nuova rubrica su Voglio Vivere Così Magazine, sito che seguo da tempo, e mi è piaciuto molto il tuo modo di rispondere ai lettori, con schiettezza e un pizzico di ironia. Così ho deciso di scriverti per sottoporti il mio problema.

A giugno a Leuca ho conosciuto un ragazzo giapponese venuto in vacanza. Alloggiavamo nello stesso hotel a due stanze di distanza.

Un giorno, per caso, ci siamo ritrovati in ascensore. Lui parlava molto bene l’italiano e chiacchierando del più e del meno abbiamo fatto amicizia. Senza portarla troppo per le lunghe, la settimana di vacanza l’abbiamo passata sempre insieme. In quei giorni è scattato tra di noi qualcosa, non di certo il colpo di fulmine, diciamo per lo più un piccolo lampo in una notte buia ☺.

Quando è ripartito per tornare nel suo Paese, abbiamo continuato a sentirci tramite Skype più e più volte al giorno.

Lui è tornato a trovarmi il mese scorso. Abbiamo passato dieci giorni da favola. La settimana scorsa è arrivata la richiesta: “vieni a vivere qui da me in Giappone”. Ed io sono entrata in crisi.

Il Giappone non è certo dietro l’angolo. Lasciare tutto qui e andare…..Mah…. E’ vero che i sentimenti ci sono, e ci sono eccome, anche se sono solo 4 mesi che ci conosciamo, ma tanti sono i dubbi che mi assalgono.

Da premettere che qui ho anche un ottimo lavoro che sarei costretta a lasciare nel caso decidessi di trasferirmi. Lui è diventato alquanto insisteste sulla cosa.

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Ogni volta che ci sentiamo mi fa sempre la stessa domanda. Io cerco di sviare l’argomento o gli propino tutta la serie di problematiche che mi troverei ad affrontare. Lui mi tranquillizza dicendo che penserà a tutto lui.

Ma sarà poi vero? Domanda da un milione di dollari: Tu che faresti al posto mio?

cambiamento

Luisa

Cara Luisa, premesso che per quanto mi riguarda i giapponesi sono gente un tantino strana – tipo che si sono inventati i kamikaze e l’harakiri – direi che questa tua storia d’amore è meravigliosa.

Ma tu lo sai quante donne farebbero la firma col gomito per una relazione come la tua? O meglio, per un innamorato come il tuo.

Uno che dopo averti conosciuta e frequentata un minimo, è pronto ad accoglierti a braccia aperte a casa sua. Non so te, ma a me sembra un delirio meraviglioso.

E qui casca l’asino. Te ne sarai accorta. Perché in effetti io ti capisco alla perfezione e quindi non a caso questa storia l’ho definita sì meravigliosa, ma anche delirante.

In effetti, come si fa a mollare tutto, casa, amici, lavoro, vorrei dire perfino parenti, anche se quelli è spesso meglio perderli che trovarli, per andare a vivere in un paese così astruso come il Giappone?

Con una lingua difficilissima, tradizioni incomprensibili, usi e costumi lambiccatissimi? Onestamente, cara ragazza, non so che consiglio darti. Da un lato il cuore mi dice dai, dille di partire domani. Dall’altro il cervello frena, fa due conti e consiglia prudenza.

Che fare? Io direi metà e metà. Nel senso che rinunciare a un amore così speciale sarebbe davvero una follia e onestamente non mi sento proprio di proportelo.

Metti che lui sia l’uomo giusto, quello della tua vita, il solo, vero, unico amore, non pensi che a distanza di anni ti verrebbe un magone fotonico nel renderti conto che te lo sei lasciato scappare? E per cosa? Per volgarissime questioni pratiche, per pigrizia, per paura. Non credi che ritrovandoti zitella o, peggio ancora, pluriseparata o divorziata, non ti verrebbe da tagliarti le vene per non aver saputo osare? Per non poter nemmeno immaginare come sarebbe potuta andare? Perché è questo quello che ti succederà: che non saprai mai cosa ti sei persa.

Non lo trovi terribile? Io sì. E allora, se mi chiedi un consiglio personale, io ti dico che da parte mia non riuscirei mai a rinunciare a qualcosa a cui tengo senza nemmeno fare un tentativino. Un viaggetto. Una vacanzina. Una provetta di convivenza.

Quindi, ecco cosa ti propongo: spiegagli tutto con molta calma, cerca di farlo ragionare, non perdere mai il contatto, scrivigli, cercalo via skype, non dirgli mai che non te la senti, ma solo che, per esempio, sei preoccupata nel lasciare i tuoi genitori o qualcosa del genere.

Qualcosa che possa colpirlo. Che poi è anche la verità, no? Non parlare di lavoro, perché a quello è facile rispondere ‘ci penso io’, e poi ti fa fare la figura della meschina attaccata alla carriera e ai soldi. Per quanto io lo ritenga sacrosanto. Che cazzo!

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Solo gli uomini devono pensare alla carriera? Ma non mi dilungherò in questo discorso vecchio come il cucco, perciò ti dico: Luisa, tientelo stretto, fallo pazientare fino a quando non potrai prenderti una vacanza bella lunga, a quel punto vai, ti installi in casa sua e vedi. Senza tante storie. Stai lì e cerchi di capire se riusciresti a vivere con lui tutta la vita.

Un mese di ferie ce l’avrai, no?

Ti garantisco che con un mese insieme, nella stessa casa, nella sua città, di cose ne capisci tante. Prima di tutto se lo ami a sufficienza per mollare tutto, secondo per capire se lui ti ama come dice, terzo per renderti conto se il Giappone potrebbe diventare la tua nuova patria.

E poi, last but not least, vedere se effettivamente guadagna così bene da poterti mantenere e tu hai voglia che lui lo faccia. Nel senso di vedere se riusciresti a vivere in un paese straniero facendo la casalinga. Sono domandone, me ne rendo conto, ma te le devi fare.

Non scappare. Prendi il toro per le corna e vatti a fare un bel giro in Giappone. Solo così capirai. E solo così ti libererai dal dubbio di avere un giorno dei rimpianti.

Perciò Luisa, orsù, muovi il culo e parti. Si vive una volta sola, almeno così si dice, e sprecare questi quattro giorni che abbiamo in sorte per questioni che non siano legate all’amore, mi pare proprio un peccato grosso.

Janis

janisjoy00@gmail.com

(scrivendole ci autorizzate a pubblicare la risposta sul sito ndr)

La posta di Janis Joyce