“Il cambiamento parte da noi”: Marco Massignan e la sua vita tra gli sciamani

«Il cambiamento non può che essere un cambiamento globale dell’essere umano». Ne è convinto Marco Massignan, formatore, terapeuta olistico, scrittore e ricercatore indipendente.

Considerato uno dei maggiori conoscitori italiani delle culture tribali e dello sciamanismo, di cui ha esperienza diretta, il suo percorso professionale e di vita inizia da lontano, forse da vite precedenti come lui stesso dice.

Da sempre si dedica allo studio della cultura nativa americana, diventando operatore sciamanico. È dagli sciamani che riceve i primi insegnamenti.

Dopo una laurea in Letterature e Lingue straniere presso lo IULM di Milano, a partire dal 1992 segue un lungo apprendistato spirituale tradizionale negli Stati Uniti, in Canada e in Europa con vari uomini-medicina e leader spirituali nativi americani: Navajo, Tsuu T’ina, Blackfoot, Stoney-Nakota, solo per citarne alcuni.

Da loro riceve un nome spirituale e diverse cerimonie tradizionali come la Capanna del Sudore, la Ricerca della Visione e la Cerimonia della Pipa Sacra. Dal 2008 al 2015 partecipa alla cerimonia della Danza del Sole presso la nazione Lakota Hunkpapa di Standing Rock, South Dakota.

Nel 2003, poi, l’incontro che gli cambia la vita con Amma (Sri Mata Amritanandamayi Devi), la santa che abbraccia e che riconosce come suo Maestro spirituale.

Insieme a sua moglie Elena Dell’Orto crea il metodo delle “Costellazioni rituali ®”, l’unione delle costellazioni familiari tradizionali allo sciamanismo e al lavoro corporeo di risoluzione dei traumi, fondando Nemeton, Istituto di arte sciamanica e sistemica dove propone corsi di formazione, seminari di gruppo e incontri individuali.

Oggi è una delle principali scuole di costellazioni familiari e sistemiche in Italia. Grande esperto della cultura dei nativi americani, ha al suo attivo oltre 50 libri: dal Viaggio Sciamanico a La Forza degli antenati, da Guarire i Traumi all’ultima edizione di Costellazioni Rituali.

Marco, il suo percorso professionale e di vita parte da lontano, come lei spesso dice, fin dall’infanzia. Come è nato in lei l’interesse per queste tematiche?

«Scherzando dico sempre che da bambino con i soldatini facevo vincere gli indiani.

Poi crescendo con l’università ho avuto la fortuna di incontrare un docente di Letteratura angloamericana che mi ha dato l’opportunità di realizzare una tesi di laurea sulla Danza del Sole, la cerimonia annuale più importante dei Lakota che è poi diventata il mio primo libro pubblicato da Xenia Edizioni nel 1996.

Da lì in poi ho lavorato e studiato sempre in questa direzione. Sono stato direttore di una collana di libri – Uomini rossi – cercando di rendere disponibili al pubblico italiano i classici della letteratura dei nativi americani e soprattutto i resoconti e le biografie degli uomini medicina e degli sciamani nord americani.

Per anni ho tradotto parecchi libri e altri ne ho scritti. Contemporaneamente ho lavorato con leader spirituali, uomini medicina, come assistente, interprete e organizzatore invitandoli in Italia e in Europa».

Tutti i suoi studi, dunque, sono stati indirizzati verso queste tematiche. Dopo la laurea ha seguito un lungo apprendistato spirituale tradizionale negli Stati Uniti, in Canada e in Europa con vari uomini-medicina e leader spirituali nativi americani. Nel 1998 ha ricevuto anche il rituale della Capanna del sudore. Che tipo di esperienze sono state?

«Nelle culture tribali la conoscenza non viene trasmessa attraverso la parola scritta o dei corsi ma, come vuole la tradizione, attraverso la parola orale tramandata da padre in figlio, da nonno a nipote.

Sono stato onorato di essere accolto all’interno di una famiglia nativa e di imparare sul campo. Un percorso questo culminato nel 2008 con la partecipazione alla Danza del Sole dei Lakota Hunkpapa, popolo di Toro Seduto che si trova nel South Dakota nella riserva di Standing Rock, in questi ultimi mesi nota per le proteste contro l’oleodotto che vogliono realizzare nelle loro terre.

Da quel momento ho partecipato ogni anno a questo rituale, la cerimonia più importante che si svolge una volta l’anno tra giugno e luglio. Si tratta di un rito che prevede il digiuno per 4 notti e 4 giorni, compreso il bere, e che si esplica nel danzare guardando il sole.

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Un rito tipico sciamanico durante il quale attraverso la preghiera e le privazioni del corpo, si prega per ascendere a un livello di coscienza più elevato e ricevere delle benedizioni. Ogni danzatore partecipa per delle motivazioni personali piuttosto che per altre, come pregare per la propria famiglia. Sono stato onorato di poter partecipare».

A un certo punto, nel 2004, ha unito le sue conoscenze in “Costellazioni rituali”, il nome che ha dato insieme a sua moglie al metodo sviluppato dalla sua scuola. In cosa consiste?

«Ho iniziato a mettere a frutto le mie conoscenze in concomitanza dell’incontro con Costellazioni familiari e con Amma, santa indiana divenuta mia maestra spirituale.

Insieme a mia moglie Elena abbiamo creato l’istituto Nemeton di arte sciamanica e sistemica in cui proponiamo dei percorsi e incontri, sia in gruppo che individuali, che da una parte esprimono il lavoro sistemico delle Costellazioni e dall’altra il mondo dello sciamanismo e il lavoro corporeo di risoluzione dei traumi.

Non essendo noi né psicologi né medici, facciamo un lavoro che unisce il mondo della consapevolezza, le tecniche olistiche moderne con le tradizioni e conoscenze che abbiamo imparato e che continuiamo ad apprendere dai popoli tribali».

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Come si uniscono quindi la costellazioni familiari tradizionali allo sciamanismo e al lavoro corporeo di risoluzione dei traumi?

«Tra il 2003 e il 2004 ho incontrato le Costellazioni familiari, tecnica messa a punto da Bert Hellinger, psicoterapeuta tedesco tuttora vivente, e che nasce dunque dalla relazioni all’interno del mondo della psicoterapia ma da cui si distacca dal momento che si tratta di un lavoro energetico e spirituale.

Quando io e mia moglie abbiamo incontrato le Costellazioni, abbiamo riconosciuto in questo tipo di lavoro molte delle cose che i nativi fanno nelle loro cerimonie, alcune assolutamente identiche, altre vicine ma un po’ diverse, e altre ancora differenti.

Quindi è stato naturale integrare le due vie tra di loro. Una sorta di alchimia interiore che si è originata da sé. Il lavoro delle Costellazioni, che è principalmente un lavoro di gruppo, offre l’opportunità di svolgere molte delle cose che fanno i nativi nelle loro cerimonie ma in una maniera molto più fruibile per chi ha una forma mentis occidentale e non è nato all’interno di un mondo tribale.

È un percorso di consapevolezza. Agli incontri, che possono durare uno, due o tre giorni, porti solo te stesso per riprendere il tuo posto all’interno della famiglia di origine, andare a risolvere dinamiche relazionali che hanno a che fare con il lavoro, col denaro, con la crescita spirituale. In questi incontri abbiamo inserito elementi del mondo tribale.

Utilizziamo, ad esempio, molto la musica sia registrata che live con tamburo e sonaglio, o con canti appresi dai nostri insegnanti. Lo facciamo in una maniera spirituale, rivolta quindi verso l’anima, includendo in questo lavoro anche quello con le vite precedenti.

E poi c’è il terzo filone che riguarda la risoluzione dei traumi corporei come possono essere incidenti automobilistici, traumi del parto e della nascita. Non è un lavoro psicologico, ma parte da una base corporea attraverso un ascolto profondo del sistema nervoso. Un percorso quindi sul sentire che si differenzia dalla psicologia ufficiale».

Nei vostri incontri non ci sono solo rituali dei nativi americani, ma anche quelli della tradizione celtica. Che differenza c’è tra le due culture?

«I nostri insegnanti nativi americani ci hanno sempre spinto a seguire le nostre origini tribali, europee e celtiche appunto.

A guardare i nostri antenati, riscoprendo gli spiriti della nostra terra. Nel mondo contadino e nelle tradizioni dei nostri nonni troviamo tracce di tribù. Pensiamo a molte feste di ispirazione celtica che sono state cristianizzate come quella del 1° febbraio che è diventata la festa della Candelora o Samonios che è poi diventata Halloween e Ognissanti nella tradizione cristiana.

Tutte sono modalità di gruppo e ricerca personale che ci permettono di entrare in contatto con gli antenati e risvegliare gli spiriti delle nostre terre. Lo spirito ci parla con modalità diverse a seconda delle epoche e dei luoghi geografici, ma alla fine è sempre lo spirito».

In che modo aiutate le persone che si rivolgono a voi?

«Le accompagniamo in un percorso che però deve partire da loro. Molti vorrebbero migliorare la loro vita, risolvere i loro problemi, ma non sanno come. La domanda che rivolgiamo sempre è: cosa vuoi? Il come è il servizio che offriamo.

Spetta prima alla persona esprimere un intento e l’obiettivo che vuole raggiungere. Ciò è assolutamente in linea con lo sciamanismo tradizionale. Il nostro compito è riconnettere le persone con i mondi divini e spirituali attraverso una spiritualità concreta.

Attraverso il sentire del corpo. Un corpo che non è più un nemico ma un amico, uno strumento per accedere allo spirito».

Un percorso di guarigione dunque, ma anche di cambiamento interiore. Nel corso degli anni avete accompagnato migliaia di persone nel loro cammino umano, aiutandole a migliorare i vari aspetti della vita e le relazioni in famiglia. Per lei cosa è il cambiamento?

«Il cambiamento non può non tener conto dell’essere umano nella sua interezza. Non siamo né medici né psicologi, non emettiamo diagnosi.

Il nostro lavoro è più ampio. Consideriamo l’essere umano dal punto di vista fisico o mentale, prendendo in considerazione i piani energetici più sottili: l’anima e lo spirito. Aiutiamo le persone a raggiungere i propri obiettivi tenendo conto di questa globalità in una maniera pratica e concreta. Per cui il cambiamento non può che essere un cambiamento globale dell’essere umano.

Molte persone che frequentano il nostro corso di formazione cambiano aspetto in un anno. Abbiamo il piacere di ammirare le loro facce trasformate, gli occhi più vivi. Davvero non ci sono parole adeguate per descrivere quanto è bello vedere una persona fiorire dopo essersi liberata dei condizionamenti delle strutture che spesso mettiamo tra noi e il mondo, tra noi e gli altri, tra noi e noi stessi pur di non sentire il dolore. Questo cambiamento può avvenire però solo quando una persona lo chiede.

Non abbiamo il diritto di intervenire per modificare la vita di qualcuno se non ne fa richiesta, altrimenti si chiamerebbe manipolazione».

Possiamo parlare dunque di un cambiamento verso l’esterno che però parte all’interno, da noi stessi?

«Non può che essere così. La realtà che viviamo tutti i giorni, sia a livello professionale che personale, ci dice che possiamo solo cambiare noi stessi e non gli altri, e questo è semplicemente riconoscere un fatto.

Se io cambio i miei pensieri, le mie emozioni, allora cambia anche il mondo esterno che vivo tutti i giorni. Invece di attirare sofferenza, angoscia o depressione, attirerò nuove realtà, nuove persone che vanno a vibrare sulla frequenza del nuovo che io alimento. Tutti noi siamo responsabili e creatori della nostra vita».

Quanto è importante pensare positivo?

«Conta parecchio, ma non è l’unico aspetto. Va molto di moda nel mondo new age e in alcuni corsi di formazione affidarsi completamente al pensiero positivo.

Molte volte però questo non basta. Non si possono ignorare i problemi o far finta che vada tutto bene quando non è così. Certo, favorisce la guarigione in senso più ampio avere un atteggiamento positivo verso se stessi, verso il mondo, verso gli altri.

Quindi sicuramente è necessario smettere di lamentarsi poiché è nella consapevolezza che noi creiamo la nostra realtà».

Sempre più persone sono disilluse dalla vita. Come fare per ricominciare a sognare un mondo nuovo e una realtà migliore?

«Questo è verissimo. Sempre più si immaginano delle distopie, futuri a tinte fosche, invece di immaginare delle utopie che poi magari non si realizzeranno ma che possono dare nuova speranza in questo tempo fatto di crisi economiche, di guerre, di migrazioni, di paure alimentate dai mass media.

Una delle caratteristiche della nostra epoca è di aver perso dei punti di riferimento, dei valori. Non ci sono più le categorie ideologiche che hanno accompagnato gli anni passati.

I politici sono molto spesso schiavi di un’economia di mercato che detta le loro agende, e anche a livello religioso molti sono disillusi. Ciò che proponiamo noi non è una religione, bensì degli strumenti che possono essere usati da tutti al di là di credenze.

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Non abbiamo nessuna religione a cui convertire la gente, ma solo le cose che abbiamo sperimentato su di noi e che siamo felici di poter proporre ad altri. Sicuramente oggi è necessario trovare punti di riferimento nuovi prendendo il nostro posto nella famiglia di origine.

Tutti noi siamo nati da una mamma e un papà e per prima cosa dobbiamo affrontare questo per poi eventualmente lavorare con lo sciamanismo ed energie più ampie».

A metà aprile uscirà il suo nuovo libro. Qualche anticipazione?

«E’ il seguito di Costellazioni Rituali uscito due anni fa e tradotto anche in Francia. Questo nuovo libro si chiama “Sciamanismo consapevole – L’Amore è la vera magia”.

Cerca di esprimere l’incontro tra lo sciamanismo, le tradizioni di popoli tribali che abbiamo appreso in questi anni, e il mondo della consapevolezza della meditazione delle tecniche olistiche. Non possiamo ripetere ovviamente ciò che facevano i nostri antenati 2 mila anni fa, le esigenze sono differenti.

Non abbiamo più bisogno di determinare il momento della semina, del raccolto, di pregare per avere successo nella caccia. Piuttosto abbiamo bisogno di gestire lo stress, risolvere problemi relazionali, le problematiche lavorative, crescere su tutti i piani della nostra individualità: a livello fisico, mentale e spirituale.

Lo sciamanismo che spiego in questo libro è l’incontro tra queste due grandi correnti. Uno sciamanismo consapevole che cerca di donare degli strumenti per vivere concretamente e meglio la nostra realtà quotidiana in un’ottica spirituale completa.

Una via verificabile da tutti al di là delle religioni. Il volume è corredato come sempre da molti esercizi pratici, esempi tratti dalla vita professionale e condivisioni che i miei clienti mi mandano durante e dopo il loro percorso.

È adatto sia ai neofiti che vogliono avvicinarsi a questo tipo di strumenti, sia a chi lavora già come terapeuta o con le persone in un’ottica di aiuto».

Alcune pubblicazioni di Marco Massignan:

COSTELLAZIONI RITUALI®

GUARIRE I TRAUMI. RIPRISTINARE LA SAGGEZZA DI CORPO E ANIMA CON COSTELLAZIONI RITUALI SOMATIC EXPERIENCING E SCIAMANESIMO

IL GRANDE LIBRO DELL’AYURVEDA

LA DANZA DEL SOLE

I NAVAJO, LA VIA DELLA BELLEZZA

Per ulteriori informazioni su Marco Massignan e per conoscere Costellazioni rituali questo è il suo sito: http://marcomassignan.org

Per contattarlo questa la sua e-mail info@marcomassignan.org.

Di Enza Petruzziello