L’ultimo Robinson Crusoe

Stanco dello stress cittadino David Glasheen, un imprenditore australiano di 70 anni e padre di tre figli, decise circa 20 anni fa di abbandonare la città e trasferirsi in una splendida, minuscola isola appartenente alla Barriera Corallina Australiana: Restauración.

L'ultimo Robinson Crusoe

Durante gli ultimi vent’anni, questo moderno Robinson Crusoe ed il suo fedele compagno Quasi (il suo cane, ndt), sono stati gli unici abitanti dell’isola. L’alimentazione quotidiana di David è fatta di pesce, granchi e cocco, anche se le eccezioni non mancano: David produce una sua birra (la Dreamtime Draught), che scambia per pasta e riso, con i pescatori ed i volontari che lo visitano di tanto in tanto.

Oggi quella che per David Glasheen è stata “casa” per due decenni, sta per essergli tolta, perchè il governo australiano ha deciso di sfrattarlo…

Vent’anni fa David Glasheen era un importante uomo d’affari di Sidney, che vide vacillare il proprio mondo con il crollo della Borsa del 1987, in cui perse circa 8 milioni di euro. Rimase senza niente: lavoro, casa e moglie (che lo abbandonò dopo una vita inseme e la nascita di due figlie). “Quel disastro fu la cosa migliore che mi potesse capitare – racconta oggi David. D’improvviso mi resi conto che tutto quello che avevo fatto nella mia vita non valeva niente, e non era stato utile a nessuno”.

L'ultimo Robinson Crusoe

Nel 1993 la sua nuova compagna – dalla quale ebbe il terzo figlio – lo convinse ad andare ad esplorare la Barrier Corallina che si trova a nord-est dell’ Australia. Il viaggio li portò a Restauración, un paradiso appartenente alla comunità indigena dei Kuku Yau. David e la compagna rimasero affascinati dal luogo, ma anche dalla cultura di quella che di fatto è una tribù, tanto da chiedere loro il permesso di poter vivere in una parte dell’isola e provare a costruire un “Ecoresort”: dopo mesi di trattative i Kuku Yau diedero a David la concessione di una piccola parte dell’isola (concessione che scade nel 2039) in cambio di circa 16.000 euro l’anno.

David si mise subito al lavoro, fondando con tre amici un’impresa: la Restoration Island Pr Ltd, volta a costruire quello che avrebbe dovuto essere un complesso ecofriendly, in cui la natura avrebbe dettato le regole, e gli ospiti avrebbero dovuto adattarvisi, aprezzando appieno la bellezza del luogo, della cultura e della tranquillità del posto.

Questa era la teoria: in pratica i soci di David – molto meno ecologisti e più interessati a costruire l’ennesimo resorta 5 stelle in un paradiso tropicale – hanno tentato da subito di “farlo fuori”, e secondo la sentenza emessa nelle scorse settimane dalla Corte Suprema, ci sono finalmente riusciti. David Glasheen è stato considerato come un intruso in quella che sinora è stata la sua casa, e la deve abbadonare.

David Glasheen L'ultimo Robinson Crusoe

“La situazione è rocambolesca – racconta David – la società è mia al 45%. i miei soci, interessati solo a guadagnare e costruire, non stanno considerando (oltre a me) illegittimi proprietari dell’isola, i Kuku Yau. La tribù mi ha chiesto molte volte di non abbandonarli: nel mio progetto, del tutto ecosostenibile, vedono progresso e futuro per la loro stessa civiltà. Io mi sono guadagnato la loro fiducia nel corso degli anni, tanto che recentemente mi hanno concesso la terra per altri 99 anni. Il problema maggiore è che il Governo Australiano appoggia i miei soci: le tasse che potranno entrare nelle casse dello Stato da un simile progetto sono tali da non farmi pensare che cederà facilmente”.

L’unico modo che David Glasheen ha oggi per poter portere avanti il suo progetto, è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica, e riuscire a raccogliere i fondi necessari a “battere sul tempo” gli avversari.

Barriera corallina australiana L'ultimo Robinson Crusoe

Mentre aspetta il miracolo Glasheen ricorda i suoi inizi sull’isola “La mia compagna rimase solo qualche mese: non era un luogo adatto per far crescere nostro figlio, che allora aveva pochi mesi. Non c’era luce, nè acqua, quindi dopo tre mesi decise di tornare alla “civiltà”. Da allora vivo solo, a parte le visite di qualche volontario che rimane poche settimane lavorando con me nell’orto biologico che ho costruito, e quelle di mio figlio, che passa con me tutte le vacanze estive”.

Proibito, però, pensare ad una vita da sogno: “La tranquillità è impagabile – prosegue David – ma non si pensi che qui si stia senza far nulla. Il lavoro è continuo: dalla ricerca di cibo, alla pulizia, alla raccolta della legna per il fuoco…poi c’è l’orto, che mi da sì da mangiare, ma va curato e seguito (David ha seminato diversi ortaggi ottenuti sempre con l’ “arte del baratto”)”.

L’unica cosa che manca, confessa è qualcuno con cui condividere questa straordinaria esperienza…e la speranza che, ancora una volta “Davide vinca su Golia”.

A cura di Diletta Fraizzoli