Lituania

Perito informatico, ha cominciato a viaggiare e apprezzare le bellezze della Lituania e della Lettonia nel 2003. Quando ha conosciuto sua moglie, da cui ha avuto una bambina, Greta, ha deciso di lasciare il Belpaese.  E di trasferirsi a Klaipeda, 190 mila abitanti, terza città più grande della Lituania, dove lavora in proprio come consulente  informatico (www.gorjux.net). E dove si diverte a gestire un blog www.karimblog.net per gli  amici italiani che non l’hanno dimenticato.
“Sì -spiega- se per amore ho lasciato l’Italia, per pigrizia ho creato questo spazio pubblico, utile a far conoscere a tanti curiosi la vita in un Paese che di bello ha le donne, di insopportabile il freddo, di eccessivo il nazionalismo”.

In che senso?
“I lituani – dichiara –  tre milioni e mezzo in tutto, spesso esibiscono un orgoglio eccessivo per il proprio Paese, che ha conquistato l’indipendenza  dall’Unione sovietica solo venti anni fa. Talvolta, il loro orgoglio si trasforma in cocciutaggine anche di fronte all’evidenza dei fatti. I colori della bandiera lituana (giallo, verde e rosso) sono usati spesso. In modo talvolta ossessivo. E il nazionalismo è tangibile nei rapporti con i russi che vivono qui. Dalle loro relazioni traspare conflittualità. Lituani e russi parlano la propria lingua, insegnano ai figli i propri valori, i propri costumi. La mescolanza si avrà solo con il passare degli anni e l’avvento delle nuove generazioni.

Se un russo chiede informazioni ad un lituano, quest’ultimo tende a rispondere nella sua lingua. Invece, un russo si rifiuta di parlare il lituano che, a volte, nemmeno conosce. Anche i rapporti politici con i russi non sono idilliaci”.

LITUANIA foto

Ma cosa è rimasto della Grande Madre Russa? A sentire Karim, in Lituania sono gli edifici di quasi tutte le città a ricordarti il passato “sovietico”.  “Case di cinquanta metri quadrati- dice- con cucine microscopiche, che venivano regalate ai lituani, e che oggi dovrebbero essere ristrutturate, poiché stanno cadendo a pezzi e regalano alle città un grigiore insopportabile. Il Governo si sta impegnando in questo senso, tanto che di recente ha fatto partire una campagna di promozione per il rifacimento delle vecchie strutture, ma vista la crisi e, soprattutto, considerato il rifiuto dei proprietari più anziani, difficilmente vedremo grandi cambiamenti in futuro. Si tende sempre di più a costruire case di buona fattura e di bell’aspetto”.

Klaipeda, è differente. Ricorda un paesino scandinavo. Molti sono gli edifici costruiti dai tedeschi durante l’occupazione. Sono ben fatti. Il comune ha un centro storico molto interessante, da vedere, anche se piccolo. Ed è l’unico porto della Lituania sul Mar Baltico, importante  per i collegamenti con la  Svezia, la Danimarca e la Germania, attraverso i traghetti.

“Quindi la città in cui vivo- aggiunge- è differente dalle altre città lituane. Anche se la sera non c’è molta vita mondana. Grazie ad uno dei più noti locali Jazz della Lituania è possibile assistere a concerti dal vivo e gustare la cucina locale. In più, si ricorda la festa del mare, a cui partecipa mezzo Paese”. Nelle vicinanze ci sono molti luoghi da visitare: Nida, per esempio. Città famosa per la produzione di ambra e perché si trova nella penisola Curionana di Neringa, protetta dall’Unesco. Ci sono anche una flora ed una fauna particolari. E c’è anche un deserto. Poi, imperdibile, la Collina delle Croci (in lituano Kryþiø Kalnas). Un luogo di pellegrinaggio ed una meta turistica, che si trova nei pressi della città  di Šiauliai, lungo la strada E77, tra Kaliningrad e Riga. (Lettonia).

LITUANIA

Si tratta di una piccola altura, su cui si ergono oltre cinquantamila croci, piantate per devozione dai pellegrini secondo una tradizione popolare che dura da alcuni secoli. Nel 1900 c’erano soltanto 130 croci sulla collina.
Durante l’epoca sovietica, per tre volte le croci della collina sono state abbattute, ma ogni volta sono ricomparse sempre più numerose. Oggi si contano circa 56 mila  croci di ogni dimensione, foggia e materiale, da piccole croci in plastica fabbricate in serie a croci artistiche monumentali. Trakai (in polacco Troki) è una cittadina della Contea di Vilnius. È caratterizzata dall’omonimo lago nel quale, sopra un’isola, sorge fin dal XIV secolo  secolo un castello più volte ricostruito. Ospita, fin dal 1397, una piccola comunità di caraimi di origine turca.

Ma in genere come sono i lituani? “Beh, guardi, si vede che per anni sono stati oppressi- replica- sono poco intraprendenti, per niente innovativi. Hanno bisogno sempre di un’imbeccata per muoversi. Comunque, sono gentili e generosi. Quando li inviti a casa non vengono mai a mani vuote.  Si infilano le tue pantofole e ti lasciano dolci, regali. Però, come ho detto, sono ottusi e a volte possono sembrare persino scontrosi; parlano senza peli sulla lingua. Si aprono un po’ se parli il lituano”.
Insomma, il carattere dei lituani, un neo, per Karim, che “ormai – dice- li ho conosciuti e so come prenderli. E’ un altro problema, quello che mi tormenta. Il freddo. In inverno si raggiungono anche i meno 30, con sbalzi di temperatura tra giorno e notte, notevoli. L’estate è calda, si toccano i 30 gradi. Ma con il vento si sopportano molto bene. Le zanzare sono tante e fastidiose”.

Per il resto, le città sono tranquille, sicure se si evitano i posti a rischio. A Klaipeda esiste una sorta di Bronx vicino alla zona portuale, da cui è meglio stare lontani , soprattutto la notte.

KLAIPEDA LITUANIA

E il lavoro? “Non se ne trova tanto- fa sapere- Si esportano l’ambra, i mobili, prodotti tessili e alimentari. Ma non ci sono grandi aziende lituane. Nella zona industriale della mia città, che è zona franca, c’è qualche investitore straniero, che sfrutta la manodopera locale. E c’è anche la Philipp Morris. Non si può dire che Klapeida sia in pieno sviluppo, ricca e offra chances occupazionali. In compenso, vedo cose strane. Persone che a casa non hanno il letto, riducono le spese per mangiare, ma comprano macchine di grossa cilindrata come Lexus o BMW. Forse, una sorta di rivalsa, dopo tanti anni di dipendenza e oppressione”.

E l’Italia, che dista circa trenta ore di macchina? “Non tutti i giorni- confessa- ma quasi, mi chiedo se voglio continuare a vivere qui in Lituania. Essendo l’Italia il mio Paese è ovvio che mi manca e che vorrei tornarci. La soluzione ideale è, a mio avviso, sfruttare i vantaggi che i due Paesi offrono. Vivere nei mesi caldi in Lituania e in quelli freddi in Italia. Ovvio, mantenendo la residenza fiscale e burocratica in Lituania!. Purtroppo è una soluzione poco fattibile se hai una famiglia.

Se fossi ricco tanto da non avere più problemi per tutta la vita, me ne andrei a vivere nelle montagne cuneesi, ma non lo sono. E allora, per ora rimango qui. Non tanto per il Paese in sé, ma per la nostra particolare situazione. I vantaggi sono tanti: l’asilo per la bambina economico ed efficiente, l’università per mia moglie, che viene persino pagata, la qualità dell’istruzione, la semplicità fiscale e burocratica per il mio lavoro, la qualità dell’accesso ad internet e, dulcis in fundo, il vantaggio del cambio Euro/Litas. In questo momento io e la mia famiglia stiamo bene qui. Certo, ci mancano il sole, il cibo, le persone, ma la Lituania fa parte di noi e quindi rimanere qui non ci dispiace. Per ora”.

Vivere in Lituania