La mia vita in acqua: Manuela e la magia del Watsu

Manuela Rossotto ci racconta dei benefici fisici e mentali del massaggio Shiatsu in acqua. Il suo sogno nel cassetto? Vivere in Bretagna, nel nord della Francia, e condurre una piccola struttura dove potersi dedicare alle sue passioni

«Nata sotto il segno dei pesci, con ascendente in pesci, dichiaro ufficialmente che l’acqua è ciò che amo più di ogni altra cosa. L’acqua mi ha accompagnata durante la vita finora vissuta e consapevolmente posso affermare che mai mi abbandonerà». A parlare è Manuela Rossotto, 47 anni compiuti e un diploma in perito aziendale nel cassetto. Al centro della sua vita un unico elemento: l’acqua, prima come praticante in varie discipline come il nuoto o il nuoto sincronizzato, poi come istruttrice e assistente bagnanti. Vive in Piemonte, a Chieri, una piccola cittadina ai piedi delle colline che separano la campagna da Torino. Insieme a lei il suo compagno di vita e di sogni, con cui – soprattutto in estate – fa lunghi viaggi in moto nei Paesi europei che amano di più: Francia, Spagna, Germania. Senza dimenticare le gite domenicali per le colline piemontesi.

Dopo aver dedicato molti anni della sua vita al nuoto, qualche anno fa incontra il Watsu del quale si innamora e che la fa innamorare sempre più dell’elemento acqua e delle sue infinite possibilità di applicazione. Una disciplina nata quasi trent’anni fa dall’abilità operativa di Harold Dull, poeta e ricercatore, che pensò di fondere in un’unica tecnica l’acqua (water) e lo shiatsu. Col tempo il Watsu inizia a esprimere le sue caratteristiche connotandosi sempre più, fino a diventare un’arte per la salute unica e inconfondibile che, pur includendo digitopressioni tipiche dello shiatsu, non si esaurisce in quelle, ma spazia dai delicati stiramenti al dondolio in sospensione: dal relax profondo all’ascolto consapevole di se stessi. Oltre a praticarlo come professionista, Manuela ha anche un sito, “Il Corpo in Acqua, che cura personalmente e in cui racconta del Watsu e dei suoi benefici.

Manuela Rossotto shiatzu

Manuela quando inizia la tua passione per il nuoto?

«Quando avevo poco più di 4 anni hanno costruito la piscina nella città in cui ancora vivo e, ovviamente, visto che il nuoto fa bene, i miei genitori hanno subito portato me e mia sorella al nostro primo corso. Ammetto che non è stato un amore fulmineo, anzi direi proprio il contrario, ma dopo qualche anno la passione ha iniziato a farsi spazio e da lì non ho mai mollato l’ambiente acquatico: prima ho nuotato a livello agonistico, poi mi sono dedicata al nuoto sincronizzato, alla pallanuoto e subito dopo all’insegnamento, attività che è durata molti anni, fino all’incontro con il Watsu».

Un incontro, come tu stessa racconti sul sito “Il Corpo in Acqua”, che è stato un amore a prima vista. Di cosa si tratta?

«Non è semplicissimo spiegare a parole cos’è esattamente il Watsu. Per capirlo davvero bisogna provarlo. Innanzitutto è una disciplina che si pratica in una vasca di acqua calda la cui temperatura può variare dai 34 ai 37°C e che permette a chi riceve la sessione di lasciare andare completamente ogni tipo di tensione fisica e conseguentemente anche mentale. Si tratta, infatti, di un potente antistress e un efficace ansiolitico. È un’esperienza emozionante che ognuno vive con se stesso in maniera completamente diversa rispetto a tutte le altre discipline conosciute che si svolgono a terra come massaggi, fisioterapia o altri tipi di terapie. Immaginatevi di essere accolti dall’acqua calda e che il vostro corpo, oltre a poter beneficiare di una straordinaria libertà di movimento, venga accompagnato dal professionista in una serie di movimenti dolci, di stiramenti, di pressioni. Non dovrete far altro che sentire e scoprire cosa vi racconta il vostro corpo e lasciarlo libero di stabilire una connessione con la vostra mente, perdendosi entrambi in una combinazione di rilassamento e di benessere».

Parli di un potente antistress e un efficace ansiolitico. Quali sono appunto i benefici e le emozioni, che il Watsu può dare al corpo e alla persona?

«I benefici che si possono ottenere sono numerosi. Innanzitutto si possono migliorare la respirazione e la concentrazione, la mobilità articolare e i dolori dovuti a patologie di origine diversa, i ritmi e la qualità del sonno, il transito intestinale e l’attività dell’apparato digerente. E ancora, la propria qualità di vita e la percezione del proprio stato di salute, le risposte del sistema immunitario, oltre a diminuire le spasticità, l’ansia, lo stress, le percezioni e i pensieri negativi. Insomma è una disciplina potente che apporta benefici psico-fisici a 360 gradi.

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Per quanto riguarda invece le emozioni è impossibile generalizzare: per ognuno ogni sessione è una storia a sé, intrisa di emozioni diverse che variano anche a seconda del momento che si sta vivendo».

Un benessere, dunque, anche della mente e dell’anima?

«Sicuramente comporta benessere totale, body and mind come dicono gli inglesi».

A chi è consigliato?

«A chi necessita di ritrovare concentrazione, a chi è ansioso, a chi vuole rilassarsi e basta, agli sportivi, agli adulti, ai bambini, alle donne in gravidanza, a chi ha patologie importanti come coadiuvante delle terapie consigliate. Insomma diciamo che praticamente non ci sono controindicazioni».

Come si svolge un incontro di Watsu?

«Il cliente è portato in galleggiamento dal professionista e durante la sessione riceve movimenti di stiramento, torsioni, pressioni sentendo il suo corpo muoversi sciolto e libero nell’acqua. Al termine della sessione viene riaccompagnato nella posizione verticale in modo da sentire il corpo, la colonna vertebrale e la mente più rilassati e flessibili. Anche le articolazioni ne trarranno giovamento e potrà sperimentare una piacevole sensazione di leggerezza ottenuta grazie ad un’ora passata in assenza di gravità».

C’è un’età più indicata di un’altra per iniziare a praticare questa disciplina?

«Come riceventi partiamo dai neonati e finiamo con gli ultracentenni. Come professionisti, si può iniziare in qualunque momento a seguire la formazione. Non è necessario saper nuotare e nemmeno avere capacità speciali. Come in ogni percorso ci vuole tanta passione e ci si deve dedicare con amore, dedizione e volontà».

Quante sedute consiglia perché il Watsu agisca nel migliore dei modi?

«Personalmente consiglio sempre di ricevere una sessione per capire se il Watsu può essere nelle proprie corde o meno, poi insieme al cliente programmo un percorso ad hoc, magari iniziando con qualche sessione a cadenza settimanale per poi diluire nel tempo gli incontri in base agli obiettivi del cliente stesso e ai risultati che di volta in volta raggiunge».

Hai fatto corsi di formazione in Italia e in Europa. Che tipo di esperienze sono state per te, penso soprattutto a quelle europee?

«Dal momento che mi piace molto viaggiare, ho approfittato dei corsi di formazione in giro anche per unire l’utile al dilettevole. Ogni esperienza fatta mi ha dato molto e mi ha fatto conoscere persone diverse di ogni parte del mondo. Sono fiera di far parte di questa grande famiglia acquatica. E ci saranno ancora molti corsi a cui parteciperò perché di imparare non si finisce mai e solo mettendo tanti pezzi insieme si arriva al completamento del proprio puzzle personale. La scuola che ho seguito si chiama ISWatsu, ovvero International School of Watsu. Qui gli insegnanti sono umanamente e professionalmente al top, non si può chiedere e trovare di meglio nell’attuale offerta di questo tipo di corsi. Collaboro con questa scuola da qualche anno e da poco ho iniziato anche io la formazione per diventare insegnante.

La mia vita in acqua: Manuela e la magia del Watsu

Tu sei una professionista qualificata, quanto è importante rivolgersi a persone competenti?

«È fondamentale. Come in tutte le discipline tradizionali o meno, ci sono in giro tanti ciarlatani, quindi prima di affidarvi a qualcuno verificate che sia un Professionista con la P maiuscola, serio e preparato. Nessun professionista si offenderà se gli chiederete il suo percorso di studi o di esibirvi l’attestato che certifichi la sua professionalità».

Oltre alla passione per l’acqua c’è quella per le lingue, compresi i dialetti, e per i libri di ogni genere, possibilmente romanzi non troppo sdolcinati. Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

«Tanti. Primo fra tutti un centro di attività alternative/olistiche in collaborazione con un medico dentista di Torino: il progetto è in attesa di approvazioni burocratico/amministrative in comune e quindi si sa va per le lunghe, ma le dita sono super incrociate e i pensieri sempre positivi. Invece il desiderio del futuro non troppo lontano però, condiviso con il mio compagno è andare a vivere in Bretagna, nel nord della Francia, avere una casa con vista sull’Oceano e condurre una piccola struttura dove poterci dedicare ai lavori che ci piacciono, Watsu compreso».

Per avere informazioni riguardo al Watsu e alle attività che svolge quotidianamente Manuela questo è il suo sito: www.ilcorpoinacqua.com.

Potete anche trovarla su Fb a questa pagina:

www.facebook.com/ilcorpoinacqua/?fref=ts,

oppure inviarle una e-mail all’indirizzo: manuelabanda@gmail.com.

A cura di Enza Petruzziello