“Un uomo al suo posto”, il nuovo documentario di Manuele Cecconello su Giuseppe Pozzi

Manuele Cecconello non è nuovo per i lettori di Voglio vivere così. Lo avevamo intervistato per parlare del suo precedente lungometraggio intitolato “Sentire l’aria”, la bellissima storia del giovane Andrea Maffeo, e della sua decisione di vivere facendo il pastore. E, siccome Manuele è un cacciatore di storie, lo ritroviamo adesso per parlare del suo nuovo progetto: “Un uomo al suo posto”, un altro documentario su una figura di uomo molto particolare e “scomoda” se così possiamo definirla.

Giuseppe Pozzi, così si chiama, poco più che quarantenne, venticinque anni fa molla tutto e si mette alla ricerca di un luogo in cui vivere; un luogo che deve rispondere a precise caratteristiche che sia – come dice lui stesso – ad almeno un’ora a piedi dalla macchina, con un panorama incredibile, acqua di sorgente, isolato, e con il sole anche d’inverno.

Giuseppe Pozzi, un uomo al suo posto documentario

Nel 1999 Giuseppe trova il suo posto ad Alagna Valsesia, sotto il Monte Rosa. Poco più di un cumulo di pietre che, nell’arco di qualche mese, Giuseppe trasforma nella sua casa. Fa tutto da solo, demolisce e ricostruisce, con qualunque tempo e con una fatica titanica. Tutto intorno il silenzio assoluto di lunghi inverni alternati a estati luminosissime. La sua casa è diventata un rifugio, un b&b in cui, passati i rigori invernali, con la clemenza atmosferica dell’estate, ogni anno decine e decine di persone vengono a trovarlo.

“Ho scoperto questa storia – ci dice Manuele e ne sono rimasto travolto. Sull’onda emotiva molto forte di Sentire l’aria, ho capito che c’è un pubblico che ha sete di queste storie. La sua è quella di un uomo che, per certi versi e luoghi comuni, sarebbe definito folle. Lui ha voluto cercare la sua strada sulla spinta di due forze che, definirei demoniache e angeliche. Un demonio che lo ha allontanato da quella società che però, ogni estate, lo va a trovare. E l’incontro con lui è qualcosa che davvero scardina le convinzioni di ciascuno. Al di là di un indubbia componente egotica e istrionica, in lui c’è una forza davvero disperata, quasi titanica. Un uomo che vive in assoluta simbiosi con la natura, che ne vive anche le condizioni più estreme.

Giuseppe Pozzi, un uomo al suo posto documentario

Manuele usa la parola istrionico non a caso perché – ci dice – “c’è un sottofondo di ambiguità per cui non si capisce se per Giuseppe l’altro da sé sia un fastidio o una risorsa. Certo è un uomo che trascina con la sua potenza, con la sua personalità. La sua scelta di vita ricorda un po’ il “superuomo” di nietzchana memoria, ma è profondamente autentica. Un uomo che diviene quasi quello che Freud definiva un ostacolo; cioè qualcosa che impedisce il normale svolgimento delle cose. Quando l’ho conosciuto per la prima volta ho passato con lui due ore, durante le quali mi ha raccontato il perché di questa scelta, il fuoco dei suoi valori. E questo racconto è quello che io definisco “un’ostia laica” con cui condivide, a suo modo, la sua vita”.

Giuseppe sa fare praticamente tutti i lavori manuali e ha recuperato saperi e valori che noi non abbiamo più o forse non abbiamo mai avuto. Come la capacità di stare soli a non fare nulla. Nei lunghi inverni, quando il rifugio di Giuseppe rimane completamente isolato e irraggiungibile lui resta ore, immobile, davanti alla sua finestra a guardare l’immensità e la bellezza del Monte Rosa. “È proprio quello che voglio mettere al centro del film – continua Manuele – proprio questo silenzio nevoso, questo nulla, questo suo modo di relazionarsi al creato anche con volontà di affermazione, in qualche modo; sicuramente con la forza di costruire sé stesso. E di farlo attraverso una conversazione interiore anche feroce. Feroce per sé e per gli altri. Pensa ad un cittadino, che arriva qui abituato alla propria quotidianità fatta di lavoro, frenesia, gesti sempre uguali imposti dall’esterno e che si trova davanti un uomo che ha costruito quello che definisco un pianeta del sé. È un’esperienza davvero straniante e forte. Anche se si pensa all’aspetto relazionale. Questo è un capitolo davvero importante. Giuseppe è un uomo che, in estate, quando arrivano le persone che stanno nel suo b&b, fa innamorare molte donne, affascinate dalla sua personalità. Ma lui non ne vuole attorno. Non disdegna qualche flirt ma non più di così.”

Giuseppe Pozzi, un uomo al suo posto documentario

Ma che rapporti ha con la famiglia d’origine?

Adesso buonissimi. All’inizio è stata dura anche perché Giuseppe si è anche sottratto al progetto di suo padre che era quello di lasciargli la conduzione dell’azienda di famiglia. Poi, con il tempo, i rapporti si sono ricostruiti in modo ancora più forte di prima. Lui, un giorno, è tornato a casa, ha preso i suoi genitori e li ha portati nel suo rifugio. Li ha fatti vivere con lui qualche giorno e, da quel momento, il loro percorso ha cominciato a svilupparsi su altre strade, creando legami ancora più profondi. Insomma, una storia davvero forte, in cui ci sono senza dubbio degli elementi di misantropia e fragilità. Ma che hanno portato ad una ricerca davvero potente.

Manuele ha realizzato fino ad ora solo qualche immagine perché, la mancanza di neve dell’inverno scorso ha scombussolato il progetto originale. “La sceneggiatura avrebbe voluto svilupparsi partendo dall’inverno, poi l’estate e poi ancora l’inverno. Dovrò trovare altri ritmi per dare una diversa cornice alla storia.”

Ciò che adesso occorre a Manuele è trovare il modo di prodursi. Il suo lavoro documentaristico potrebbe essere una risorsa in termini culturali anche perché questa storia è anche una testimonianza di un tentativo di ripopolamento degli alpeggi, di rispetto ambientale e di valorizzazione di un territorio. Ma le istituzioni, fino ad ora, non hanno dato ascolto a questo progetto. “Ma non demordo – dice Manuele- anche perché se nella mia professione avessi fatto solo le cose per cui già disponevo di soldi, non avrei fatto assolutamente nulla. Adesso vorrei far conoscere questo lavoro a quelle associazioni che si occupano di montagna e di salvaguardia ambientale. E poi usare il web per contattare quei siti che si occupano di sostegno dal basso dei progetti: farò un trailer con la presentazione del mio lavoro e chi vorrà potrà sovvenzionare il progetto con la cifra che riterrà opportuna: anche un euro se crede.

Per guardare le immagini girate fino ad ora e per leggere una scheda sulla storia di Giuseppe andate su questo link www.unuomoalsuoposto.it e non resterete indifferenti alle parole di quest’uomo, al suo modo di raccontare. Il link del b&b di Giuseppe invece è www.alpesattal.com.

 

Intervista a cura di Geraldine Meyer