Enrico: lavorare in un’azienda di agricoltura biologica

Siamo a Collesalvetti, in provincia di Livorno, all’interno di un’azienda di agricoltura biologica che è anche un agriturismo: la Mansio Romana. L’azienda, che produce ortaggi, olio e vino con metodi biologici, fa parte di alcuni gruppi “Gas”, gruppi di acquisto solidale. Pratica questa che si sta sempre più diffondendo nell’ottica di un consumo consapevole. Noi parliamo con Enrico, che nell’azienda si è trasferito a vivere e lavorare cinque anni fa. “Ho cambiato stile di vita trasferendomi in un meraviglioso luogo tra le colline tipiche della Toscana” – ci racconta – “ma prima di me, nove anni fa, lo hanno fatto i proprietari della tenuta dove adesso condividiamo la nostra scelta. In questi anni ho avuto modo di abbattere tutte le abitudini che io chiamo “abitudini di falsa comodità”, riprendendo contatto con la natura, la semplicità. Ho scoperto in me attitudini che non conoscevo o che, per forza di inerzia, facevo finta di non conoscere. Le due colonne portanti di questa tenuta sono una coppia, Costabile e Maria, che hanno avuto un grande coraggio, spinti da la voglia di ricreare un ambiente ricco di stimoli, per svestirsi di tutta quella superficialità che l’ uomo moderno ha prodotto. Il nostro pianeta ha bisogno di persone che possono educare il prossimo a prendere consapevolezza che è necessario dare uno stop all’ eccesso di consumismo”. Per Enrico è chiaro che si tratta di qualcosa di diverso da un semplice lavoro. Questa azienda è stata, e continua ad essere, come ci dice lui stesso, una scuola di vita.

agricoltura biologica

Come hai conosciuto quel posto e quando hai deciso che sarebbe diventata la tua casa?

Bella domanda. Attraverso una serie di eventi legati uno all’altro e che sembravano appartenere ad una mappa già pre-esistente. Il tutto comunque è iniziato nel 2006, al ritorno dagli Usa dove ero andato per partecipare alla Danza del sole in una riserva dei Nativi americani. Un popolo alla quale mi sento molto vicino.

Come e di cosa vivi?

Vivo di esperienze, giorno dopo giorno. Credimi, in un luogo come questo non si muore di noia! Ogni giorno scopro tante cose di me, cose che credevo non potessi fare. Sono grato per questo percorso di riscoperta di me stesso.

Cosa significa per te vivere davvero a contatto della natura?

Significa ascolto ed osservazione. Quindi un cambiamento di approccio totale nello sguardo sulle cose della vita.

Che significato ha, per te, la parola decrescita?

Significa porre attenzione alle risorze del pianeta e smetterla di violentarlo. Significa ristabilire un armonia tra Madre terra e l’ essere umano.

La tua scelta di vita è anche un percorso umano: in cosa senti di essere cambiato da quando vivi li?

Mi sono lasciato alle spalle molte rigidità mentali, preconcetti e schemi rigidi, imparando così a coltivare la fluidità dell’essere che significa capire che è tutto in divenire. Molte persone ritengono una scelta come la tua un anacronistico ritorno al passato: ci vuoi dire, invece, perché rappresenta una vera opportunità per avere un futuro? Non so se sia una opportunità di futuro. Per me lo è, e lo è soprattutto perché vivere a contatto con la natura mi ha insegnato a non avere più una delle paure primordiali dell’uomo: la paura della morte. Questa esperienza di vita mi sta insegnando a non essere più attaccato ai beni materiali. E questo cambia l’approccio a tante cose, anche rispetto ai consumi.

Come trascorri le giornate?

La parte della giornata che trascorro lavorando in azienda è abbastaza dinamica, perché un luogo come questo necessita di energia fisica oltre che mentale. Poi ci sono altri spazi che dedico alla meditazione, al computer per stare in contatto con gli amici. Mi piace fare lavori manuali creativi, farmi delle passeggiate nel bosco. Ho imparato anche a fare il pane, la focaccia e vari tipi di dolci.

Cosa significa, in un contesto come quello in cui vivi tu, un concetto come quello di tempo?

Ti dico solo che, da quando sono qui, non ho più l’orologio al polso. Il tempo è scandito da altre cose.

Producete ciò che vi serve per vivere?

Direi di sì. Siamo tutti molto creativi per cui riusciamo ad arrangiarci.

In una società come la nostra, consumare significa essere ricchi. Qual è la vera ricchezza per te?

Per me la vera ricchezza è raccogliere un’insalata ed essere grato di questa risposta della terra. Se alla terra dai amore, restituisce amore.

Recuperare certi valori significa anche vivere in modo diverso gli incontri e i rapporti umani. Adesso, per te, cosa sono le relazioni umane?

Evitare soggetti che fanno bla..bla..bla, chiacchiere vuote e prive di autenticità.

Lavorare per guadagnare, per spendere e consumare. È un circolo vizioso? Oppure una stortura della nostra cultura?

E’ un’illusione, un falso benessere che porta gli uomini più ad avere che a essere. Risvegliarsi da questa illusione è dura, ma possibile. Possedere tante cose non è ricchezza.

A cosa pensi di aver rinunciato, ammesso che per te sia una rinuncia?

Adesso posso dire che non ho rinunciato a niente, ho fiducia nella mia scelta di vita. Ma credimi, non è stato facile. Ci sono stati momenti in cui mi sono sentito emarginato, Poi, piano piano ho capito che considerarmi tale dipendeva da uno schema mentale distorto.

 

A cura di Geraldine Meyer