Cisternino: cos’è e come si vive in un Ashram

Babaji, archeologo della sua anima. E’ stato il Maestro spirituale indiano a scavargli dentro. E a trovargli un destino d’amore. Prima dell’incontro con il Padre, Libero viveva sempre in modo superficiale. Eppure, per lavoro andava a fondo nelle cose. Era pratico a dissotterrare oggetti e a riportarli alla luce del sole. Con il suo cuore non ci aveva mai provato. E la sua esistenza era rimasta in fondo, al buio. Vuota. Babaji l’ha scovato e gli ha regalato la gioia. E’ quello che è accaduto a Libero, nato cinquantotto anni fa a Raito, frazione di Vietri sul Mare, nel Salernitano, sulla costiera amalfitana. Archeologo, da trenta anni lavora come funzionario del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Oggi si occupa del Centro Bhole Baba, l’ ashram di Cisternino, in provincia di Brindisi (www.bholebaba.org ), sorto alla fine degli anni settanta per volontà di Shri Babaji, che affidò il compito a Janki Rani ( Lisetta Carmi ) ed altre devote.

Libero, ma come ha incontrato il Padre? E com’ è cambiata la sua vita?

La mia vita ha preso una strada diversa quando ho conosciuto il Maestro. Anche se sono diventato consapevole del cambiamento in fasi graduali e successive. A favorire l’incontro, tanti segnali, e persone diverse. Nel 1981 vivevo a Salerno. Incontrai un mio amico, Enzo, che ora vive qui, vicino all’ashram e che mi mostrò delle diapositive di Babaji. L’aveva incontrato poco tempo prima in India. Rimasi folgorato e avvertii subito il desiderio di vederlo. Dopo qualche mese, partii per Herakhan, alle pendici dell’Himalaya, sede storica di Shiva.

Cosa l’ha colpita della guida spirituale?

La luce che emanava. Le sue parole. Ma soprattutto le sue azioni. Era 24 ore al giorno al servizio degli altri

Non le bastava Cristo?

Ho sempre creduto in Dio, adoravo e adoro Gesù Cristo e dopo l’incontro con Babaji la fede è aumentata. Conosco meglio me stesso. Ed è cresciuto l’amore. Non c’è alcuna contraddizione. Pregare e adorare Babaji, e amare nello stesso tempo Gesù, si può.

Mah, Gesù non ammette di essere amato e adorato con altri Maestri!

Guardi, amarli entrambi, è come sentire il profumo di un fiore, uno è la rosa, l’altro il gelsomino: che differenza fa? La spiritualità assume infinite gradazioni e il suo profumo ti inebria sempre.

Cosa ha trovato subito di speciale, straordinario, nelle parole di Babaji,?

Babaji in indi significa Signore o Padre. Il Maestro ha racchiuso tutto il suo insegnamento in tre parole: Verità, Semplicità e Amore. Ci ha dato una pratica che è preghiera, ma anche azione, lavoro, ma dedicato a Dio (karma yoga). Nello stesso tempo ha dichiarato l’universalità di ogni religione. A proposito di sé, diceva: Io sono nulla, Bhole Baba, il padre compassionevole, è nulla, solo l’Adesh (Volontà Divina) è.

Che significa?

Non legatevi ad un corpo fisico, ma andate oltre e spaziate nell’immensità del divino, che pulsa dentro e fuori di voi.

Qual è stato il momento preciso, in cui ha deciso di trasferirsi in Puglia e vivere vicino l’ashram?

Se sono qui, è merito della mia ex moglie, da cui sono separato, che ringrazierò sempre. Lei adora questo posto, e questa parte della Puglia. E’ stata lei a “costringermi”, in senso buono, a trasferirmi qui.

ASHRAM Cisternino il tempio

Ci descrive la sua giornata?

La mia giornata inizia molto presto. Mi sveglio fra le 3,30 e le 4 ogni mattina. Quando mi alzo sbrigo un po’ di faccende in casa, poi medito e prego. Lavoro col computer e vado in ufficio. Nel pomeriggio dopo aver mangiato e riposato, faccio altri lavori domestici, o studio. Poi vado all’ashram. Al ritorno ceno e poi, intorno alle 22,30-23 mi addormento.

Di cosa si occupa nell’ashram?

Gestisco la segreteria e i rapporti con l’esterno tramite Internet. Ma spesso accolgo i visitatori.

Cosa ha imparato stando nell’ashram?

Le pratiche che si insegnano qui aiutano a calmare e riequilibrare la mente, a cercare se stessi. Nello stesso tempo, nel Centro ci si abitua a vivere insieme, ad aiutarsi, diventare solidali e pazienti.

Ci parla del Centro? E soprattutto, chi viene da voi?

L’ashram di Cisternino è molto conosciuto nel circuito spirituale. Fra l’altro è il primo fondato oltre i confini indiani da Lisetta Carmi, grande devota di Babaji, nel 1979. E’ meta continua di visitatori, che io chiamo i pellegrini dello Spirito. Chi viene qui, a prescindere dalle motivazioni apparenti, cerca pace, amore, un modo per avvicinarsi a Dio. E in questo momento storico, succede spesso. C’è grande confusione negli animi e nei cuori. Quando arriva qualcuno, è come se arrivasse Dio. Pertanto accogliamo ogni visitatore con grande spirito di fratellanza. Ognuno, poi, porta via con sé, fuori nel mondo, l’amore che ha ricevuto qui.

Ma c’è qualcuno che vive in modo fisso nel Centro?

Oltre ai visitatori che vengono durante l’anno, oggi c’è un piccolo gruppo di persone che vive all’interno della struttura e partecipa tutti i giorni alle pratiche.

Cioè?

Beh, imparano a lavorare molto su stesse, sul proprio egoismo, sui propri limiti. Un impegno notevole. E sa cosa succede a quel punto?

Dica!

Cominciano i conflitti interiori. Le tensioni. E questo è il segno che qualcosa dentro si sta muovendo e che tanti problemi stratificati nel proprio cuore, vengono a galla. Sembra di assistere ad una tempesta che lava in maniera anche brutale la natura. Quando poi la bufera passa, tutto comincia a brillare. E si vede il mondo con occhi diversi.

Ma non è ripetitiva e noiosa la vita nell’ashram? La consiglia?

Non ci si può annoiare in un luogo in cui si è impegnati tutto il giorno e in cui si sta per libera scelta.

Chiunque lo desidera, può fare un’esperienza di qualche giorno. Io la consiglio, ma naturalmente non deve essere un’imposizione, la richiesta deve sorgere spontanea. Non si può venire qui solo perché si cerca un rifugio o si vuole fare una vacanza. L’ashram è come una palestra, dove ogni tanto si fa un po’ di allenamento, e si prende ossigeno per affrontare la vita. Oggi non è tempo di isolarsi dal mondo, ma di darsi una mano e insieme cambiare il mondo che ci circonda. E tutto con gli insegnamenti di Babaji e di tutti i maestri che hanno calpestato il suolo di questo pianeta benedetto.

Come si sostiene l’ashram?

Grazie a donazioni. Le risorse economiche sono importanti, ma non sono il nostro fine. Se si lavora con semplicità, nella Verità e con Amore, tutte ciò che serve te lo manda Dio. E questa è la caratteristica di ogni vero centro spirituale.

A cosa ha rinunciato dopo aver abbracciato il pensiero di Babaji?

Dopo aver conosciuto Babaji non posso che sentirmi più ricco. La vita di chi vuole seguire i principi di Amore è solo in apparenza più dura. Certo, bisogna rinunciare ad un vecchio stile di vita, basato sull’egoismo. Ma poi, tutto diventa più semplice. E a quel punto non c’è altra via, se non quella spirituale, da seguire. La scelta è fra rovistare nella melma 0 librarsi nel Cielo. Cosa che auguro di cuore a tutti. Babaji diceva: “Sii felice, se tu sei felice, tutto il Mondo è felice. Tu sei il Mondo!”

Qual è ora il suo desiderio più grande?

Essere uno strumento nelle mani di Dio. Aiutare gli altri per quello che posso dare e che conosco.

A cura di Cinzia Ficco

Tratto dal libro di G. Libero Mangieri

Om aria calda, p. 64

All’arrivo fui invaso da un sentimento di grande eccitazione, ma non ebbi il tempo di guardarmi intorno perché era l’ora del pasto e tutti, dopo l’estenuante salita, si diressero con solerzia al luogo del rifor­nimento, separato da centotto gradini. L’ultimo sforzo aprì un ampio buco nello stomaco che reclamava di poter riprendere le vecchie abitudi­ni. Un’ampia scodella con tre diverse indecifrabili pietanze mi venne presentata; l’afferrai con speranza, ma il rifiuto fu immediato e tota­le. Pazienza, qualche banana calmò i morsi della fame.

Mentre ci rifocillavamo alcune conce, improvvisamente, squassarono l’aria; delle campane rintronarono la loro melodia, intorno fu un solo eccitato brusio; anche la natura partecipò: il vento che soffiava con insistenza si quietò e mi sembrò che tutto ciò che era visibile, alberi, pietre, aria, acqua, animali avesse all’improvviso acquistato consapevo­lezza e fosse in attesa di un evento straordinario. Vi fu un confluire generale alla base della collina, dove naturalmente mi diressi anch’io e seppi che finalmente Babaji era vicino!!

In lontananza scorsi un gruppo di persone che dalla mia prospettiva assomigliavano ad una macchia di colore in movimento che divenne deci­frabile man mano che la distanza diminuiva.

L’attenzione fu quindi catturata subito da un uomo assiso su un asinello, avvolto completamente da un candido panno che lasciava scoper­to solo il volto sul quale, anche a quella distanza, si notava un insolito sorriso che sembrava abbracciare tutta la valle. Quando fu quasi vicino qualcuno gli corse incontro ma la maggior parte restò ferma, assorta, quasi senza respirare, finché un urlo possente squassò all’improvviso quella quiete:

“BHOLE BABAKI!!”, in coro tutti risposero “JAI!!” L’urlo si ripetè più volte fin quando il guru non fu di fronte a noi: allora tutti s’ingi­nocchiarono. La mia infelice postazione, alle spalle di tutti, m’impe­diva d’osservare bene per cui, appena si prostrarono, colsi l’occasione per scivolare immediatamente innanzi, parandomi di fronte a lui: due occhi scurissimi, di una profondità sconcertante mi scrutarono abba­gliandomi: le palpebre s’inumidirono, le ginocchia si piegarono, un impulso, provocato da un’emozione indescrivibile, mi spinse a cercare i suoi piedi sui quali poggiai il mio capo. Una chiarore improvviso mi pervase insieme ad un senso di pace totale; sarei rimasto in quella posizione per il resto dei miei giorni, se un altro impulso non mi avesse fatto alzare lo sguardo fissandolo su di lui: mi apparve un volto solare, giovane, ma nello stesso tempo indefinibilmente vecchio.