E invece eccoci qui, nella Grande Mela da tre anni, con un lavoro ognuno nel proprio campo, un giro di amici che vengono da ogni angolo del pianeta, un italiano eroso e smussato da alcune americanizzazioni, lo stomaco slavato da litri di beveroni al caffe’, un sito web in continua crescita, un appartamento piccolo ma accogliente, una gattina pazza e tanti, tanti progetti ancora da realizzare.

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Ma procediamo con ordine e cerchiamo di rispondere a tutte le solite domande che ci vengono rivolte.

Chi siamo?

Cristina e Luca, brianzoli di nascita, semi-milanesi d’adozione, finti newyorkesi dal 2007. Finti perche’ in verita’ la definizione di newyorkese e’ molto ampia. Tutti siamo newyorkesi – ma in verita’ non lo e’ nessuno. Tutti amiamo la Statua della Liberta’ e ci sentiamo a casa nella Grande Mela – ma per le (poche) ferie concesse nessuno rimane in citta’: tornano tutti a casa – quella vera. A tutti piace dire “Sono di New York” – ma nessuno puo’ veramente dirlo a diritto.

I motivi per cui ci siamo trasferiti a New York

Nulla di eccezionale in verita’ (nonostante il carattere altisonante del sottotitolo). Con una laurea in biotecnologie e una in lingue, un’esperienza all’estero sembrava d’obbligo. Originariamente pensavamo all’Europa, Londra in particolare – questo prima della super vacanza post laurea triennale nel 2006, quando oltre alla California, Arizona, Utah e Nevada, abbiamo per la prima volta incontrato New York. Era passato solo qualche giorno da Capodanno, e in Times Square ancora cadevano i coriandoli argentati dall’esplosione della palla. Appena arrivati, ci e’ sembrato di tornare a casa, di aver raggiunto una citta’ che avevamo tante volte visto e sognato, e ce ne siamo subito innamorati.

Da li, considerando la totale incoscienza alla quale siamo ancora soggetti, il passo verso la frase: “Perche’ non ci trasferiamo a New York?” e’ stato breve. Detto fatto: tornati a casa abbiamo iniziato a guardarci in giro nei momenti buchi tra un esame e l’altro, e capire quali possibilita’ avevamo per trasferirci. Un anno dopo Luca e’ stato preso alla NYU per un dottorato, e Cristina per uno stage in una agenzia di comunicazione che si specializza in brand europei, il quale dopo cinque mesi si e’ trasformato in un lavoro vero e proprio.

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Quando ci siamo traferiti a New York

Il 18 Agosto 2007, con grande titubanza, paura ed emozione, siamo partiti alla volta della Grande Mela. I primi tempi sono stati difficili: tutto, a partire dalle nostre esperienze lavorative all’ordinare in un ristorante, era estremamente stressante. Sia per l’inglese, completamente differente da quello a cui eravamo abituati, sia per il pensiero costante che: “Questa e’ la mia realta’ ora, non e’ solo una vacanza.” Nonostante infatti, il tutto sembrasse una gran bella parentesi nelle nostre vite (e il fatto di trasferirci nel pieno delle vacanze estive non ha aiutato), all’inizio e’ stato difficile abituarsi all’idea che la parentesi non si sarebbe chiusa di li’ a breve. Appena fuori dall’ufficio facevamo I turisti, e nel weekend prendevamo le macchine fotografiche e andavamo in giro per la citta’ con il naso per aria, a meta’ tra realta’ e sogno.

Una nostra giornata tipo

Passato lo shock del “Non sono in vacanza, questa e’ la mia vita ora”, le giornate hanno iniziato a scorrere in maniera tranquilla. A volte ci piace scherzare e dire che, se non fosse per l’inglese, potremmo benissimo essere a Milano, dato che durante la settimana lavoriamo anche fino a nove, dieci ore al giorno. Ovviamente nella realta’ non e’ cosi: prima e dopo gli impegni lavorativi New York funge da richiamo delle sirene: c’e’ sempre qualcosa da fare, qualche festa alla quale andare, qualche parco dove sdraiarsi, qualche persona con cui fermarsi a chiacchierare. Nonostante sia una citta’ enorme, caotica e stressante, e’ pur sempre un’isola, e, specialmente d’estate, si respira un’aria festiva, da vacanza.

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E iNewYork.it?

Da quando siamo a New York abbiamo avuto almeno un gruppo di italiani al mese in visita. E la cosa fantastica e’ che non tutti erano amici e parenti: la maggior parte era composta da perfetti sconosciuti che conoscevano amici di amici o parenti, e non si sono lasciati sfuggire l’occasione di chiederci informazioni sulla Grande Mela. Noi, volenterosi e contenti di ricevere visite (seppur sconosciute) dal Belpaese, dispensavamo consigli su come vivere New York, basati sulle nostre esperienze. Dopo aver ricevuto consensi e complimenti sui “piani vacanze” suggeriti, abbiamo inziato a pensare a quanti altri connazionali avremmo potuto aiutare nell’esperire la Grande Mela, per periodi di tempo piu’ o meno prolungati. E cosi e’ nato iNewYork.it, un sito dal progetto ambizioso: quello di italianizzare New York, ovvero di scoprire qualcosa che ci piaccia e soddisfi anche a 6,000km di distanza.

Come sono gli americani?

Non ci piace generalizzare, quindi non possiamo pronunciarci sull’intero popolo. A New York, inoltre, si incontrano talmente tante persone che e’ davvero difficile mettere un’etichetta. L’aria che si respira e’ estremamente internazionale, e abbiamo avuto la fortuna di conoscere gente da davvero tutto il mondo – e quindi esperire un poco le credenze, le tradizioni e il cibo dei quattro angoli della Terra.

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E gli italiani?

Gli italiani a New York sono tantissimi, e si dividono generalmente in due gruppi (alla faccia del non ci piace generalizzare ƒº): gli italiani che odiano gli italiani, e gli italiani che stanno solo con gli italiani. Del primo gruppo fanno parte persone che solitamente sono qui da molti anni e sono super integrati – hanno magari una propria attivita’ o lavorano per ditte italiane o americane. Di solito evitano gli altri italiani perche’ sanno che la prima domanda che verra’ loro posta e’: “Come hai fatto a ottenere un visto?” seguita da: “E dove lavori?” per finire con: “Posso mandarti il Curriculum?” Il secondo gruppo e’ invece costituito da coloro che sono qui in vacanza studio o per periodi un poco piu’ prolungati, e generalmente stanno cercando un modo per rimanere negli Stati Uniti (vedi conversazione con primo gruppo.) Abbiamo a che fare con entrambi i gruppi e sentiamo di non appartenere a nessuno dei due. Per fortuna/sfortuna, il nostro giro di amici e’per la maggior parte costituito da persone non italiane – cosa che nel bene o nel male ci ha fatto provare qualcosa di diverso.

Un consiglio per chi vuole trasferirsi?

Tre consigli:

  1. Abbiate un piano, o per lo meno un obiettivo. New York e’ bellissima, e lo sappiamo, ma trasferirsi qui su due piedi, senza avere contatti, corsi prenotati o stage in procinto di iniziare, potrebbe essere rischioso, dispendioso, oltre che a farvi perdere molto tempo.
  2. Siate pazienti, ma tenaci: soprattutto se il trasferimento coinvolgesse altre persone, prendetevi il vostro tempo per pianificare bene ogni passo. Perseverate nella direzione scelta e sbattete la testa piu’ e piu’ volte. Non deprimetevi alle prime risposte negative.
  3. Siate creativi e flessibili: c’e’ sempre una soluzione (ovviamente nei limiti della legalita’.) Se c’e’ uno stereotipo vero e’ che gli Stati Uniti sono la terra delle opportunita’, e che si va avanti solo per meritocrazia. Dovete “solo” far vedere quanto valete – e il gioco e’ fatto.

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