Vivere in America: i consigli pratici

Vincenzo Tettamanti, ventotto anni, nato a Ferrara, vive a Philadelphia da più di due anni. Laurea specialistica in economia, conseguita all’universita’ di Ferrara ora lavora in una società come Product manager; lo stesso lavoro che faceva in azienda a Milano prima di lasciare tutto e trasferirsi a vivere in America.

A Milano conosce la sua attuale ragazza, americana del New Jersey che studiava design nella metropoli meneghina. Inizia la loro storia e Vincenzo passa l’estate del 2009 nel New Jersey con lei e si trasferisce poi a Philadelphia dove la sua compagna stava finendo l’università. “Diciamo che se non l’avessi incontrata -ci racconta Vincenzo- non mi troverei qua credo..non sono scappato o altro..ho solo colto un’opportunità e fatto una scelta che mi ha portato qua. Certo venire negli USA non mi faceva schifo.”

Vincenzo, nonostante la giovane età ha una certa esperienza di estero avendo studiato e vissuto un anno in Spagna, abituandosi presto a viaggiare dal momento che la sua ex ragazza era ungherese.

Arrivato negli Usa Vincenzo apre il suo blog per avere – ci dice- un approccio diverso al vivere qui. Ha cercato, da subito, di dare informazioni utili sia a chi volesse trasferirsi sia a chi è solo curioso. “Ho cercato di approfondire temi e problemi a cui, nonostante forsennate ricerche online prima di partire, non avevo trovato risposta; non il solito blog su cosa mangi a colazione o cosa hai fatto nel weekend, ma pieno di informazioni utili per gli interessati. Questa è la filosofia che c’è dietro www.vivereinusa.com.

Vincenzo molti dei nostri lettori chiedono informazioni pratiche. Ci spieghi un po’ cosa hai dovuto fare tu dal punto di vista burocratico in termini di permessi e visto?

Per quanto riguarda la burocrazia, ci sono i vari siti delle ambasciate che rispondono a tutte le domande e sono fatti molto bene devo dire: io non vorrei dilungarmi e magari riportare cose sbagliate o non aggiornate, la legge dopotutto e’ la stessa per tutti. La mia situazione poi e’ stata molto particolare, visto che avevo molti contatti in loco che mi hanno reso la vita piu’ facile. Parlando di situazioni personali, queste possono essere davvero svariate, ma se volete avere un’idea prima di partire definitivamente consiglio: una vacanza chiaramente (per 3 mesi di permanenza non serve alcun visto, per 6 mesi bisogna richiedere un visto turistico), un corso di lingua in una Universita’ USA (otterrete un visto speciale per la durata del corso), uno stage in azienda qua, ci sono varie organizzazioni Italiane o Europee che organizzano cose del genere e una stagione invernale lavorando in uno dei resort sciistici se siete appassionati di sport invernali (offrono il visto e organizzano il tutto, guardate sui siti dei vari resorts) Se invece siete proprio decisi sin da subito, vi consiglio comunque una vacanza di 1-2 mesi nella localita’ prescelta per capire come dovrete organizzarvi, cercare possibili lavori, creare contatti per la casa e per altre necessita’ primarie e poi rientrare e sbrigare le pratiche burocratiche. Visto la situazione del mercato del lavoro oggi giorno, mandare CV dall’Italia e sperare e’ nel 90% dei casi una perdita di tempo, a meno che non abbiate competenze davvero particolari e richieste (ingegneri, ricercatori, fisici, biologi, informatici molto specializzati ecc ecc.). Purtroppo i bei tempi sono finiti anche qua! In questo caso vi rimando comunque al mio blog per idee su come adattare il vostro CV al mercato USA. Avere un contatto e/o un appoggio in loco, io avevo la mia ragazza e la sua famiglia, rende il tutto estremamente piu’ facile. Quindi se non lo avete, cercate qualcuno, anche sui vari siti di associazioni italiane all’estero: di solito sono molto disponibili! Se lavorate in una multinazionale chiedete di essere trasferiti; so che in Deloitte, per esempio, c’e’ un programma del genere. Ci sono esami da superare, ma poi la societa’ ha i propri legali che sbrigheranno tutte le pratiche per voi e soprattutto gratis! Sinceramente le situazioni sono molto personali e differenziate, se vi servono piu’ informazioni potete contattarmi tramite il blog o Facebook.

Come hai fatto a trovare casa?

Questo non e’ stato un problema per me. La mia ragazza studiava a Philadelphia e, mentre io ero ancora in Italia, ha cercato un appartamento e suo padre ha co-firmato per garanzia. Quando sono arrivato ho passato Giugno e Luglio a casa dei suoi genitori in New Jersey e poi ci siamo trasferiti ad Agosto a Philadelphia. Tuttavia la cosa potrebbe risultare difficile se non si hanno contatti locali, proprio perché tutti chiedono garanzie e eseguono “background checks”; e se si é appena “sbarcati” dall’Italia, non si ha alcuna referenza. Tutte queste cose funzionano in maniera molto diversa dall’Italia, e ve ne accorgerete presto.

Pur essendo molto giovane hai già una discreta esperienza lavorativa; quali differenze hai trovato, nel mondo del lavoro, tra Italia e Usa?

Abissali. Dedicherò un post nel blog sull’argomento, ma ci sarebbe da scrivere un libro. Tutto è diverso, dai curriculum, ai colloqui, ai contratti e alla vita lavorativa di tutti i giorni. In generale qua non esistono sindacati e, nelle imprese private, c’e’ molta meno tutela del lavoratore, pochissime ferie, pochissimi permessi, poche feste nazionali e si lavora sempre: non esiste l’Agosto italiano, o 2 settimane a Natale. In linea di massima si può dire che lo stipendio medio sia più alto di quello italiano, ma ci sono molti trade-off. Inoltre dalla busta paga viene trattenuta una parte dell’assicurazione sanitaria (pagata dal datore di lavoro per la maggiorparte) e un 30-35% di tasse varie e Social Security (simile alla nostra INPS). Le tasse in USA sono tuttavia molto piu’ basse che in Italia, e si ha l’impressione che i servizi e le istitusioni pubbliche funzionino molto bene. Un’altra differenza è l’orario di lavoro: per un impiegato in azienda e’ 8:30/9:00-5:00 pm, con 30 minuti o un’ora di pausa pranzo.

Una cosa che a mio avviso e’ gestita in modo migliore è l’assunzione dei neolaureati: in USA di solito fanno stage aziendali in estate durante il college (che e’ chiuso e non si hanno esami da Maggio a fine Agosto) e una volta laureati vengono assunti dalla stessa azienda o da altre con contratti a tempo indeterminato e con uno stipendio decente ($28-35.000 lordi all’anno). Quindi si evitano le buffonate che sono i contratti a tempo determinato, stage malpagati e via dicendo: tutto questo però è possible proprio per il fatto che qua con 2 settimane di preavviso possono licenziare chiunque. Diciamo quindi che sono assunzioni con un rischio limitato per l’azienda, ma una persona che ha voglia di lavorare ed è brava avrà sin da subito un buon contratto e una buona stabilità e indipendenza. Per concludere, in Italia, la vita in azienda è una pacchia, se paragonata a quella negli USA, anche se qua, proprio per la flessibilità di cui gode il mercato del lavoro, si avranno certo più possibilità di crescita e cambiamento.

Tu racconti di non essere espatriato per disperazione, quindi hai vissuto questa esperienza non come fuga ma come opportunità: questo stato d’animo ha reso più semplice questo passo ?

Sinceramente, credo di no. Ad ogni difficoltà ti chiedi se hai fatto la scelta giusta e come sarebbe la tua vita se fossi rimasto a casa. Gli USA hanno sempre avuto un fascino particolare per me, ma da li a pensare di trasfersi ce ne passa, anche perché non ci ero mai stato nemmeno in vacanza prima. Però ho avuto un’opportunità di cambiare vita, e essendo abituato a viaggiare ed avendo gia vissuto all’estero prima, avevo una vaga idea di cosa poteva accadere, inoltre, a 25 anni, avrei avuto tutto il tempo di rientrare eventualmente.

Se si è disperati, o se si sogna il cambiamento da anni si è forse più preparati al tutto e si smette di guardare indietro appena si sale sull’aereo. Io ho preso la decisione in 4-5 mesi, e non ero nemmeno sicurissimo al 100%: è stato un po’ un salto nel buio. Devo anche dire che senza il supporto dei miei genitori, della famiglia della mia ragazza e della mia ragazza chiaramente, sarebbe stato infinitamente più complicato: posso assolutamente affermare di essere stato fortunato. Una volta negli USA è poi passato un anno e mezzo prima che facessi ritorno in Italia per Natale 2010, e devo dire che una volta rientrato mi sono schiarito le idee: ho capito che il mio futuro sarebbe stato dall’altra parte dell’Oceano, almeno per i prossimi anni.

Che città è Philadelphia?

Philadelphia è considerata una metropoli, ma è una citta’ molto vivibile e a misura d’uomo. C’è molto verde, molta arte e cultura e un sacco di divertimento per i giovani. Inoltre è circondata da paesini molto caratteristici e belli da visitare. Negli ultimi 20 anni è stata poi completamente ripulita e si è scrollata di dosso quella nomea di città pericolosa e cupa. Unica nota dolente, il clima, molto simile a quello milanese per intenderci, ma con inverni più freddi da Dicembre a Febbraio (con discreti accumuli nevosi): non ho mai spalato la neve così tante volte in vita mia per disseppellire la macchina! Il bello degli USA tuttavia è che puoi andare e vivere dove vuoi, in qualsiasi stato, e passare dal clima caraibico della Florida o Hawaii, fino alla neve perenne dell’Alaska: una sensazione di liberta’ incredibile! In generale si vive bene a Philadelphia, e la consiglio sicuramente anche solo per una visita giornaliera: da includere nei vostri itinerari turistici!Tu hai avuto difficoltà ad ambientarti? Ci sono stati momenti di ripensamento?

Di problemi ne ho avuti molti, tante cose da risolvere, una trafila burocratica molto stressante e momenti in cui ti senti solo e lontano da tutto e da tutti. Se non sei una persona con un carattere forte, determinato e preparato, e’ molto dura trasferirsi “da solo” così lontano. Posso dire che, dopo 2 anni, il peggio è decisamente passato e ne sono felice, ora le cose sono più tranquille, ma se mi dicessero di rifare daccapo tutto da domani, non so se direi di sì ancora!!

Certo è un’esperienza impagabile sotto moltissimi aspetti, ti fa crescere e maturare molto rapidamente, ti insegna a prenderti le tue responsabilità e a badare a te stesso: conoscere da zero un nuovo paese non è facile, doverlo fare in pochi mesi e negli States, per un giovane di 25 anni, è un impresa molto ardua. Appena arrivato ti senti sovrastato dall’enormità di questo paese, da tutte le nuove informazioni e abitudini, farete molti errori, ma imparerete tanto. Detto questo, dopo molti sacrifici, sono felice di come le cose siano andate e col passare del tempo l’Italia diventerà sempre più vicina ed economica da raggiungere in caso di nostalgia!

Avere ventotto anni e già da due vivere un’esperienza come la tua come ti ha messo in gioco anche dal punto di vista personale?

E’ un bel cambiamento, davvero. Dopo la laurea specialistica e il trasferimento a Milano, pensavo la mia vita fosse già scritta: impiegato in qualche grossa azienda, amici, appartamento ed eventualmente una futura famiglia. Non mi stupirò mai di come tutto e’ cambiato nel giro di qualche mese,e di come i miei orizzonti si siano aperti e migliorati. Alla partenza, nonostante il supporto della mia famiglia, sapevo che comunque avrei dovuto fare tutto da solo una volta la e sono partito con molta pressione, consapevole che per me fallire non era un’opzione. Non avrei mai potuto digerire il fatto di rientrare, magari dopo alcuni mesi, e ammettere che avevo fatto una grossa scelta sbagliata, e in quello ho poi anche trovato le motivazioni nei momenti difficili. Molte variabili hanno giocato un ruolo importante nel successo che poi ho avuto e sono davvero grato di non essermi sbagliato, anche perchè tutto è partito da me, e pianificato in pochi mesi.

Fermo restando che tutto dipende da come ci si pone e dall’indole di ciascuno è facile creare rapporti di amicizia con gli americani?

Non è facile, qua sono tutti cordiali e amichevoli, ma allo stesso tempo molto superficiali: e tutto finisce li. Io sono una persona molto riservata di mio, ma ho comunque notato che è difficile maturare amicizie vere. All’inizio sono scettici nei tuoi confronti, soprattutto sul lavoro e soprattutto se si pensa al fatto che tu sei straniero, fai il loro lavoro, parli inglese come seconda lingua e a volte sei pure meglio di loro, lavorativamente parlando. Col tempo devi guadagnarti il rispetto dei colleghi, e quello aiuta molto i rapporti personali, ma anche li resta comunque difficile sviluppare profondi rapporti di amicizia. La questione però è personale, questa è la mia esperienza, e sono qua da soli 2 anni alla fine.

Pensi di fermarti a Philadelphia?

Per ora credo di si, stiamo cercando un nuovo appartamento. Stavamo seriamente pensando di trasferirci a San Francisco, ma la cosa è slittata almeno di alcuni anni: vedremo in futuro.

Come ti è venuta l’idea del blog?

L’idea dietro al blog è semplice. Quando cercavo informazioni per gli USA prima di partire avrei pagato per trovare un blog o un forum che trattasse gli argomenti che tratto io e avesse un contatto che davvero rispondesse alle tue email. Cercare informazioni sugli USA sembra la cosa piu’ facile di questo mondo, internet ne è pieno, ma trovare informazioni pratiche e utili che davvero ti aiuteranno una volta trasferito qua, e in italiano, è quasi impossibile.

Il mio pubblico ideale è costituito da amanti degli USA che vogliono o pensano di trasferirsi qua, o semplici curiosi e appassionati che vogliono davvero capire come si vive qua, capire come si vive il quotidiano e le reali differenze con l’Italia. Il blog vuole essere un one-stop-blog sul vivere in USA, sulla vita reale di tutti i giorni, con spiegazioni il più professionali e alla mano possible su come superare i problemi quotidiani. Già ora, dopo alcuni mesi dall’apertura, puoi trovarci risposte a quesiti che altrimenti restano trattati in maniera vaga e superficiale. Non c’era bisogno, a mio avviso, di un altro blog che raccontasse cosa si fa nel week-end, e per le informazioni turistiche le librerie sono piene di guide, il mio blog e’ un’altra cosa. Inoltre tutto è completamente gratis, senza nessun annuncio pubblicitario di sorta, e con un’interfaccia molto professionale e pratica: sono molto contento del risultato raggiunto!

A che rischi si va incontro se si lascia che l’unica motivazione al cambiamento sia l’anelito alla fuga? Che consigli ti senti di dare alle persone che stanno pensando di espatriare, a livello di organizzazione e anche a livello psicologico?

L’errore che molta gente fa prima di partire per un esperienza così, è sottovalutarne le conseguenze. Senza un piano non si va da nessuna parte, tantomeno negli USA! Ne ho sentite e continuo a sentirne di tutte i colori e devo mordermi spesso la lingua per non dare risposte taglienti, ma questa è la verità, provare per credere se proprio volete. Senza conoscere i dettagli burocratici e senza avere un piano per il successo, tutto è molto difficile. Con questo non voglio dire che serve pianificare ogni minimo dettaglio, io sono partito con qualche grosso dubbio, ma in linea di massima avevo le idee chiare su cosa avrei dovuto fare per stabilizzarmi in qualche mese. Purtroppo la gente in genere ama gli USA per i film in tv e le vacanze che magari vi hanno trascorso in passato, ma deve capire che trasferirsi in un posto per lavorare e costruirsi una vita è tutta un’altra storia, anche se vivi a Miami o sulle spiagge della California! La giusta mentalità e preparazione è fondamentale, vi renderà la vita molto più facile!

Vincenzo come la vedi l’Italia da li?

Parlo ogni settimana con i miei genitori, spesso con amici e leggo le notizie online ogni giorno. Alla fine non mi sento così distante come può sembrare: internet rende tutto più semplice. Per il resto cerco di concentrarmi sul mio presente, e per ora sono gli USA, pensare troppo all’Italia non aiuta. Poi in genere gli italiani sono molto ben visti qua, e si trovano molti “finti” connazionali, con cui è sempre bello scambiare qualche opinione e aneddoto.

Ti senti già un po’ americano?

Se devo essere sincero, non proprio. Meglio di certo che all’inizio, quando mi sentivo un pesce fuor d’acqua, ma resto comunque felice di essere italiano e così vorrei rimanere! La mia gioventù, la mia famiglia e gli amici veri sono tutti in Italia, e li porto sempre con me. Nel futuro vedo sicuramente una doppia cittadinanza.

Intervista a cura di Geraldine Meyer