Vivere sulla spiaggia a Watamu (Kenya)

Pole pole! Piano piano!E’ così che Aldo Calegari, 48 anni, nato e vissuto a Clusone, in provincia di Bergamo, con la sua compagna Silvia di Milano, ha imparato a vivere. Da quando è in Kenya, a Watamu, non ha più bisogno di scapicollarsi per evitare i serpentoni di auto che a volte la mattina lo tenevano per ore imbottigliato sulla strada. Allora l’ansia lo assaliva ed era una corsa continua. Lavorava, ma non riusciva a godersi i risultati di giornate stressanti.

Watamu Kenya

Dopo anni passati senza concedersi tregue, gli sembrava di essere arrivato su, in cima ad una torre di Babele. E’ vero, stava raggiungendo i suoi obiettivi, ma aveva perso l’abitudine di sentire, comunicare. “A un certo punto – confessa Calegari – ti senti su un treno in corsa, ma poi ti accorgi che non sei sul treno, ma davanti al treno, e sei costretto a correre altrimenti il treno ti travolge”. Un giorno, davanti ad una birra, Aldo ha deciso di cambiare. Ha scalato le marce e ha recuperato il tempo delle emozioni che per anni aveva compresso. D’un tratto gli è sembrato che la sua vita si dilatasse. Certo, agli inizi non è stato facile, anzi! Spesso provava fastidio per quel hacuna matata”, frase molto usata in Kenya per dire “non c’è problema”, ed andava su tutte le furie quando glielo ripetevano gli operai incaricati di costruire il suo Lodge, che se la prendevano troppo comoda ed allungavano i tempi per l’inaugurazione. Ma poi Aldo ha capito. Quel modo di parlare e “vivere pole pole”, sottofondo alla vita di Watamu, era la giusta ricompensa a tanti anni vissuti in una dimensione di estraneità alla propria esistenza. Eppure, a venticinque anni, aveva deciso che avrebbe mollato l’Italia per trasferirsi in riva al mare, aprendo una piccola attività. Ma per andare lontano e rivoluzionare la sua vita ha fatto passare altri venti anni. Ora, col suo socio Bruno Piarulli, gestisce il Lonno Lodge, otto stanze in tutto, dove regala ai clienti la dimensione della lentezza. Del gioco e dell’ozio. “E della mia vita passata – dice – è rimasto solo un dolce ricordo”.

Watamu Kenya

Ma cosa faceva nel Belpaese?

“Ci occupavamo di una nicchia di mercato di cui nessuno studio si interessava. E che, invece, grazie ad alcune esperienze all’Estero sembrava importante. Progettavamo i cosiddetti locali di aggregazione: Pub, Risto-Pub, Osterie, cioè tutti quei luoghi che vengono frequentati per mangiare e bere qualcosa ma che in realtà vendono la loro capacità di far aggregare, comunicare, ed evadere dalla realtà le persone che li frequentano. E che pertanto vanno studiati a fondo e progettati. Insomma, progettavamo un prodotto “occulto”, ambiguo. Ne abbiamo disegnati tanti su richiesta di importanti marchi birrai.”

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Poi, un bel giorno, stufo di fare code per lavoro ha deciso di cambiare vita e Paese. Non è cosi?

“Si, era così. Era dura, ma riuscivo a sopportare lo stress del lavoro, pensando a questo sogno, che poi si è realizzato.”

Poi cosa è successo?

“Sembrava di vivere in cima ad una torre di Babele. Comunicare con gli altri era diventato difficile. Crescevano l’ansia e la paura del futuro, oltreché le tensioni e la rabbia. Per fortuna facevo un lavoro che mi dava parecchie soddisfazioni. Ma la qualità della vita peggiorava.

Ogni giorno sempre la stessa guerra da combattere su tutti i fronti: in politica, nel rapporto con le istituzioni, con i fornitori, in televisione e per strada.”

Come mai ha pensato al Kenya?

“Per venti anni ho continuato a dire ad amici e clienti che avrei smesso di lavorare in Italia a quarantacinque anni. Ho continuato a sognare. A quaranta ho cominciato a pensarci in modo serio, anche se mi sembrava sempre di più un’utopia. Pensavo all’Oriente, finché un mio cliente mi parlò del Kenya. Ho sempre scartato a priori l’Africa dopo una vacanza terribile in Tunisia. Ma questa persona insisteva perché vedessi questo Paese.”

Cosa ha fatto allora?

“Una sera il mio amico Bruno Piarulli, che è socio in questa attività in Africa, di fronte a una birra mi disse: “Andiamo a vedere”. Ed eccoci qua. Con il nostro Resort. Solo otto stanze.”

Come è nata l’idea?

“Alcuni anni prima avevo visitato un piccolo albergo in Messico: La posada Mawimbi di HolBox. Mi era piaciuta la loro idea, otto stanze per gli amici, che poi diventano un albergo, ma che conservano una dimensione umana.”

E il Kenya? Aveva ragione il suo cliente?

“Il Kenya ci è piaciuto subito, perché siamo arrivati direttamente a Watamu, che è un paradiso. Abbiamo considerato che è un posto vicino all’Italia, in modo relativo, e che ha più o meno lo stesso fuso orario. Sulla nostra scelta ha inciso il clima. La temperatura non cambia quasi mai per tutta la durata dell’anno, si aggira sui 26-30 gradi. Non ci sono mai sbalzi termici. Solo nella stagione delle piogge, da maggio a giugno, c’è vento e piove spesso.”

Mi parli di Watamu.

“E’ un paesino a circa un’ora e mezzo di strada dall’aeroporto internazionale di Mombasa. Conserva ancora l’aria da piccola realtà della costa, con poche case, qualche struttura turistica e tanti matatu e tuk-tuk, i locali mezzi di trasporto. Il ruolo di sorella minore di Malindi non le si addice. Con le sue bellezze e la sua posizione Watamu è destinata a diventare la regina della costa Keniota. Qui la barriera corallina ha creato situazioni incantevoli: lunghe spiagge di sabbia bianca si alternano a scogli e ad alcune baie da sogno. Il susseguirsi di alte e basse maree permette lunghe camminate.”

Watamu Kenya Lonno Lodge

Come trascorre la sua vita?

“La costruzione del Lonno Lodge non è stata una passeggiata. Al Resort abbiamo applicato alcune tecniche che richiedevano una manodopera altamente specializzata, difficile da trovare in un Paese come il Kenya. Gli operai andavano seguiti in modo costante. Ma ora è finita, e otto camere di certo non ci complicano la vita. Anzi, la piccola dimensione ci permette di socializzare con i clienti, scambiare quattro chiacchiere, conoscere nuovi amici.”

Cosa intende per tecniche particolari?

“Pannelli solari e generatore eolico producono gran parte dell’energia elettrica necessaria al Lodge. L’acqua calda è prodotta dal sole, e tutta quella potabile è ottenuta da un desalinatore, così da non pesare sulle ridotte risorse idriche del posto. L’acqua salata prodotta come scarto dal desalinatore viene utilizzata per la piscina, e quella in eccesso usata per il giardino, insieme a quella raccolta dai serbatoi dell’acqua piovana. Un piccolo laghetto per la fitodepurazione permette lo smaltimento delle acque nere in modo ecologico e inodore, evitando di gravare sull’ambiente circostante. I muri sono molto spessi e costruiti con mattoni di corallo e calce, traspiranti e freschi, con finestre piccole ed orientate a seguire la brezza marina in modo da eliminare la necessità dell’aria condizionata.”

A proposito di benessere, cosa trovano i suoi clienti nelle sue otto stanze?

“Tranquillità, niente animazione, niente stress e un rapporto diretto con la realtà del luogo. Accompagniamo su richiesta i nostri clienti a scoprire l’Africa vera, quella lontana dal turismo di plastica e dai budget.”

Vacanze a Watamu

Vicino al Resort cosa si può visitare?

“Di fronte all’hotel abbiamo il mare che significa: parco marino, gite in barca, immersioni, snorkeling. Ad un’ora e mezzo c’è il Parco Nazionale Tsavo est, la Savana. Ci sono anche la storia, le rovine di Gede a soli venti minuti. E ancora il parco dell’Arabuko Sokoke Forest e il delta del fiume Galana con le sue cinquecento specie di uccelli.”

E la cucina che propone com’è?

“La cucina è internazionale e varia in base al tipo di clientela. Offriamo solo prodotti freschi. Abbiamo congelatori ma preferiamo non usarli.”

Vacanze in Kenya watamu

Come raggiungere il suo hotel?

“Watamu si trova a due ore dall’aeroporto di Mombasa, servito dall’Italia direttamente da un buon numero di voli charter e attraverso due compagnie di bandiera: la Ethiopian Airlines e la Swiss Airlines.”

E veniamo agli africani. Come sono?

“Il primo impatto è sempre positivo. I loro sorrisi e il loro “Hacuna matata”, che significa “non c’è problema”, accompagnati dal solito “Pole pole ” piano piano ti rilassano. Anche se quando devi completare un lavoro la lentezza ti sconvolge un po’. Ma alla fine ti rendi conto che in loro non c’è tensione, non si arrabbiano quasi mai. Ti accorgi che la loro semplicità è quello che cerchi, fuggendo da una vita di agi ma anche di stress.”

E’ caro vivere in Kenya?

“Vivere qui da poco è diventato più caro. E questo perché, con l’arrivo degli stranieri, siamo stati invasi da prodotti che una volta sognavamo e che invece, ora, troviamo in tutti i supermercati. Formaggi, vini, salumi costano molto di più che in Italia. In compenso si vive in modo tranquillo. E recuperiamo in salute.”

Per chiudere, meglio venire in Kenya solo da turista ?

“Da turista è bellissimo stare in qualsiasi posto. Vivere in Paesi in via di sviluppo in teoria significa rinunciare ad alcune cose che sembrano importanti ma che poi, dopo poco, ti appaiono nella loro realtà.”

E cioè?

“Cose che sono solo una scusa per giustificare lo stress lavorativo. Lavori molto per acquistare cose di cui poi in realtà non hai bisogno. E’ vero, in Italia c’è una serie di servizi che qui manca, ma che poi non riesci ad utilizzare per mancanza di tempo. Se avessi dei figli in età scolastica, però, non me la sentirei di mollare tutto, penserei al loro futuro.”

L’Italia non le manca?

“In realtà non mi manca. Il bello è che in Kenya la stagione turistica dura otto mesi. Poi torno, sì, nel mio Paese, ma a trascorrere altre ferie.”

A cura di Cinzia Ficco

Per informazioni potete visitare il sito www.lonnolodge.com, o scrivere ad info@lonnolodge.com