Il sole era dolce, mi abbraccio e mi condusse per mano attraverso i misteri di una città senza regole. La Medina medioevale, fatta di derbs, vicoli ciechi, stradine dissestate, e poi slarghi in cui tutto era possibile, e poi discese e poi piazze e ancora derbs. I miei occhi annegavano in un mare fatto di luce, di colore, di odori sgradevoli, di profumi, rumori e allegrie. Mi sentivo sereno, un estraneo che si univa ad un mondo cosi’ lontano dalle sue logiche, dai suoi parametri esistenziali, dalle sue pazzie. Poi verso sera, nel momento in cui il sole lascia il posto alla magia dell’imbrunire, l’incontro con una sterminata siepe di gelsomino che mi inebrio’.

Tramonto a Marrakech

Mi sedetti, le sensazioni presero il sopravvento e in attimo capii che ero arrivato. Guardando quella piccola piazza disadorna, quella miriade di piccoli fiori bianchi sconvolgenti, vidi un rudere: un ammasso di pietre, di terra, di ricordi perduti, di ritorni mai avverati. Mi sentii a casa guardando la decadenza di quell’angolo e la mia avventura inizio’, stravolto da tanta bellezza nascosta.

Trascorsi giorni interi ad informarvi di chi erano quelle rovine, chi ci avesse abitato, cosa fosse accaduto. I vecchi mi raccontavano storie fatte con pezzi di amore, di follia, di sangue e rassegnazioni. I giovani ridevano del mio interesse morboso per quelle pietre. Storie di vita in quelle pietre. Storie fatte di miserie, di paure, di giovani uomini guerrieri e di harem nascosti, di rose sbocciate al chiaro di luna. Tornai in Italia e in una manciata di secondi lasciai il lavoro, la vita di tutti i giorni, i gironi infernali della routine, e mi catapultai nel mio nuovo mondo. Un mondo leggero, allusivo, sornione, a tratti volgare, a volte dolcissimo.

Riad a Marrakech

Il Riad Amazighen prese forma e con lui la mia vita. Una vita nuova, sognata, cercata e mai voluta per le mille paure di sempre. Non solo gioia ma anche problemi, tanti, a volte quasi insormontabili, ma sempre con la consapevolezza di essere arrivato. Marrakech mi incanta ancora come allora. Le sue storie, i suoi monumenti, la sua vita, la sua Place Jemaa el Fna. Una piazza che ti fa capire quanto il confronto è indispensabile, quanto la miseria non è povertà, quanto la vita possa sorridere a tutti, anche ai meno fortunati. Tra mascalzoni, puttane e gigolo’, saltibanchi e danzatori, la Piazza Jemaa el Fna è un libro di storia, autentico, credibile e oggettivo, un ammasso di vite fatte con niente se non di dignità. Dignità che ritrovo ogni sera, guardando il banchetto di cassecroute, panino dei poveri, fatto di uova sode e patate, che con un bicchiere di the alla menta costa pochi centesimi. Ragazzi con sguardi di pece che azzannano il loro panino, pensando al loro futuro, se ci sarà un futuro. Ragazzi fieri che gustano la loro cena come ad una cena speciale, una cena da re, voltando il loro sguardo al profilo dell’Atlas, portatore di acqua e di vita, da secoli, sognando la vita che verrà. Qui tutto è immaginato e immaginario, la vita scorre con i suoi ritmi di sempre, con le sue fiabe, le sue vittorie, le sue sconfitte e i suoi dolori.

La magia della sera a Marrakech rivive quotidianamente grazie al vento che soffia dal Jebel Toubkal, una manciata di km da Marrakech, la montagna più alta di tutto il nord-Africa, che ogni sera arriva, puntuale da secoli, a rinfrescare le menti offuscate dal caldo opprimente di lunghe giornate estive. E’ un appuntamento che scandisce le mie giornate fatte di sorrisi e malinconie, che amo rispettare con un rituale, il mio rituale, fatto da un bicchiere di the alla menta fumante, appoggiato al muro del terrazzo accarezzando il mio cane, contemplando sotto di me la Medina che fugge dalla canicola abbracciando la notte.

I rumori, le parole, gli odori e i sentimenti aleggiano nell’aria e il vento ti respira addosso, un vento magico, che ti comprime l’anima, che ti violenta con la sua arroganza, che benedice lo spirito. In mezzo a tutte le sfumature di questa città che rivivo ogni giorno, squarci improvvisi mi fanno ricordare Napoli, e poi Genova che tanto ho amato e vissuto. E il pensiero corre ai miei primi giorni di nuova vita a Marrakech quando cercavo di capire ostinatamente cosa mi piaceva di questa pazza città, cosa mi avvicinava cosi’ fortemente a questi luoghi, a questi vicoli, a queste strette strade, a questo caos colorato pieno di energie.

Adesso lo so’ e amo pensare a qualche mia vita passata su qualche galeone borbonico che salpando da Napoli costeggiavano il mare della Barbaria, attaccati da pirati feroci in cerca di oro e schiavi. O ancora mi vedo su di una fregata della Repubblica Marinara di Genova che tornando dall’Africa sconosciuta portavano carichi di spezie, incensi e profumi d’oriente. Il mio Riad si chiama Amazighen, che tradotto dal berbero significa « uomo libero » ed è l’espressione che usano i berberi per riconoscersi e identificarsi.

Riad a Marrakech

Oggi mi reputo un uomo libero, libero di scegliere, di decidere, di costruire pezzi della mia vita che sino a qualche anno fa mi erano preclusi o stigmatizzati. Anche il mio Blog da Marrakech, idea che mi affascinava e materializzatasi un anno e mezzo fa, ha un titolo chiaro: Last Exit..Marrakech!. Si, credo proprio che questa avventura è e sarà la mia ultima uscita; quando si trova l’energia giusta, la pace interiore, le sfumature che ti riempiono l’anima…perchè cercare ancora.

Paolo

www.myamazighen.wordpress.com